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Cronaca

Froneri, nulla di fatto dal Tavolo in Comune: l'azienda conferma la chiusura

I sindacati: "Verrà convocato un Tavolo al Ministero dello Sviluppo Economico: è emersa la possibilità di ricorrere ad armotizzatori sociali". Bosi: "Per noi sentire queste cose dall'azienda è frustrante"

La Regione Emilia Romagna, con l'assessore regionale alle Attività produttive Palma Costi, ha convocato questa mattina in Municipio un tavolo istituzionale di salvaguardia occupazionale in merito alla chiusura a Parma dello stabilimento Froneri (ex Nestlè). Con l'assessore Costi erano presenti il vicesindaco Marco Bosi, l'assessore alle Attività produttive Cristiano Casa e l'assessore al Bilancio e al Personale Marco Ferretti, insieme ai rappresentanti del Gruppo Froneri, delle RSU del Gruppo Froneri e ai rappresentanti delle Organizzazioni Sindacali.

Di fronte all'indisponibilità dell'azienda di rivedere la propria posizione, le Istituzioni hanno sottolineato l'inaccettabilità dell'ipotesi di chiusura dello stabilimento, oltre che per la salvaguardia dei lavoratori, anche per il depauperamento e per il processo di de-industrializzazione che essa comporterebbe per il sito di Parma.

Per questo motivo la Regione Emilia Romagna, concordemente con l'Amministrazione Comunale, richiederà l'intervento del Ministero dello Sviluppo Economico, con l'obiettivo di evitare questo epilogo anche attraverso gli ammortizzatori sociali che possono essere messi in campo e tutte le misure regionali e nazionali necessarie atte a salvaguardare il sito produttivo.
 
In merito al clima di tensione verificatosi a fine incontro gli assessori, comunali e regionale, hanno espresso "piena solidarietà alle forze dell'ordine e condannato le violenze, richiamando i lavoratori e tutte le parti in causa ad evitare, nonostante la difficoltà della situazione, azioni incivili e irresponsabili lesive inoltre del buon esito del procedimento" 

"La partenza non è stata buona -ha commentato il vicesindaco Bosi al termine dell'incontro- li ho sentiti parlare di procedure e non di persone e questo mi è molto dispiaciuto. Loro fanno ragionamenti su altri territori; in verità è che un anno è troppo poco per prendere delle decisioni di questo tipo. Se si sono perse delle quote di mercato non è responsabilità dei lavoratori: alle spalle hanno un grosso colosso che è Nestlè che dovrebbe permettere degli investimenti. Il tentativo è di far capire che un anno è troppo poco. Loro dicono che non ci sono le condizioni per tenere aperto, ma probabilmente è la stressa cosa che dicevano anche un anno fa: per noi sentire queste cose è frustrante. I sindacati stanno facendo tutto il possibile: si sta cercando di capire quali ammortizzatori sociali possono essere attivati e quali sono gli spiragli per poter prendere tempo". 

"Oggi al tavolo istituzionale -si legge in una nota dei sindacati- convocato dalla Regione in Comune è stato chiesto a Froneri di ritirare i licenziamenti e verificare ogni soluzione alternativa alla chiusura della fabbrica di via Bernini. Alla fine del confronto la Regione ha dichiarato, con la condivisione delle istituzioni locali (Provincia e Comune) e delle Organizzazioni Sindacali, la volontà di aprire un tavolo presso il Ministero dello Sviluppo Economico integrato dal confronto col Ministero del Lavoro. Da parte dell’azienda, dopo una prima fase di assoluta indisponibilità a un confronto di merito su soluzioni alternative, è emersa la possibilità di valutare il ricorso ad ammortizzatori sociali e a verificare eventuali re- industrializzazioni del sito. Ai prossimi incontri verificheremo nel merito queste prime, parziali ma importanti, disponibilità aziendali. Serve infatti una soluzione condivisa che dia prospettive ai lavoratori. L’esasperazione nata dalla dichiarazione di chiusura dopo gli impegni di luglio, rischia infatti di sfociare in reazioni che non possiamo in alcun modo giustificare pur comprendendo i drammi da cui traggono origine. A tal proposito esprimiamo il nostro riconoscimento per il lavoro delle forze dell’ordine in una condizione di forte tensione sociale. Il confronto ora si sposta in ambito Ministeriale e dovrà essere sostenuto dalla mobilitazione delle forze politiche e sociali del territorio per garantire un futuro ai lavoratori di Parma". 

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