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Cronaca

"Lavorare è un diritto, tengo aperto e non mi fermeranno le multe"

Il titolare del Venezia Valenti Caffè: “Sono attivista del Movimento #Ioapro: in meno di un anno ho perso quasi tutto, i clienti mi sostengono da sempre, non sono scappati"

“Sono un attivista del movimento #ioapro, sono stato uno dei primi ad aderire su Parma. Ma questa non  è una disobbedienza, la possiamo chiamare in modo differente. E’ un diritto al lavoro che fa parte del dell’articolo 1 della Costituzione”. Lino, così come lo conoscono tutti in quartiere, è il titolare del Venezia Valenti Caffè, il locale multato per l’apertura non consentita di venerdì pomeriggio. “In questo anno avrò perso il 60% dell’incasso – dice in un’intervista concessa a ParmaToday.it – ma noi andiamo avanti. E vi dico che è l’inizio di un qualcosa di importante, noi vogliamo riaprire e non ci ferma una multa o una sanzione. Vogliamo tornare a lavorare. E’ il nostro obiettivo”.

Signor Lino, ci può spiegare come è andata?

“Diciamo che eravamo talmente pochi ad aver aderito alla protesta pacifica che sapevano già quale locale andare a colpire.  Si sono presentati venerdì pomeriggio tre pattuglie della Polizia Municipale, sono stati molto gentili. Questo è il loro lavoro, lo so, ci mancherebbe. Sono entrato nel mio bar,  avvertendomi che qualora io avessi aperto dopo le 18, avrebbero proceduto a sanzionarmi. Avrebbero fatto quello che dovevano fare, tutto qua”.

Ma lei nonostante l’avvertimento ha tenuto aperto. Perché?

“Perché stiamo andando a rotoli. Eravamo già sotto l’occhio di tutti. Alle 19:40 si presentano quattro pattuglie della Polizia Municipale e una della Polizia.  Scendono tutti. Io nel mio locale avevo 7, 8 persone anche perché il mio locale, dal punto di vista della sicurezza è perfetto. I tavoli sono distanziati, c’è il plexiglas tra un banco e l’altro e tutto quello che serve per la sicurezza dei clienti”.

I clienti sono scappati?

“No. Quando hanno visto questi vigili che scendevano a fare cosa non si sa, sono usciti fuori ma non sono scappati, è importante dirlo questo perché mi hanno sostenuto quella sera. Tutto il quartiere era alla finestra per infondermi coraggio, nei miei confronti c’è stata molta comprensione. E lo voglio sottolineare. La gente ci sostiene, sostiene questa causa perché stiamo andando tutti a rotoli e stiamo  mandando all’aria tutto il lavoro dei commercianti, di un intero comparto che sta morendo. Quindi se non si fa qualcosa faremo tutti una brutta fine”.

Insomma, è stata una serata movimentata.

“C’era qualcuno che gridava alla finestra, vedere  cinque o sei pattuglie di Polizia per un barista che vuole solo lavorare è apparso un po’ troppo per tutti. Devo dire che le forze dell’ordine hanno mostrato comprensione. Non hanno fatto la multa a nessuno, solo a me di 400 euro comprensiva di cinque giorni di chiusura”.

I clienti hanno rischiato.

“Avevo avvertito i  miei che era probabile che ci potesse essere una sanzione,  ma li avevo anche tranquillizzati perché dietro questo gruppo ci sono dei legali.  Se ci fossero state delle sanzioni non avrebbero pagato.  La gente non se ne frega niente della sanzione, anche se devono prendere la multa la prendono. Qui  c’è una causa molto molto più delicata, non è con la multa che cambiano le cose, qui bisogna cambiare mentalità. Ci siamo detti che dovevamo essere inattaccabili dal punto di vista della sicurezza. Chiaramente potevano contestarci l’orario, per via del Dpcm, ma dal punto di vista della sicurezza saremmo dovuti essere inattaccabili. E così è stato”.

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