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Cronaca

"Musulmana per scelta, indosso il velo da quando avevo 17 anni"

Karima è nata a Borgotaro quarantun anni fa e vive a Parma dal 1998: da adolescente ha scelto di essere musulmana: "Le reazioni, soprattutto di pseudo femministe, che hanno definito "gabbia" il burquini, mi hanno lasciata a bocca aperta"

Karima è una donna che ha scelto di diventare musulmana a 17 anni. E di indossare il velo. E' nata in provincia di Parma, a Borgotaro quarantun anni fa e vive nella nostra città dal 1998. Sulla questione del 'burquini' ha le idee chiare ed è contraria al provvedimento di divieto imposto dalle autorità francesi: "E' di una gravità senza precedenti". 

Da quando vivi a Parma hai mai subito mai episodi di discriminazione? "Vivo in provincia di Parma da sempre, sono nata a Borgo Val di Taro, e risiedo a Parma città dal 1998. Sono musulmana, per scelta, dal 1992, e per scelta, da allora, indosso il velo.  Le discriminazioni ci sono sempre state, e ci sono ancora, ma io le chiamerei più che altro "sciocche ed infantili offese urbane".  La discriminazione vera e propria, quella che rende la vita difficile nelle relazioni e nel mondo del lavoro, non l'ho mai davvero subita, fortunatamente".   

Cosa pensi della questione burkini, come la vivi nella nostra provincia? "L'argomento "burkini" o meglio "burqini" (deriva da burqa) che a differenza di molti altri, non trovo assolutamente stupido, mi ha in effetti colpito.  Le reazioni, soprattutto di pseudo femministe, che lo hanno definito "gabbia" ecc ecc, mi hanno lasciato a bocca aperta,  negativamente stupita.  La decisione del governo francese, di bandirlo dalle spiagge, l'ho trovata di una gravità senza precedenti. Credo che la libertà non abbia solamente a che fare con il progresso e i poteri raggiunti in un determinato settore e in una determinata società, ma pure e specialmente, abbia molto a che vedere, con le scelte individuali, a maggior ragione se si tratta di "corpo" e di "intimità". Lasciando da parte, per un momento, le religioni e i loro dettami, penso sia un imprescindibile diritto il potersi togliere o il potersi mettere un "velo". Penso ci sia espressa violenza nel proibire determinati abbigliamenti. Che si tratti del divieto di scoprirsi o di coprirsi.  Sul burqini s'é detto di tutto, ma vorrei si fosse detto qualcosa, invece, sulle donne e sui loro desideri.  Che vuoi fare, persona, donna, con il tuo corpo? Che cosa ti fa stare bene?  In quali panni ti senti a tuo agio? Solo queste sono le domande oneste, ritengo, solo le donne andrebbero interpellate, non certo i governi e le istituzioni. Ma sono davvero libere le donne che indossano hijab o burqini?  E chi lo sa!  E chi lo sa davvero!  Ma sono davvero libere le donne che indossano il bikini e la mini?  E chi lo sa!  E chi lo sa davvero!  Però, se esse dichiarano di stare scegliendo autonomamente, tocca credere e a tutte quante, senza misurare i centimetri di fuori o i centimetri di dentro, di gambe, braccia e petto.  Rispettando ognuna".  

Pensi che le donne italiane siano più libere ed emancipate delle donne musulmane? "Trovo le donne occidentali libere? Le trovo più libere delle donne musulmane?  Le trovo libere quando lo sono, ma non detengo lo strumento per misurare la libertà, quindi mi astengo da qualunque giudizio. Idem per le musulmane. Credo che la libertà sia un concetto variabile e in movimento, spesso personalissimo. Penso invece sia più importante lo star bene, in pace con se stessi e con gli altri". 

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