'Ndrangheta, confiscati 4 milioni di euro all'imprenditore edile dell'affare Sorbolo
Secondo l'accusa Francesco Falbo, originario di Cutro e residente a Sorbolo, fece costruire 200 unità immobiliari nel paese in provincia di Parma con 20 milioni di euro dei clan. Ma lui si è costituito parte civile ritenendosi vittima dei mafiosi
La Dia di Bologna ha disposto la confisca definitiva di beni per 4 milioni di euro nei confronti dei famigliari dell'imprenditore edile Francesco Falbo, 56enne originario di Cutro e residente a Sorbolo, considerando dagli inquirenti il padre della maxi operazione di speculazione che portò alla costruzione di 200 unità immobiliari a Sorbolo, attraverso l'investimento di 20 milioni di euro che, secondo l'accusa, provenivano dai clan ndranghetisti.
L'imprenditore è accusato, nell'ambito dell'inchiesta Aemilia, di aver impiegato i soldi della mafia ma la condanna non è ancora passato in giudicato. Del resto lo stesso Francesco Falbo si è costituito parte civile perchè sarebbe stato costretto, secondo la sua versione, a cedere le quote della sua società ai mafiosi. La confisca di 4 milioni di euro riguarda in particolare undici beni immobili, tre imprese e tre conti correnti.
L'imprenditore non è nuovo a sequestri e confische: nel 2021 la Dia aveva confiscato beni per 10 milioni di euro: 19 immobili, terreni e fabbricati in varie regioni, tra cui l'Emilia-Romagna, la Calabria e la Lombardia, cinque società di capitali e numerosi conti bancari. Nei suoi confronti era anche stata applicata la sorveglianza speciale con divieto di soggiorno nel comune di residenza per cinque anni.
“L’affare Sorbolo” è stato tra i più “sostanziosi” dell’impianto accusatorio del processo contro la ‘ndrangheta al Nord: 20 milioni di euro per la realizzazione di circa 200 unità immobiliari, ma con dietro una rete di società che si è ritenuto siano state finanziate con denaro della criminalità organizzata.
L'inchiesta Aemilia e l'affare Sorbolo
Il nome di Falbo, pregiudicato in altre vicende giudiziarie, è emerso nell'ambito della maxi inchiesta Aemilia, che nel 2015 portò alla luce gli interessi dei clan calabresi in Emilia-Romagna, come collegamento tra l'organizzazione mafiosa e l'imprenditoria locale, poiché entrato consapevolmente in rapporto con la 'ndrangheta per trarne vantaggio. In particolare, Falbo è risultato coinvolto nel cosiddetto 'affare Sorbolo', imponente operazione di lottizzazione immobiliare con la quale, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, veniva reimpiegato denaro della cosca Grande Aracri di Cutro.