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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

Maxi frode dei prosciutti San Daniele: tra gli indagati anche due parmigiani

Marco Sassi e Fausto Palmia, direttore generale ed ex direttore generale di Ipq, l'Istituto Parma Qualità sono finiti nei guai: secondo la Procura avrebbero omesso i controlli che avrebbero impedito la maxi truffa

Una falsificazione di grandi dimensioni, che andava avanti da circa dieci anni e che avrebbe permesso di mettere in commercio quasi 300 mila prosciutti che non avrebbero potuto essere identificati con l'etichetta San Daniele. La maxi frode è stata ipotizzata dalla Procura di Pordenone che ha concluso un'indagine iniziata nel 2016, iscrivendo 103 persone nel registro degli indagati: tra allevatori, veterinari, addetti del macello di Aviano, ispettori del Consorzio di Tutela, oltre agli organismi di controllo. I parmigiani Marco Sassi e Fausto Palmia, rispettivamente direttore generale ed ex direttore generale di Ipq, l'Istituto Parma Qualità sono accusati di aver omesso i controlli che avrebbe potuto impedire la maxi frode.

In particolare, secondo l'accusa, i due non avrebbero svolto il controllo delle genetiche non ammesse dei maiali, quelli sulla macellazione prima dell'età minima prevista, sul peso medio per partita, oltre che sull'alimentazione degli animali. Anche lo stesso Istituto di controllo è stato coinvolto nell'inchiesta per la norma sulla responsabilità amministrativa degli Enti. Mario Bonati, l'avvocato di Ipq, ha dichiarato che non ha ancora avuto modo di leggere gli atti e si riserva di intervenire. I prosciutti messi in commercio sarebbero stati, secondo l'accusa, con cosce di Duroc danese o alimentati con scarti della produzione industriale del pane, della pasta, della pizza e dell'industria dolciaria. Tutte procedure non ammesse. 

La Procura ipotizza anche truffe per ottenere un contributo previsto dal piano di sviluppo rurale della Comunità europea di 400 mila euro, e per incassare ulteriori contributo per 520 mila euro. Scoperti anche reati di natura fiscale e ambientale. I reati sono stati contestati a 62 persone - tutti della filiera produttiva, di controllo e sanitaria - a 25 imprese ed a 16 posizioni stralciate ad altre procure

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