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Cronaca

'Ndrangheta a Parma e in Emilia, il Pm del processo Grimilde: "Francesco Grande Aracri è il simbolo dell'organizzazione mafiosa"

Dopo 55 udienze è iniziata la requisitoria del Pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Beatrice Ronchi. I legami tra la cosca e la nostra città sono fortissimi: ecco come avrebbe agito

Processo Grimilde a Reggio Emilia. Dopo 55 udienze è iniziata la requisitoria del Pm della Direzione Distrettuale Antimafia, Beatrice Ronchi. Il legame tra l'organizzazione malavitosa, la cosca Grande Aracri e la nostra città è primario. L'ultima operazione che riguarda Parma è stata messa a segno nel mese di ottobre con il sequestro di beni per 10 milioni di euro ai danni dei fratelli Antonio e Cesare Muto. 

"Francesco Grande Aracri - ha sottolineato Beatrice Ronchi -  è il simbolo concretizzato della ‘ndrangheta in Emilia. Il figlio Salvatore, più violento, meno ha accettato il basso profilo scelto dal padre. Ha deciso di trasferire altrove gli atti più violenti e brutali. In Emilia no, qui la strategia è quella silente della mimetizzazione, l’immagine del lavoratore che si rimbocca le maniche".

Il periodo al centro del processo contro la cosca Grande Aracri è quello che va dal 2004 al 2018: quattordici anni di presunti affari illeciti messi a segno della cosca, secondo l'accusa da Francesco e i suoi due figli Salvatore e Paolo. 

I legami tra la cosca ndranghetista e la nostra città sono fortissimi. Dall'episodio del bar di viale Piacenza al tentativo di acquisto di un lotto di villette nella zona del Campus per riciclare i soldi sporchi dell'Ndrangheta: sono tanti i casi di azione della organizzazione malavitosa nella nostra provincia, esaminati proprio all'interno del processo Grimilde. 

Ecco come la cosca Grande Aracri riciclava i soldi in un bar di viale Piacenza

Dopo aver ottenuto la gestione di un bar di viale Piacenza a Parma con violenze e minacce, costringendo il titolare ad intestare il locale ad un prestanome legato alla 'Ndrangheta, lo avrebbero utilizzato come centro di un'attività di riciclaggio di denaro sporco. E' questa la pesante accusa nei confronti di due imputati del processo Grimilde, che si sta celebrando al Tribunale di Reggio Emilia e che vede al centro dell'attenzione la cosca di 'Ndrangheta Grande Aracri e i suoi tentacoli in provincia di Parma e in altri territori dell'Emilia-Romagna. 

Secondo l'accusa condotta dal pubblico ministero Beatrice Ronchi, lo scopo dell'operazione sarebbe stata di "eludere le disposizioni di legge in materia di misure di prevenzione patrimoniali" e commettere i reati di riciclaggio e impiego di beni di provenienza illecita. Nel corso dell'udienza un ispettore di polizia che si era occupato delle indagini ha ricostruito i fatti, che si sarebbero verificati tra il 2017 e il 2018. I due imputati avrebbero utilizzato la violenza per impossessarsi del bar di viale Piacenza e, grazie ad una consulente del lavoro compiacente, avrebbero pagato solo 10 mila euro per l'intestazione ad un prestanome. 

'Ndrangheta: la cosca Grande Aracri chiese 6 milioni di euro per costruire 76 villette al Campus

Un consulente d'impresa, legato alla cosca di 'Ndrangheta di Nicolino Grande Aracri, chiese un finanziamento di sei milioni di euro alla Credit Agricole per la realizzazione di 76 villette nella zona del campus universitario a Parma. L'istituto di credito bloccò però l'erogazione dei fondi.

L'episodio risale al 2019 ed è emerso nel corso della nuova udienza del processo "Grimilde" in corso a Reggio Emilia. Il professionista fu messo in tale stato di soggezione "piangeva, non voleva alzarsi dal letto ed evitava di andare in ufficio", ha raccontato la sua compagna in aula - che dovette chiedere alla donna 20 mila euro per riacquistare la serenità. Soldi versati sull'unghia e mai restituiti perchè "problemi non se ne volevano".

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