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Cronaca

Fiume Po, presentato in Provincia il piano per gestire le emergenze

L’area interessata è quella della golena di Po, la fascia che tocca i comuni di Polesine, Zibello, Roccabianca, Sissa, Colorno e Mezzani, tutti interessati direttamente dal rischio delle piene del Grande fiume

Il censimento delle strutture nelle aree golenali, i fenomeni attesi e il modello di intervento. E’ un quadro molto preciso di come occorre muoversi in caso di situazioni critiche quello contenuto nel Piano di emergenza provinciale per l’area del bacino del Fiume Po che è stato presentato questa mattina in Provincia a tutti gli enti e i Comuni interessati. Proprio a loro la Provincia ha chiesto un attento esame del documento che andrà confermato anche nei minimi dettagli: dai numeri telefonici preziosissimi in casi di allerta alle azioni da concertare.

“Sul Po avevamo un piano realizzato nel 2000, quando abbiamo corso rischi importanti per l’esondazione del fiume. L’aggiornamento era necessario perché sono cambiate cose importanti, ad esempio gli argini sono stati sovra alzati per tutti i cinquanta chilometri, anche grazie all’attività della Provincia – ha spiegato il presidente Vincenzo Bernazzoli aprendo l’incontro questa mattina -   Occorre ancora rafforzare le spalle e c’è la presenza di attività e abitazioni in golena. Con questo piano abbiamo individuato puntualmente dove sono queste situazioni e come agire in caso di necessità. Dopo l’approvazione in Consiglio provinciale doteremo la protezione civile del nostro territorio di un elemento in più, dando maggiore sicurezza ai cittadini”.

Il Piano illustrato da Cecilia Pisi del Servizio provinciale di Protezione Civile, è stato elaborato sulla base degli indirizzi della Regione Emilia Romagna e con la collaborazione dell’Agenzia Interregionale per il Po (Aipo), dall’Autorità di Bacino del Po e del Consorzio della Bonifica Parmense. Come ha spiegato il dirigente provinciale Ambiente Gabriele Alifraco, il processo di condivisione dovrebbe durare una sessantina di giorni per poi approdare in Consiglio provinciale. L’obiettivo è quello di fornire uno strumento efficace per poter gestire in tempo reale situazioni di criticità.

L’area interessata è quella della golena di Po, la fascia che tocca i comuni di Polesine, Zibello, Roccabianca, Sissa, Colorno e Mezzani, tutti interessati direttamente dal rischio delle piene del Grande fiume e dei tratti finali dei suoi affluenti. In questo areale ci sono degli elementi vulnerabili oltre che delle situazioni di criticità arginale, che sono state riportate su un cd interattivo. Una sorta di mappa delle situazioni a rischio che i comuni dovranno vagliare e eventualmente completare. Dall’analisi risultano essere ancora 34 le abitazioni in golena (106 persone di cui 4 disabili), diverse attività produttive fra cui 4 ristoranti con una ventina di addetti, 3 sedi di società nautiche (di cui una con bar) 6 aziende agricole, 2 frantoi  (36 persone), un agriturismo e una casa di riposo (20 persone).

In un ipotetico scenario di rischio “residuale” i principali fenomeni attesi vanno dall’allagamento completo della fascia golenale (Polesine Parmense, Zibello, Roccabianca, Sissa, Colorno e Mezzani, con riduzione del franco di sicurezza dalla sommità arginale); al rigurgito dei tratti alla foce degli affluenti minori e canali di bonifica, alla sollecitazione alle opere di difesa idraulica ( argini, chiaviche, protezioni spondali), fino all’innesco dei cosiddetti fontanazzi. Per prevenire le conseguenze vengono attivate diverse strutture, secondo un modello di intervento nazionale. A livello provinciale sarà il  Centro coordinamento soccorsi, supportato dalla sala operativa provinciale; il centro coadiuva il Prefetto e lì viene coordinata la gestione unitaria degli interventi, in raccordo con l’Agenzia regionale di Protezione Civile. A livello intercomunale vengono attivati i Com (Centro operativo misto), mentre a livello comunale si muovono i Coc (Centro operativo comunale).

“L’esperienza della Protezione Civile come organizzazione permanente in una regione come la nostra è diventata un’esperienza molto positiva e presente. Non si fa mai abbastanza e non può però essere considerata una organizzazione che esiste a prescindere. Deve essere fortemente radicata nei territori, per questo l’intreccio con la pianificazione e l’organizazione locale, in particolare il ruolo delle Province e i comuni  – ha commentato Alfredo Peri presidente di Aipo -   Dovremmo in questo Paese lavorare molto di più sulla prevenzione e avere risorse e competenze che ci consentano di agire prima. In questa regione siamo già in queste condizioni ma ne occorrono molti di più ed è un po’ questo l’intreccio che vorremmo presentare al governo. Come Aipo siamo ancora un ibrido,  bisognerebbe cogliere l’occasione del federalismo per dare una nuova carta di identità a questa agenzia in modo da essere collaborativi in modo preventivo e efficaci”.

All’incontro di oggi in Provincia, concluso dall’assessore provinciale Andrea Fellini, erano presenti molti rappresentanti dei soggetti coinvolti nel modello di intervento, fra questi Attilio Ubaldi per la Prefettura, Cosimina Ligorio per l’Agenzia regionale di Protezione Civile, Pier Luigi Fedele comandante del Corpo forestale dello Stato, Mirco Carretta presidente del  Coordinamento provinciale dei volontari della Protezione Civile, Riccardo Franchini dell’Arpa, amministratori dei comuni rivieraschi, tecnici delle Province di Cremona e Reggio Emilia, del Consorzio di bonifica parmense, Vigili del fuoco, Ausl, Aipo, AdBPO.

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