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Cronaca

'Ndrangheta, omicidio di Giuseppe Gioffrè: arrestati due pregiudicati, uno è già in carcere a Parma

Nel 2004 a San Mauro torinese il 77enne fu ucciso con cinque colpi di fucile a canne mozze, mentre si trovava su una panchina del cortile condominiale

Si trova già recluso nel carcere di Parma uno dei due pregiudicati ritenuti colpevoli dell'omicidio di Giuseppe Gioffrè, ucciso l'11 luglio del 2004 a San Mauro, con cinque colpo di fucile a canne mozze, mentre si trovava su una panchina del cortile condominiale. 

A distanza di 18 anni dall'omicidio Gioffré, carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, supportati nella fase esecutiva da quelli di Reggio Calabria, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere - emessa dal gip del Tribunale di Torino su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia - nei confronti di due pregiudicati (di cui uno detenuto a Parma per altra causa) affiliati alla ‘ndrangheta, ritenuti gravemente indiziati dell’omicidio del 77enne.

Nel 2004 i carabinieri, al termine delle indagini, arrestarono Stefano Alvaro, ritenuto uno dei responsabili dell'omicidio: è stato poi condannato a 21 anni di reclusione con sentenza definitiva. 

Era l'11 luglio 2004 quando a San Mauro, con cinque colpi di fucile a canne mozze, è stato giustiziato dai sicari della 'ndrangheta Giuseppe Gioffrè, 77 anni, mentre era su una panchina del cortile condominiale. 

Prima lo hanno chiamato, per avere conferma della sua identità. Poi i colpi a bruciapelo, sotto gli occhi della seconda moglie. E, ancora, l'incendio dell'auto usata per raggiungere e poi fuggire dal luogo del delitto: dentro erano poi stati trovati il fucile e i guanti in lattice usati per non lasciare impronte digitali.

Un regolamento di conti atteso 40 anni. Perché Gioffré è morto per qualcosa che aveva commesso quattro decenni prima, in Aspromonte.

Un prestito di denaro, per l'esattezza. Soldi avuti e restituiti con gli interessi della 'ndrangheta, che non sono quelli delle banche. Ma Gioffré si ribellò, uccidendo due persone della cosca Dalmato-Alvaro. Erano gli anni '60. E per quel delitto venne arrestato e condannato. Mentre la 'ndrangheta fece di peggio: gli uccise moglie e figlio

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