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Cronaca

Da Kharkiv a Parma: "Bambini uccisi, famiglie distrutte. Mio marito combatte in Ucraina, chissà se lo rivedrò"

Il racconto di Marina, fuggita con il figlio di 6 anni dagli orrori della guerra: "La mia città è rasa al suolo"

Mercoledì siamo andati a letto come al solito. Avevamo progetti, lavoro, scuola. Ci siamo risvegliati strangolati dalla paura che era più forte del rumore delle bombe. Marina è scappata dalla sua città, Kharkiv, rasa al suolo dalle bombe russe. Non ha più niente, solo la mano del piccolo Tymofii dentro la sua. Il figlio di sei anni è riuscito a portarlo con sè, ha salutato il marito con un lungo abbraccio sul confine. E' rimasto in Ucraina, non ha potuto portarlo con sè a Parma da un'amica di famiglia che l'ha accolta. Deve difendere il suo paese da una guerra assurda. Da giovedì, Marina è in viaggio, ha scelto la nostra città per rifugiarsi, ha trovato qui l'ospitalità di una coppia che vive in pianta stabile in Italia e con la quale ha condiviso l'infanzia. Deve rimettere insieme i cocci, ristabilire qualche emozione. Da giorni il sentimento dominante è lo sconforto, ma se guarda gli occhi del figlio sa sorridere ancora. Glielo deve, è l'unica ragione per la quale prova a farlo. 

Marina, si aspettava la guerra?

"No. Nonostante i rapporti tra Russia e Ucraina fossero tesi da diversi mesi, nessuno credeva davvero a un risultato del genere. Fino al 24 febbraio, alle 5.40. Siamo stati svegliati dal suono delle esplosioni. C'era un bagliore alla finestra, poi il panico". 

Come si fa a rimanere lucidi in queste situazioni?

"Impossibile. Pensi a tante cose. Cosa fare? Dove correre? In 15 minuti ci siamo vestiti, abbiamo fatto le valigie e siamo saliti in macchina. La città era affollata, tutti andavano da questa o quella parte. C'erano code alle stazioni di servizio: per accaparrarsi i rifornimenti e affrontare un lungo viaggio. C'era tanta confusione. Abbiamo deciso di appoggiarci da amici in centro città, speravamo che in guerra i bombardamenti colpissero solo posti strategicamente importanti, ma non la città stessa".

Non è stato così.

"Avevamo un parcheggio sotterraneo come rifugio. In tv, in radio, su internet la notizia era sempre quella: è iniziata la guerra. Nessuno la stava aspettando! Nessuno sapeva cosa fare! Sembrava essere solo una stupidaggine, sembrava che tutto sarebbe finito presto. Ma ci sbagliavamo. A mezzogiorno abbiamo sentito di nuovo i suoni delle esplosioni. Siamo corsi al parcheggio. Faceva freddo. Siamo rimasti lì per 50 minuti, ci siamo resi conto che non potevamo nasconderci per molto tempo. Le condizioni erano pessime, i bambini dai 4 mesi ai 16 anni erano con noi. Alla fine abbiamo deciso di rischiare e andare dai nostri genitori fuori città. C'è una cantina sotterranea, abbiamo pensato di essere più al sicuro". 

E invece?

"Diverse volte nei primi due giorni siamo corsi in cantina e ci siamo nascosti. Mi tremavano le gambe e le braccia, non ricordo come ho fatto a scendere le scale. I bambini avevano paura e non capivano cosa stesse succedendo. Ci siamo nascosti sia di giorno che di notte, poi abbiamo imparato a distinguere i suoni dei missili, quando si avvicinavano e quando si allontanavano. Abbiamo appreso cosa fosse successo in città dalle notizie e dai conoscenti che sono rimasti a Kharkiv". 

Cosa le hanno riferito?

"La mia città semplicemente non esiste più! Non c'è un solo edificio che è rimasto intatto! Hanno distrutto tutto! Ospedali, scuole, il centro di neonatologia, fabbriche, chiese, monumenti e tutti i centri abitati. La mia città, che era la migliore del mondo, che amavo con tutto il cuore, di cui ero orgogliosa, è stata cancellata dalla faccia della terra. Tutti cercano di scappare". 

Come siete riusciti a fuggire?

"Siamo arrivati ​​velocemente in Moldova, attraverso un passaggio pedonale. Le auto aspettano di attraversare il confine tra le 24 e le 40 ore, c'è una coda infinita. Abbiamo aspettato al confine tra la Moldova e la Romania alcune ore, tutto era molto organizzato, c'erano volontari ovunque. Ci hanno dato the e del cibo. In Romania ci hanno dato un letto e tutto quello di cui avevamo bisogno. In questi momenti scopri che non sei sola". 

Cosa lascia in Ucraina?

!In Ucraina ho lasciato tutti. Mio marito è rimasto lì, non può andarsene. I miei genitori sono lì, nelle loro città che è a soli 20 km da Kharkiv bombardati dai razzi. In realtà il mio popolo è costretto a vivere negli scantinati; non so se ci rivedremo un giorn. Alcuni amici sono scappati in altri paesi. Nelle nostre chat in questi giorni ci chiediamo se sono tutti vivi. È possibile nel 21° secolo? Il mondo intero ha paura di un fascista? E nessuno può fermarlo?  La Russia non combatte per il territorio o per l'ideologia, stanno semplicemente distruggendo la nostra nazione. Perché non vogliamo sottometterci  al loro regime. Noi siamo forti e indipendenti. Vecchi e bambini vengono ammazzati. Solo nella classe di mio figlio hanno assassinato 2 famiglie. Una famiglia è stata uccisa a colpi di arma da fuoco mentre erano in macchina: 5 persone due adulti  e tre bambini, sono state bruciati in macchina. In un'altra famiglia è morta la madre e il bambino è in terapia intensiva con una ferita da proiettile alla testa. Non una bomba, non un razzo, non un colpo accidentale, ma un proiettile nella testa di un bambino di 7 anni. Non c'è  umanità, possibile che non ci sia una tregua? Questa guerra durerà fino alla completa vittoria".

E' difficile ripartire.

"Il mio cuore è spezzato, questa è tutta la storia. Ero una donna felice, avevo una famiglia, un lavoro, amici, una casa e tanti progetti. E ora non è  rimasto quasi nulla. La cosa più importante è sopravvivere in questi giorni e salvare il mio bambino. Vedo la mia vita in povertà. Vivere in stato di rifugiato in Europa non era il mio sogno. Voglio vivere nel mio paese, ma che tipo di infanzia darò al mio bambino ora la mia città non esiste più". 

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