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Cronaca

Mohamed, fuggito dalla guerra in Somalia: "Vivo da otto mesi sotto il ponte Europa"

"La mia famiglia è stata sterminata, sono arrivato nel 2016 a maggio, ora sono senza casa. Il mio obiettivo è trovare lavoro, voglio aiutare la gente"

“Mi chiamo Mohamed, vengo dalla Somalia, sono un rifugiato politico”. La sua tenda è alla destra del prato, davanti al Duc, dove i rifugiati politici si sono ‘insediati’ in attesa di avere notizie sull’emergenza abitativa. La rete Diritti in casa ha chiesto spiegazioni alle istituzioni, dal prefetto di Parma al sindaco Pizzarotti, passando per l’assessore al Welfare Laura Rossi, l’unica per adesso ad aver risposto dando garanzia di voler risolvere l’emergenza abitativa. Intanto Mohamed è con altri rifugiati politici, ha deciso di rimanere al Duc in tenda fino a quando non riceverà una risposta su una questione delicata. Parma si è mostrata solidale, i cittadini portano coperte e tende, abiti e cibo. “E’ da otto mesi che vivo in strada, dormo sotto il ponte Europa. Ci sono topi, polvere, sporcizia. Lui (indica un connazionale di cinquant’anni ndc) ha contratto il covid, è stato dimesso dall’ospedale di Langhirano. Non si può andare avanti così. Con il Coronavirus, l’emergenza abitativa è stata incentivata. Io ho finito il progetto Sprar, da poco. Adesso sono senza un tetto, sono stato al freddo, sotto la pioggia, mangio alla Caritas, o in stazione. Ma la situazione si è fatta insostenibile”. 

Mohamed ha rischiato di morire, il suo viaggio è stato un’odissea.   
Non ha vissuto la prigionia della Libia, però ha passato giorni bui. Dalla Somalia allo Yemen, passando per il Sudan. Le difficoltà di un viaggio clandestino, i rischi del mare, che ha ingoiato qualche compagno di viaggio. Le onde, la barca, i giubbotti e Lampedusa, come primo contatto con la speranza. Per mesi si è nascosto da possibili minacce, in Somalia la guerra ha mietuto vittime, la sua famiglia è stata annientata e lui è riuscito a scappare. “Mio padre e mia madre sono morti - dice - se li è portati via la ferocia dei soldati di Al Shaabab, io sono sfuggito alla loro furia e sono arrivato nel 2016 a Parma. In questi anni ho fatto la scuola, ho studiato. Adesso non lavoro, mi piacerebbe aiutare le persone in difficoltà, insieme possiamo fare tutto”. Mohamed ha gli occhi pieni di speranza, la mascherina nasconde il sorriso, mostrando la voglia di vivere.

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