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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Inquinamento | In Emilia-Romagna il Pm 10 sale del 16%

Il report sulla qualità dell'aria stilato quest'anno dall'agenzia regionale Arpa evidenzia i livelli elevati e sforamenti dei limiti per le micropolveri provenienti da fonti inquinanti nocive per la salute e dannose per l'ambiente. Incremento del 16% per il pm10.

"Nel 2015, a causa delle condizioni meteorologiche sfavorevoli, le concentrazioni di polveri in Emilia-Romagna sono state superiori a quelle osservate nel 2014" con queste parole inizia il report annuale di Arpa sulla qualità dell'aria in emilia romagna. Dati non rassicuranti anche se l'agenzia regionale conferma "la tendenza alla diminuzione delle concentrazioni medie inquinanti" che non attenua però gli aumenti dei superamenti giornalieri per i limiti di legge.

Un intera regione malata d'aria, a dirlo Veraldo Caffagini membro di Gestione Corretta Rifiuti che in un articolo commenta i dati di Arpa.

UN ANNO IN POLVERE L'inquinamento da Pm10 è cresciuto in regione del 16%

Il bilancio 2015 della qualità dell'aria in regione è negativo, con un netto peggioramento della performance ambientale rispetto al 2014.

Gli sforamenti dei 50 microgrammi per metro cubo registrati dalle centraline Arpa sono stati complessivamente 574, mentre 940 volte si è superata la soglia di attenzione di 40 microgrammi.

A Parma il dato annuale registra 78 superamenti del limite di legge e 120 dati oltre la soglia di attenzione.

Rispetto al 2014 la regione registra un incremento del 41% di sforamenti, e un 35% di incremento della soglia di attenzione.

Anche Parma ha peggiorato la sua performance, ma molto meno della media regionale.

Nella città ducale gli sforamenti sono aumentati dell'11%, i superamenti della soglia di attenzione del 6%.

Colpisce il netto miglioramento da ottobre in avanti. Forse le misure adottate qualche effetto lo danno: 12 mila auto in meno in circolazione, un'area di 33 km quadrati “limitata” (a Modena solo 11), nessun viale di attraversamento consentito (invece a Reggio Emilia ci sono).

E' andata malissimo a Modena, dove gli sforamenti sono passati da 46 a 78, con un incremento del 70%, dando alla città degli Este la leadership 2015 per i superamenti dei limiti di legge.

Prendendo in considerazione i dati dell'intero 2015 vediamo che la media regionale di polveri sottili si attesta a 35 microgrammi con Parma che registra un dato superiore, 38.

L'aria peggiore dell'Emilia Romagna la detiene nel 2015 Reggio Emilia, che ha spodestato Parma, regina nera invece nel 2014.

L'aria meno fetida è quella di Bologna e di Forlì Cesena, 31 µg/m3 di media.

Un'intera regione malata d'aria, che è riuscita a peggiorare la qualità di cosa respiriamo in modo netto, passando da una media di 30 a una media di 35 microgrammi di polveri fini per metro cubo di aria.

La cappa regna su tutta la regione e su tutto il bacino padano.

In queste condizioni di estremo malessere crescono a dismisura ricoveri, accessi ai pronto soccorso, malattie respiratorie e cardio-vascolari.

Si incrementano i decessi e diminuisce la qualità della vita.

E' una vera emergenza ambientale e sanitaria.

I nostri polmoni stavano meglio 20 anni fa.

A dirlo è un'indagine dell'Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche (Ifc-Cnr) di Pisa. Disturbi polmonari più che raddoppiati, attacchi d'asma passati dal 3,4 al 7,2%, per la rinite allergica si è saliti dal 16.2% al 37.4%, l'espettorato ha superato il 19% rispetto all'8.7% del 1985 e la broncopneumopatia cronica ostruttiva ha raggiunto il 6.8% contro il 2.1% iniziale.

In una situazione di questo genere aver progettato, sostenuto, costruito un impianto inquinante di classe uno, la peggiore, come un inceneritore, quando c'erano evidenti alternative, è stato quanto meno un atto scellerato.

Ma questo è quello che è successo a Parma.

Oggi che la recita è finita ci troviamo un debito di 200 milioni di euro e un impegno scritto degli enti locali di provvedere al suo rimborso.

Un camino che per sopravvivere “deve” bruciare più del doppio di quanto è disponibile sul territorio, che affamato di rifiuti deve andare a caccia oltre i confini che gli erano stati posti come limite invalicabile.

Il modello Parma della raccolta differenziata ha messo a nudo i calcoli di comodo che erano stati invece proposti come architravi del progetto.

Il modello Parma dice, numeri alla mano, che per tutta la regione basterebbe un solo inceneritore, in attesa di portare a zero il rifiuto residuo, oggi causato da una errata progettazione dei materiali, da oggetti che in una prospettiva di economia circolare non dovrebbero essere prodotti né la legge dovrebbe consentire la loro messa in commercio.

La soluzione delle autorità? 
Incrementare la potenzialità degli inceneritori.

Livelli di saggezza e lungimiranza da sforamento!

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