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Cronaca

Mafia a Parma, il Prefetto Forlani: "Creiamo una cortina difensiva contro le infiltrazioni"

Intervista al rappresentante del Governo, tra 'Ndrangheta, immigrazione e periferie: "Le persone che arrivano con i 'viaggi della speranza' sono sempre di meno, dobbiamo garantire i beni primari a chi ha diritto alla protezione internazionale"

L'inchiesta Stige ha ricordato ai parmigiani che l'Nndragheta a Parma è ancora ben presente, nonostante le inchieste portate avanti dalla Magistratura e nonostante l'attenzione alle infiltrazioni sul territorio delle forze di polizia. Quello che probabilmente manca ancora ai parmigiani è la consapevolezza che il fenomeno mafioso deve essere combattuto giorno per giorno, aprendo gli occhi sulle situazioni anomale e potenzialmente pericolose. Abbiamo intervistato il Prefetto di Parma Giuseppe Forlani: il rappresentante del Governo in città ha parlato di criminalità organizzata e di immigrazione. 

Con l'operazione Stige la presenza della mafia in città è tornata d'attualità ma le infiltrazioni nel tessuto economico non si sono mai arrestate. Come le Istituzioni stanno affrontando questa emergenza?

"La presenza della criminalità organizzata in provincia di Parma non è un fatto nuovo. L'operazione Stige conferma i dati delle indagini precedenti, come l'operazione Aemilia e le altre che l'hanno preceduta. La presenza mafiosa è un pericolo che occorre tenere sicuramente presente, prevenire  e contrastare nel modo più efficace. Siamo dotati di un sistema nazionale di sicurezza che ha come missione la prevenzione ed il contrasto delle attività della criminalità organizzata che parte dai territori ma si avvale di organismi specializzati, sia della magistratura che delle forze di polizia. E' un sistema unitario: c'è una condivisione di informazioni che permette di raggiungere dei risultati importanti. Questa metodologia ci viene invidiata in altri Paesi europei e negli Stati Uniti".

Oltre all'azione della magistratura il dato culturale deve fare riflettere, la comunità deve farsi carico di questa esigenza?

"Occorre che tutta la società creda in questa capacità: non basta applaudire ma occorre avere fiducia e collaborare, ovvero riferirsi alle forze di polizia ogni volta che la minaccia si può manifestare. Se questo processo avviene l'usura è un reato che viene perseguito efficacamente, così come le estorsioni. Occorre lavorare con le forze di polizia per far crescere la consapevolezza che questa minaccia è viva, anche se non si esprime con atti violenti. Tra l'altro in passato ci sono state azioni violente, omicidi compresi, anche nel parmense. I mafiosi oggi si presentano come promotori di servizi e offrono risorse che gli imprenditori hanno difficoltà a reperire. Possono offrire anche persone per svolgere determinati incarichi a prezzi competitivi. Credo che sia necessario creare una cortina difensiva rispetto alle infiltrazioni mafiose: la loro azione è estremamente penetrante e produce effetti di lunga durata perchè altera le regole e anche le modalità di convivenza tra le persone". 

Come sta cambiando il fenomeno migratorio, soprattutto per quanto riguarda l'impatto con il territorio locale? 

"L'immigrazione è un dato ormai strutturale della nostra società: unj 9% di stranieri compongono la popolazione italiana. Tra questi sempre più persone acquisiscono la cittadinanza italiana, sono quindi legalmente in Italia da almeno dieci anni. Il dato significativo è che gli ingressi si riducono e sono perlopiù legati a flussi non programmati, che arrivano con la qualifica di richiedenti asilo. Questo processo positivo va a favore degli stranieri residenti da tempo: la buona integrazione non è fatta dalla rinuncia dei valori culturali ma l'acquisizione dei nostri valori. Siamo uno stato di diritto ed è la legge che regola i comportamenti.

Molti migranti continuano ad arrivare sulle nostre coste, qual'è la lettura di questo fenomeno? 

"Le persone che continuano ad arrivare con questi 'viaggi della speranza' sono sempre di meno: l'idea è di riportare anche quei flussi ad una programmazione. Questo va di pari passo con il contrasto dell'immigrazione clandestina: nei Paesi di primo rifugio occorre contrastare i traffici di uomini e favorire l'ingresso di persone che hanno diritto alla protezione internazionale: occorre garantirgli i beni primari e l'integrazione, rispettando le regole, gli usi e i costumi. Il nostro impegno sarà attuare i piani di distribuzione dei richiedenti asilo in tutta la provincia, secondo le proporzioni che erano alla base del piano Anci-Ministero dell'Interno. L'altra linea che il Ministero sta sviluppando è il rimpatrio di coloro che non hanno titolo per rimanere nel nostro Paese, Sviluppiamo anche il progetto dei rimpatri volontari, per avviare nel Paese di provenienza quei progetti di vita che all'estero non hannno funzionato.

L'altro tema è il degrado e l'abbandono delle periferie...

"Sia il Vescovo che il Sindaco per Sant'Ilario hanno fatto discorsi interessanti sulle periferie: quello che emerge è la solitudine. Si è sempre più soli: credo che il miglioramento delle relazioni delle persone che vivono in uno stesso luogo, porti a risultati positivi: penso anche al nostro programma per il controllo del vicinato. Da un lato questo progetto risponde all'esigenza di evitare di essere vittima di furti, dall'altro tende a riallacciare rapporti tra vicini, tra persone che abitano nello stesso palazzo: noi vorremo potenziarlo. Se si migliorano le relazioni si possono contrastare comportamenti devianti, come le tossicodipendenze e  l'alcolismo, compresi i gruppi di ragazzini violenti in centro". 
 

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