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Cronaca

I sindacati: "Per l'affitto non serve il contratto a tempo indeterminato"

Corrado Turilli si Sunia: "E' un'abitudine, mai stata una norma"

La storia di Greta (nome di fantasia), ha suscitato parecchio clamore. Il suo tentativo di raccontare la vicenda che l’ha vista protagonista (le è stato negato un contratto d’affitto perché sarda, con la proprietaria di casa che si è nascosta dietro un cavillo burocratico che non esiste, millantando la necessità di un contratto di lavoro a tempo indeterminato da parte di uno dei due genitori) ha spinto anche qualche istituzione a fare chiarezza su un episodio che – nel 2018 – ha irritato e causato malessere. Abbiamo contattato SUNIA (Sindacato Unitario Nazionale Inquilini e Assegnatari), la principale organizzazione sindacale degli inquilini privati e degli assegnatari di edilizia pubblica che si occupa del diritto alla casa per ogni cittadino. Il sindacato lotta per garantire a tutte le famiglie una casa dignitosa, a prezzo sostenibile e persegue, inoltre, l'obiettivo della sicurezza strutturale degli alloggi e degli edifici, attraverso la figura del segretario provinciale Corrado Turilli, ha smentito in toto la tesi secondo cui per beneficiare di un contratto d’affitto ci vogliono garanzie quali il contratto di lavoro a tempo indeterminato sottoscritto da uno dei due genitori per beneficiare di un affitto. “Non è assolutamente obbligatorio avere un contratto a tempo indeterminato per richiedere una casa o una stanza in affitto, altrimenti i lavoratori a tempo determinato dove andrebbero a vivere? Magari è il contrario, se continua questa abitudine di affittare a gente con contratti a tempo indeterminato, che è un’abitudine, ripeto, non una norma, si creano dei problemi seri per la stabilità abitativa nei confronti di gente che non ha stabilità lavorativa”.

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