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Cronaca

Facchini, sabato 30 gennaio corteo Si Cobas a Parma

Dopo oltre un mese di picchetto davanti ai cancelli e gli episodi delle ultime settimane - blocchi, sgomberi e cariche in strada- il sindacato che sta portando avanti la protesta indice un corteo in centro a Parma "contro la repressione delle lotte operaie"

Sabato 30 gennaio i facchini del Si Cobas, che dal 24 dicembre stanno portando avanti uno sciopero davanti ai cancelli della Bormioli di Fidenza, organizzano un corteo in centro a Parma. Ci sarà un corteo anche a Vicenza con gli stessi contenuti. Il corteo è stato indetto dal sindacato di base dopo le vicende che hanno interessato il magazzino di Fidenza "contro la repressione delle lotte operaie" come si legge nel documento d'indizione. Nei giorni scorsi la Cgil ed alcuni dipendenti della Bormioli hanno dato vita ad un corteo a Fidenza contro il picchetto dei facchini, che ha suscitato numerose polemiche anche all'interno del sindacato.  

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I BLOCCHI E LE CARICHE - In più occasioni, come vi abbiamo documentato con foto e video, il picchetto dei lavoratori del Si Cobas, in seguito ai blocchi effettuati dai facchini ai camion davanti al magazzino della Bormioli e a quelli effettuati davanti ad altri magazzini limitrofi, secondo il sindacato legati alla ditta di Fidenza, la Polizia e i Carabinieri in antisommossa hanno caricato i lavoratori: l'8 gennaio lo sgombero del picchetto con 40 tra lavoratori e attivisti portati in Questura   (FOTO) (VIDEOed usciti con denunce per resistenza e violenza privata, poi la manganellate davanti ai cancelli e gli inseguimenti in tangenziale il 15 gennaio (VIDEOLunedì 18 gennaio le cariche in via Emilia (VIDEO) a seguito dei blocchi dei camion. I blocchi vanno avanti ed il picchetto è ancora attivo. 

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LE RICHIESTE DEI FACCHINI - Le richieste dei facchini rimangono le stesse dell'inizio della vertenza: inquadramento al 4° livello per i lavoratori nel passaggio dalla vecchia cooperativa alla cooperativa Cal, il riconoscimento degli scatti di anzianità, la cancellazione del punto in cui si dice che i lavoratori possono essere spostati negli altri magazzini. L'accordo non è stato ancora raggiunto, nonostante alcuni incontri che si sono svolti nelle scorse settimane. (VIDEO: I MOTIVI DELLA PROTESTA

IL DOCUMENTO DI SI COBAS  E ADL COBAS - "Il 19 gennaio si è riunito, convocato dalla dalla Regione Veneto, un tavolo che ha visto la partecipazione, oltre che della Regione Veneto, nella figura dell'Assessore Reg. al Lavoro Donazzan, della provincia di Padova, di Cgil, Cisl e Uil, Legacoop, le società Prix, Despar-Aspiag, Trasporti Romagna-Mg Service, Alì, Unicomm, avente come titolo: “contro mobilitazioni selvagge” e per chiedere ai Prefetti di tutte le provincie il “ripristino della legalita”. 

Questo tavolo è stato convocato dopo che nelle scorse settimane in alcuni dei magazzini di proprietà dei soggetti convocati si sono tenute iniziative di lotta che hanno posto come rivendicazioni il riconoscimento di alcuni obiettivi già ottenuti in moltissimi altri magazzini del settore: avere garanzie in caso di cambio di appalto, avere delucidazioni in merito alla chiusura del magazzino MaxiD di Montegalda dove operano 120 lavoratori, ottenere malattia e infortunio integrati al 100%, istituti contrattuali al 100%, un buono pasto, il riconoscimento dell'anzianità pregressa e la mezz'ora di pausa retribuita. 

Per avere un'idea della gravità di quanto accaduto il 19 gennaio, basti pensare che, da una parte si sono messe assieme catene di supermercati da sempre concorrenti, dall'altra, Regione, Provincia di Padova, Legacoop, Cgil, Cisl, Uil, hanno trovato il modo di condividere una comune crociata contro chi ha osato mettere in discussione una situazione divenuta oramai insostenibile dal punto di vista dei lavoratori.  In particolare, dobbiamo ancora assistere a licenziamenti di massa in occasione di cambi di appalto, legittimati in qualche modo dalla legge. E, da parte delle Istituzioni e dei sindacati collusi, non una parola viene spesa contro questa “libertà” garantita dalla legge nel lasciare a casa le persone, o nel togliere diritti acquisiti, grazie al cambio di appalto.  Così è successo nel magazzino Prix di Grisignano di Zocco, dove il giorno 15 di gennaio Prix dava disdetta alla cooperativa Leone, lasciando a casa tutti e 70 i lavoratori e ingaggiando una nuova cooperativa che immetteva nel magazzino nuovi lavoratori. 

Così succede in moltissime altre situazioni dove grazie al cambio di appalto si perdono per la strada diritti acquisiti o addirittura il posto di lavoro. Si tratta di una norma contrattuale infame, quella che non garantisce il passaggio di tutti i lavoratori in caso di cambio di appalto alle medesime condizioni, che deve essere assolutamente cambiata. Questo obiettivo, già conquistato con alcuni dei corrieri principali, deve diventare un obiettivo centrale da raggiungere per impedire le infamie che abbiamo sotto gli occhi.  La mancanza di una normativa in questo senso ha portato anche alla situazione gravissima verificatasi alla Bormioli di Fidenza, dove, sempre grazie al cambio di appalto la CGIL si è accordata con i padroni per cancellare diritti acquisiti, quali l'anzianità di magazzino, i livelli e messo in discussione l'organico.  A fronte della sacrosanta risposta messa in campo dai facchini abbiamo assistito ad un uso spropositato della polizia e siamo arrivati al fatto che CGIL ha organizzato un corteo dei lavoratori dipendenti da Bormioli contro i facchini in lotta.  Tutto ciò, a conferma che il connubio sindacati-padroni è diventato oramai un vero e proprio matrimonio indissolubile. 

A fronte di questa situazione che costringe i lavoratori a lottare, a volte anche in forme dure, ma adeguate al livello delle ingiustizie subite, si produce quindi un blocco di potere economico e politico che ha come unico scopo quello di bloccare lo sviluppo di un movimento di lotta che rivendica diritti e che, paradossalmente, ha portato legalità in un comparto, da sempre attraversato dalle forme più odiose di sfruttamento che rasenta la schiavitù, e che risente anche di pesanti infiltrazioni mafiose. Se, fino a qualche tempo fa poteva ancora esserci qualche dubbio circa il fatto che Cgil, Cisl e Uil potessero ancora rappresentare in parte interessi dei lavoratori, oggi, entrando a far parte di questa “santa alleanza” contro le lotte dei facchini, cancellano ogni dubbio sulla metamorfosi che hanno subito e che li rende oggi parte determinante del sistema di sfruttamento.
La cosa è ancora più grave se pensiamo che questo appello alle Prefetture ad intervenire con la forza per ripristinare la “legalità” si rivolge ad un comparto con una forza lavoro supersfruttata e dove i diritti si sono conquistati solo ed esclusivamente con quelle lotte che oggi diventano oggetto di campagna militare da parte del neocostituitosi “blocco d'ordine”. 

Ci rivolgiamo quindi a tutti quei lavoratori che ancora oggi pensano di avere a che fare con dei sindacati che tutelano i diritti dei lavoratori, per far capire che ogni velo di ipocrisia è caduto e che la riunione di Venezia, e quanto sta avvenendo a Fidenza alla Bormioli, sono la dimostrazione lampante di una scelta di campo, da parte di CGIL CISL e UIL, totalmente schierata con i poteri forti contro i lavoratori.

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