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Cronaca

'Ndrangheta, incendi e cartucce di revolver per costringere un imprenditore a rinunciare all'appalto: due arresti

In manette Giuseppe Gigliotti, cugino dell'imprenditore Franco Gigliotti, coinvolto nell'operazione Stige contro l'Ndrangherta e titolare della ditta concorrente per un grosso lavoro in Danimarca, e Francesco Greco, considerato l'autore materiale: la vittima è Alberto Aschieri, titolare dell'Aschieri Impianti di Corcagnano

Avrebbero minacciato, con l'invio di alcuni proiettili nella cassetta delle lettere dell'azienda e l'incendio di una porta vetro della ditta, un imprenditore parmigiano, Alberto Aschieri, titolare della ditta Aschieri Montaggi di Corcagnano, per intimidirlo e far sì che rinunciasse a presentare un'offerta per una grossa commessa di lavoro in Danimarca nel settore dell'impiantistica alimentare. L'unico altro concorrente era la 'G.F Nuove Tecnologie' di Franco Gigliotti, l'imprenditore calabrese coinvolto nella maxi operazione Stige contro l'Ndrangheta. 

IL VIDEO DELL'INCENDIO ALLA ASCHIERI IMPIANTI

Due uomini, Francesco Greco, già in carcere accusato di essere l'autore di alcune rapine a delle prostitute, e Giuseppe Gigliotti, cugino di Franco Gigliotti, sono stati arrestati dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma con l'accusa di estorsione aggravata in concorso. I militati hanno eseguito l'ordinanza del Gip della Procura di Parma. Secondo l'accusa l'autore materiale dell'incendio e dell'invio dei proiettili sarebbe Francesco Greco mentre Giuseppe Gigliotti sarebbe il mandante. 

Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo di Parma sono iniziate il 27 luglio del 2017 dopo che l'imprenditore Alberto Aschieri ha denunciato alla stazione di Vigatto il ritrovamento di tre cartucce di revolver all'interno della cassetta della posta della sua azienda di Corcagnano, avvenuto circa una settimana prima. Pochi giorni dopo, il 31 luglio, lo stesso imprenditore, è stato vittima di una nuova intimidazione: ignoti hanno dato fuoco alla porta vetri della stessa azienda, la Aschieri Montaggi, dopo averla cosparsa di gasolio.

Le indagini hanno permesso di trovare un sacchetto di plastica con il logo del Brico Center con dentro carta assorbente cosparsa di un liquido infiammabile e un sacco di cellophane nero, utilizzato dall'attentatore come passamontagna artigianale. Dalle telecamere si vedeva una persona, coperta con il sacco, mentre cosparge la porta con il gasolio e poi appicca il fuoco. La tanica con il gasolio era rossa con un tappo nero. 

Nell'aprile del 2017 l'imprenditore vittima delle intimidazioni aveva partecipato ad un appalto per una grossa commessa di lavoro in Danimarca: l'unico altro concorrente era la G.F. Nuove Tecnologie di Franco Gigliotti, l'imprenditore di Parma e di origine calabrese, coinvolto nella maxi operazione Stige contro l'Ndrangheta, condotta dalla Procura Distrettuale di Catanzaro. La gara era stata vinta da Gigliotti ma Aschieri aveva esternato alcuni dubbi rispetto alla correttezza dell'operazione.

Entrambe le aziende poi avevano un credito di 300 mila euro da parte della ditta parmigiana G.F. Laser: mentre Franco Gigliotti ne voleva acquisire il patrimonio aziendale per rientrare del credito Aschieri ha presentato un'ingiunzione di pagamento che aveva determinato il fallimento della ditta, rendendo impossibile il progetto dell'imprenditore calabrese. Secondo gli inquirenti era stato proprio Francesco Gigliotti a condurre la trattativa con la ditta e a cercare di convincere l'imprenditore di Corcagnano a rinunciare all'ingiunzione di pagamento. 

I carabinieri hanno poi accertato che il giorno prima dell'incendio era stata acquistata una tanica da 5 litri, simile a quella utilizzata dall'attentatore, al Brico Center: sul sacco nero utilizzato dall'autore del reato c'erano le impronte di Francesco Greco. Le analisi del traffico telefonico tra Giuseppe Gigliotti e Francesco Greco hanno poi mostrato, sempre secondo gli investigatori, che i contatti tra i due si erano intensificati nei giorni precedenti ai due episodi e si erano poi interrotti bruscamente: inoltre la gelocalizzazione dei loro telefoni mostra la presenza di entrambi nella zona del Bricoman, proprio il giorno dell'acquisto della tanica.

Dopo l'uscita della notizia del ritrovamento di un un'impronta sul sacco nero i due si sono incontrati e hanno parlato al telefono: così facendo hanno fornito ulteriori riscontri alle ipotesi investigative. La finalità estorsiva sarebbe stata messa in atto con il fine di costringere l'imprenditore a rinunciare alla gara d'appalto: dopo le intimidazioni Aschieri aveva presentato un'offerta con un ribasso di soli 10 mila euro, rinunciando così ad essere competitivo: l'appalto era stato vinto dalla G.F. Nuove Tecnologie. 

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