Reportage di un viaggio in Palestina: Gap Parma racconta i campi profughi
Le testimonianze dei militanti del Gap Parma impegnati in un campo estivo a Betlemme e il collegamento via Skype con Beirut per ricordare il massacro di Sabra e Chatila in una serata dedicata alla Palestina con danze e cibi tipici
Palestina: lotta e solidarietà. Al circolo Arci Pedale Veloce di borgo Bernabei venerdì 21 a partire dalle 19 i militanti del Gruppo d’Azione per la Palestina tra foto e filmati racconteranno i tratti salienti del campo di lavoro svolto in luglio a Betlemme. “Un’esperienza straordinaria di lavoro umanitario e politico” ha dichiarato Taddei uno degli esponenti del Gap che quest’estate hanno operato nel campo profughi di Aida “che ci ha permesso di guardare da vicino l’apartheid imposto dallo Stato d’Israele alla popolazione araba attraverso l’oppressione quotidiana fatta di check point, incursioni militari, carenza d’acqua e imposizioni economiche”.
“Vogliamo diffondere quello che abbiamo visto – continua Taddei - affinché tutti sappiano con quali strumenti il governo israeliano sottomette un popolo intero e tenta di reprimere la sua giusta lotta di liberazione. L’obiettivo è di non far sparire dal dibattito pubblico le condizioni di vita dei palestinesi. La rivendicazione dei diritti dei bambini, dei giovani e delle donne dei campi profughi necessita del sostegno di tutti. Non si può fingere di non vedere”.
Il fotoreportage del viaggio del Gap di Parma in Palestina
Il resoconto sulla vita nei campi profughi in Cisgiordania sarà accompagnato da un collegamento diretto via Skype con Beirut per commemorare il 30° anniversario del massacro di Sabra e Chatila. Due campi profughi palestinesi in Libano sotto controllo delle milizie israeliane sterminati nel 1982 dall’esercito libanese con il consenso del presidente israeliano Sharon. Una meticolosa operazione di pulizia etnica: strada per strada; casa per casa. Solo tre bambini, nascondendosi, riuscirono a sopravvivere. Una strage impunita. Una delle tante violenze che Israele perpetra con il consenso dell’intero Occidente.
“Per noi quel tragico evento rappresenta uno degli aspetti della politica sionista e razzista dello stato d’Israele; – afferma Taddei – una politica finalizzata a far sparire dalla Palestina tutta la popolazione araba. Con qualsiasi mezzo. Una politica che trent’anni dopo, come abbiamo avuto modo di appurate in prima persona, rimane ancora oggi immutata”.