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Cronaca

Fiamme in carcere, detenuto incendia due celle: sei poliziotti intossicati

Due episodi tra ieri sera e stamattina

Tra ieri sera e stamattina due celle del carcere di Parma sarebbero state incendiate dallo stesso detenuto di origini magrebine. Solo grazie al tempestivo intervento della polizia penitenziaria si sarebbe riuscito a  scongiurare il peggio e a mettere in sicurezza tutti i detenuti presenti nel reparto.

L’intervento sarebbe stato ancora più difficoltoso a causa del malfunzionamento dell’impianto idrico che serve gli idranti presenti in reparto, che ha costretto il personale in divisa a spegnere le fiamme 
con le mani, con i piedi e abbondanti secchiate d’acqua.

I sei poliziotti penitenziari intossicati (5 ieri 
sera e uno oggi) sarebbero stati costretti a raggiungere il nosocomio cittadino, per sottoporsi agli accertamenti diagnostici ed alle cure del caso (i 5 agenti dell’evento di ieri sarebbero stati dimessi con 5 giorni di prognosi a testa, mentre l’agente dei fatti di oggi sarebbe ancora in ospedale).


"La situazione del carcere di Parma - si legge in una nota di Gianluca Giliberti, segretario nazionale dell'AS.P.Pe - è ormai al collasso: tra aggressioni, incendi, proteste di tutti i tipi, il personale in divisa raggiunge, ogni giorno, la propria postazione di servizio con la 
consapevolezza di essere completamente disarmato dinanzi alle intemperanze dei reclusi, per l’assoluta carenza di organizzazione e strumenti (se confermato, il perdurante malfunzionamento
degli idranti rappresenterebbe, ad esempio, l’ennesimo limite posto alle capacità d’intervento della Polizia Penitenziaria in caso di evento critico grave, che si aggiungerebbe al divieto di far ricorso 
all’armamento difensivo di reparto, quali casco, scudi e manganelli o al semplice uso della forza previsto per contenere gravi disordini e atti aggressivi). Il personale di Polizia Penitenziaria sarebbe, a tutti gli effetti, offerto al sistema, in qualità di vittima sacrificale, per mostrare mirabolanti risultati, soprattutto in termini di perseguimento degli obiettivi istituzionali che interessano la popolazione detenuta, con l’aggravante di averlo privato anche di 
quei pochi mezzi previsti dalla legge, ma soggetti all’autorizzazione dell’autorità dirigente, che potevano consentirgli di evitare/limitare i tanti giorni di prognosi che gli vengono riconosciuti, dalle 
strutture ospedaliere cittadine, a seguito dei sempre più frequenti eventi critici che si stanno verificando, da troppo tempo a questa parte. Lo diciamo per l’ennesima volta; serve un cambio di rotta, chiesto, in primis, dal personale che opera 
presso il fronte detentivo, finora completamente inascoltato e abbandonato, che prevenga il verificarsi di accadimenti irreparabili, di cui non potranno non rispondere, tutti i dirigenti dell’Amministrazione che non avranno voluto ascoltare i nostri numerosi e accorati appelli"

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