rotate-mobile
Martedì, 23 Aprile 2024
Cronaca

Nestlè, i sindacati: "Estrema precarietà, avviare un confronto serio"

Nestlè. Dopo le mobilitazioni davanti allo stabilimento di Parma lavoratori e sindacati tornano a porre l'attenzione sul futuro del gruppo: nei prossimi giorni si terrà un incontro con i vertici aziendali

Nestlè. Dopo le mobilitazioni davanti allo stabilimento di Parma lavoratori e sindacati tornano a porre l'attenzione sul futuro del gruppo in Italia e nello stabilimento attivo sul territorio locale. Dopo un incontro a Ginevra con il responsabile della multinazionale i sindacati hanno redatto un documento ed hanno comunicato che, per Parma, si terrà un incontro nelle prossime settimane denunciando la situazione di "estrema precarietà".  "Ieri – è il commento di Luca Ferrari, segretario generale Flai Cgil Parma - Flai, Fai e Uila nazionali hanno incontrato a Ginevra il responsabile Nestlé Europa-Russia-Nord Africa dr. Manuel Silva, rappresentandogli la difficile situazione del gruppo in Italia, soprattutto nel settore dolciario e nei siti di Parma, Perugia e Ferentino. Dall'incontro nascerà un percorso che auspichiamo possa portare a maggiori volumi e investimenti negli stabilimenti italiani. A Parma incontreremo i vertici aziendali nelle prossime settimane con l'obiettivo di verificare i budget produttivi. La recente mobilitazione dei lavoratori ha permesso di scongiurare gli scenari peggiori, ma non potremo ritenerci soddisfatti fino a che non avremo concluso un accordo che metta in sicurezza posti di lavoro e produzioni per i prossimi anni". 

IL DOCUMENTO DI FAI, FLAI E UILA. "Con la presente le scriventi Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil nazionali intendono rappresentare ai soggetti in indirizzo la situazione di estrema precarietà ed incertezza in cui versano i dipendenti della Nestlé Italiana S.p.A.. Una situazione drammatica, tale da rendere non più rinviabile un confronto serio, costruttivo e propositivo con la massima dirigenza del Gruppo Nestlé e che ha spinto le OO.SS. a richiedere l'avvio di un percorso che ci veda reciprocamente impegnati nella positiva ricomposizione degli interessi rilevanti. A tale fine si evidenzia quanto segue. Confermando la tendenza già da tempo evidenziata, la Nestlé Italiana S.p.A. vive uno stato di perdurante, profonda e generalizzata crisi delle produzioni, che sta già avendo forti ripercussioni sui livelli occupazionali. 

La dirigenza italiana dimostra la mancanza di piani strategici e prospettive di sviluppo, sembra navigare a vista con la speranza di riuscire a traghettarsi oltre la bufera. Questo immobilismo preoccupa e spaventa le organizzazioni sindacali ed i lavoratori, i quali vivono ormai da anni una di estrema difficoltà, prigionieri dell'assenza di iniziativa imprenditoriale da parte dell'azienda. Come rappresentanti dei lavoratori, siamo seriamente preoccupati dei possibili e facilmente prevedibili esiti di un simile atteggiamento. Più volte abbiamo sollecitato la direzione aziendale della Nestlé Italiana S.p.A. a socializzare piani produttivi e strategie di medio lungo termine, ma sembra che i vertici italiani siano impossibilitati a operare in autonomia le loro determinazioni. Rispetto ad altre realtà industriali multinazionali che hanno adottato strategie mirate per superare la crisi ed adeguare le proprie produzioni ai mutamenti nelle abitudini alimentari dei consumatori, la Nestlé Italiana S.p.A. sembra non aver elaborato alcun piano di sostegno dei volumi: questa imperdonabile scelta ha avuto l'effetto di deprimere le produzioni italiane e renderle meno competitive sia sul mercato interno che su quello internazionale. Ciò ha avuto immediate ricadute occupazionali, che hanno impattato maggiormente sui lavoratori stagionali.

In un contesto simile, inoltre, il Gruppo Nestlé pare aver scelto di penalizzare gli stabilimenti italiani, forse ritenuti meno strategici di altri, attraverso una serie di decisioni che combinate alla generale crisi di produzione e consumi (che in Italia si sta facendo sentire più che nel resto d'Europa) hanno avuto un effetto a dir poco devastante sugli stabilimenti del Gruppo. Ad esempio, sono state portate all'estero alcune produzioni che costituivano delle vere e proprie eccellenze del Made in Italy, sia per la qualità delle materie prime che per il consolidato know how dei processi produttivi. Tale flusso di volumi verso l'estero ha di fatto reso gli impianti italiani meno competitivi, portandoli a livelli lontani dalla completa saturazione, ed avvantaggiato quegli stabilimenti che, nel resto d'Europa, hanno riassorbito i volumi sottratti ai nostri siti. A causa di ciò, in tutti gli stabilimenti italiani sono oggi in corso ammortizzatori sociali difensivi, ma questa situazione non potrà prolungarsi ancora a lungo.

La totale assenza di investimenti nel nostro Paese è un altro fattore di allarme. E' noto come tale voce di bilancio sia oggi più che mai essenziale per determinare la vitalità di una realtà imprenditoriale: si tratta di una voce direttamente proporzionale alla capacità dell'azienda di rispondere alle esigenze del mercato ed ai gusti del consumatore, sempre più mutevoli; una voce capace di misurare, ci sia consentito dirlo, la reattività e la flessibilità nell'adeguare le proprie produzioni ai diversi contesti; una voce essenziale per garantire la modernità e la sicurezza dei macchinari e degli impianti.

Tali investimenti consentirebbero, inoltre, di arginare il problema della stagionalità delle produzioni: la strategia vincente, da questo punto di vista, non è stagionalizzare il lavoro per adeguarlo alle produzioni (come sta facendo o tentando di fare Nestlé in Italia), ma destagionalizzare le produzioni per adeguarle ad un'organizzazione lavoro che si articoli sull'intero anno solare. Gli esempi di multinazionali che hanno intrapreso questo sentiero attraverso l'innovazione di prodotto e che oggi ne stanno cogliendo i frutti sono innumerevoli. È chiaro che l'innovazione di prodotto ha un costo e comporta maggiore complessità produttiva, ma è altrettanto vero che può garantire l'adeguatezza del portafoglio prodotti ai mercati di sbocco, la competitività e l'attrattività del marchio.

E non meno importanti sono gli investimenti in marketing e promozioni, entrambi apparentemente assenti nella "strategia" Nestlé ed entrambi assolutamente determinanti in un contesto di sempre maggior competitività, giocato per la maggior parte sui fattori "immagine" e "leva prezzo". Altro grande assente nella politica commerciale della Nestlé Italiana è la propensione all'export, la ricerca di canali di vendita che portino i nostri prodotti oltre le Alpi. Se è infatti vero che il mercato interno è saturo e non capace di assorbire le produzioni è altrettanto vero che proprio in contesti come questi la scelta strategica è quella di scommettere sulle esportazioni, di investire sul marchio e puntare ai mercati europei ed internazionali, dove i segni della ripresa economica si sono già manifestati ed hanno positivamente impattato anche sui consumi. Si tratterebbe peraltro di rilanciare all'estero produzioni a marchio made in Italy, un marchio che nei mercati internazionali gode di grande prestigio, nel settore agroalimentare in particolare. 

Essendo chiare quali siano le strategie di sviluppo che potrebbero determinare la ripresa e la valorizzazione del Gruppo in Italia, con beneficio per la solidità dell'intero assetto industriale della Nestlé nel mondo, non si comprendono le ragioni di un'inerzia che sta progressivamente erodendo la realtà produttiva di Nestlé nel nostro Paese e mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro: ci chiediamo a questo punto se non ci sia un disegno più grande che non ci è ancora stato svelato. Fortemente convinti che i lavoratori italiani meritino rispetto e considerazione per la professionalità e l'impegno con cui ogni giorno svolgono il proprio lavoro, e non avendo ottenuto alcun riscontro da parte dell'establishment italiano, siamo quindi a richiedere a codesta spettabilissima dirigenza di voler fornire risposte adeguate alle loro istanze e preoccupazioni, di cui siamo orgogliosamente portavoci".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Nestlè, i sindacati: "Estrema precarietà, avviare un confronto serio"

ParmaToday è in caricamento