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Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

L'allarme di Ascom: "2.800 imprese potrebbero non riaprire, 10.000 operatori a rischio"

Il presidente di Ascom Dall'Aglio: "Gli occupati del commercio, del turismo e dei servizi sono in difficoltà e potrebbero andare in fumo 700 miliorni di valore aggiunto"

“Presentiamo i risultati del primo Osservatorio Congiunturale sulle imprese del commercio, del turismo e dei servizi della provincia di Parma, nell’era dell’emergenza sanitaria – ha dichiarato Pierluigi Ascani Presidente di Format Research, società di ricerca cui Ascom Parma ha commissionato il presente studio.”

“L’indagine – ha commentato Ascani - condotta con il metodo delle interviste, è basata su un campione statisticamente rappresentativo del terziario del territorio. La crisi economica ha colpito duro le imprese, i ricavi sono crollati a causa del lockdown, le imprese sono in crisi di liquidità e servirebbero aiuti molto diversi rispetto a quelli che sono stati pensati fino a questo momento. Ne emerge inoltre che Ascom ha dimostrato di avere saputo stare a fianco delle imprese in questo momento di emergenza”.

Dal confronto con i dati nazionali emergono dati differenti: se da un lato le imprese di Parma hanno registrato un sentiment più negativo rispetto alla media nazionale, dovuto anche al fatto che l’Emilia Romagna è stata uno dei territori più colpiti dall’emergenza, dall’altra si evidenzia una probabile maggiore solidità delle imprese parmensi dimostrata dalle più basse percentuali di aziende che hanno fatto ricorso al credito (28% a Parma contro il 41% a livello nazionale). Di queste inoltre ben il 61% si è visto accogliere la domanda mentre a livello nazionale il 51% è ancora in attesa. Parallelamente i dati dell’indagine hanno messo in evidenza come la crisi dovuta alla pandemia abbia al contempo creato una nuova consapevolezza nelle aziende legata in particolare allo sviluppo di nuovi servizi, come il delivery per esempio, o al digitale, come i social network e l’ecommerce, che ha permesso alle aziende di portare avanti l’attività e mantenere un filo diretto con i propri clienti anche durante il lockdown.

“Per cercare di  salvare l’economia si dovrà mirare sempre più all’aggregazione delle imprese agendo su nuovi strumenti e anche sulla creazione di network – ha aggiunto Cristina Mazza, vice direttore Ascom Parma, - ; l’utilizzo delle nuove tecnologie e l’attività formativa  per poter accedere a tali strumenti  potrebbero favorire nuovi modelli per il retail fisico e in particolare per il piccolo commercio  (settore che soffrirà maggiormente del distanziamento sociale anche nei prossimi mesi), riscoperto oggi grazie  alla voglia di “attenzioni” e di nuova socialità nel dopo lockdown; tale riscoperta sarà contrapposta alla standardizzazione dei megastore  e alla crisi dei grandi centri commerciali dovuta alla pandemia , con la conseguente  rinascita  di una dimensione più locale e di qualità che restituisca una società più coesa.” Da rilevare in ultimo la scarsa fiducia nelle Istituzioni e nelle azioni messe in campo per supportare l’imprenditoria: il 78% infatti si ritiene insoddisfatto dell’azione svolta dal Governo e delle Amministrazioni locali per affrontare l’emergenza sanitaria ed economica. Mai come ora quindi, in un contesto cosi difficile e complesso, l’associazionismo ritrova il suo valore e dimostra la sua importanza quale supporto concreto alle imprese come rileva il 72% degli intervistati che si dichiara soddisfatto dell’azione svolta dall’Associazione a supporto delle imprese nel corso della crisi.

“La grave crisi economica collegata all’emergenza Covid-19 ha fortemente colpito il terziario di Parma e provincia , 2.800 imprese del terziario potrebbero chiudere senza più riaprire, 10.000 occupati del commercio turismo e servizi sono a rischio e potrebbero andare in fumo 700 miliorni di valore aggiunto - , - ha concluso cercando di fare sintesi sui principali dati Vittorio Dall’Aglio, Presidente Ascom Parma – D’altra parte gli imprenditori hanno volontà di ricominciare nonostante le gravi difficoltà ma da una parte i pesanti costi della fase 1 e 2 e dall’altra le scarse entrate richiedono che le misure previste dal Decreto Rilancio siano attuate al più presto. Sono auspicabili minori livelli di burocrazia e una accelerazione delle iniziative anticrisi, quali implementazione degli   incentivi a fondo perduto (a titolo di ristoro dei danni subiti dalle imprese, estendendo il riferimento oltre al fatturato del solo mese di aprile e includendo anche i professionisti) o dei crediti d’imposta (su locazioni commerciali e affitti d’azienda). In tutto questo sarebbero necessari anche  maggiori poteri ai Comuni per risolvere le questioni del caro affitti nonché investimenti a fondo perduto . Infine riteniamo che, se le aziende private abbiano imparato ad essere flessibili per poter stare sul mercato e rispondere tempestivamente ai cambiamenti, è urgente una svolta anche nell’amministrazione pubblica per non far perdere ulteriore tempo e risorse ad un’economia già provata”. “Siamo di fronte ad una trasformazione  epocale, - ha concluso Dall’Aglio - ad un fenomeno strutturale e non congiunturale ,che coinvolge tutti i Paesi del mondo e che non riusciremo a fronteggiare da soli”.

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