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Martedì, 19 Marzo 2024
Cronaca

Prestavano soldi con interessi fino al 450%: due ex collaboratori di giustizia arrestati per usura

I due, con un passato di contiguità con un'organizzazione mafiosa, sono accusati di aver prestato soldi a cittadini e piccoli imprenditori in difficoltà economica con tassi altissimi: chi non restituiva i soldi veniva minacciato

Prestavano soldi a cittadini e piccoli imprenditori in difficoltà economica, chiedendo tassi di interesse che arrivavano fino al 450%. E' questa la pesante accusa che ha portato in carcere due ex-collaboratori di giustizia, con un passato di contiguità con un'organizzazione mafiosa, presenti a Parma da circa dieci anni. L'ordinanza di custodia cautelare è stata eseguita dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Parma nella mattinata di oggi, 25 gennaio. Secondo la ricostruzione degli inquirenti i due, che gestivano, tramite un prestanome, un'attività commerciale in città, si sono resi responsabili di episodi di usura ai danni di cittadini e di piccoli imprenditori in difficoltà economica, a partire dal 2011. 

Le indagini sono partite nel 2017 quando gli inquirenti si sono accorti che un collaboratore di giustizia, a Parma da dieci anni, aveva un anomala disponibilità economica, che non era coerente con lo stipendio dell'attvità lavorativa che svolgeva. Da qui sono partiti gli approfondimenti anche per la compagna dell'uomo, che come lui ha precedenti per traffico di sostanze stupefacenti ed era contigua alla stessa organizzazione mafiosa. Considerato lo stile di vita dell'uomo e della compagna gli investigatori hanno effettuato accertamenti rispetto ad un'attività commerciale di Parma, intestata ad un prestanome ma che veniva gestito dalla coppia. Le dichiarazioni dell'ex proprietario del negozio e di altre persone hanno permesso di confermare che i due avessero una grossa disponibilità economica. 

Alcune vittime della coppia sono state ascoltate dagli inquirenti: i due prestavano soldi chiedendo tassi di interesse esorbitanti, dal 130% al 450%. L'uomo, usando il suo status di collaboratore di giustizia, si rendeva disponibile ad 'aiutare' persone in difficoltà economica, prestando dei soldi. In caso di non restituzione di tutto il denaro, con i tassi di interesse altissimi citati prima, l'uomo minacciava le vittime, facendo leva sulla disponibilità di armi e sul suo passato nella criminalità organizzata. Nel corso delle perquisizioni effettuate nell'abitazione dei due e nella sede dell'esercizio commerciale sono state trovate cambiali e scritture private, riconducibili alle vittime: rispetto a questi documenti sono in corso approfondimenti. Secondo l'accusa infatti la coppia pretendeva, per saldare i debiti, la cessione di quote societari, immobili e veicoli. 

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