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Cronaca

Oggi il nuovo decreto: divieto di spostamento tra Regioni prorogato di un mese

Ecco tutte le novità del primo provvedimento del Governo Draghi: visite ai parenti, spostamenti e ristori

Nella mattinata di oggi, lunedì 22 febbraio, verrà approvato il primo decreto legge del nuovo Governo Draghi che ovviamente verrà applicato anche sul territorio di Parma e provincia, che da ieri - domenica 21 febbraio - è tornato in zona arancione. 

Il secondo consiglio dei ministri licenzierà il primo decreto legge sull'epidemia con la proroga di 30 giorni fino al 27 marzo del divieto di spostamento tra regioni che scade il 25 febbraio; a questo seguirà un decreto del presidente del Consiglio (Dpcm), che seguirà quello in scadenza il 5 marzo. L'idea è di prorogare tutto fino alla fine di marzo o all'inizio di aprile.

Il nuovo decreto di Draghi conserverà la possibilità di fare visita ad amici e parenti, ossia la regola, per ora valida fino al 5 marzo, che consente di spostarsi verso un'altra abitazione privata massimo in due persone, più i figli minori di 14 anni. Nel decreto potrebbero trovare spazio anche maggiori restrizioni per le zone rosse locali nei comuni focolaio e nelle zone limitrofe.

Circola anche l’ipotesi che il monitoraggio settimanale, da un anno reso noto il venerdì, sia spostato a inizio settimana, per evitare complicate sovrapposizioni con i weekend. Per il resto, si cambia: la nuova strategia del governo Draghi prevede che ogni nuovo decreto e nuovo Dpcm sia approvato almeno una settimana prima dell'entrata in vigore, per permettere ai cittadini e alle attività economiche di organizzarsi, e alle misure di tipo sanitario verranno affiancati i ristori per gli esercizi penalizzati.

Intanto ieri le Regioni hanno bocciato l’ipotesi di far scattare un’unica zona arancione nazionale (la cosiddetta zona arancione scuro del presidente dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini) e chiedono di semplificare e correggere il modello della divisione dell’Italia in tre colori, rivedendo i criteri e i 21 parametri di classificazione, anche se secondo esperti del calibro di Andrea Crisanti serve un lockdown totale per fermare l'avanzata delle varianti del coronavirus: "Non dobbiamo aspettare di arrivare a 50mila casi al giorno per capire che abbiamo un problema e bisogna intervenire”. 

"È stata una riunione preparatoria a quello che dovrà essere il nuovo Dpcm che dovrà essere fatto entro il 5 marzo. Personalmente, ho chiesto che ci siano linee chiare, parametri chiari, e che soprattutto ci sia un riferimento scientifico unico a livello nazionale", dice Luca Zaia, presidente del Veneto, facendo anche sapere di aver esplicitamente chiesto al ministro della Salute Roberto Speranza di far parlare il Comitato Tecnico scientifico "con una voce sola" e "preferibilmente con il governo". La composizione del Comitato tecnico-scientifico cambierà e appare ormai scontato che il numero dei componenti sarà ridotto.

Le Regioni chiedono poi di accelerare decisamente nella campagna vaccinale, reperendo le dosi necessarie, e collegando il problema ai criteri che hanno regolato finora i colori, in primis l'inesorabile Rt, l'indice di trasmissibilità. "Si ritiene indispensabile procedere ad una revisione dei parametri e alla contestuale revisione del sistema delle zone - affermano -, nel senso della semplificazione, che passi funzionalmente anche da una revisione dei protocolli per la regolazione delle riaperture, in senso anche più stringente laddove necessario". "Occorre in questa fase un cambio di passo che consenta di coniugare le misure di sicurezza sanitaria con la ripresa economica e delle attività culturali e sociali". "È evidente - è la conclusione - che se la campagna vaccinale accelera, l'Rt perde progressivamente di rilevanza". 

I ristori quindi non verranno cancellati e saranno dati più prontamente e in corrispondenza con le chiusure degli esercizi commerciali. Per qualche tempo era circolata la voce che Draghi volesse cancellare i bonus e i ristori, anche perché durante le consultazioni in Parlamento lui stesso aveva fatto capire di avere questa intenzione, sostenendo che si dovessero aiutare le attività sane e non quelle in crisi. Ma a tenere banco è ancora il lockdown e la circolazione delle varianti: La Stampa scrive che Speranza ha premesso di non voler fare «allarmismi» ma ha poi tracciato un quadro molto preoccupato della situazione, spiegando che finché la campagna vaccinale non raggiungerà numeri importanti bisognerà fare i conti con le nuove varianti e questo renderà necessario proseguire con le restrizioni.

Ieri a Today.it Andrea Crisanti, professore ordinario di microbiologia all'Università di Padova, ha spiegato che non c'è tempo da perdere: “È evidente che sta per arrivare la terza ondata dell’epidemia di coronavirus. Le Regioni non lo vogliono capire. I presidenti sono il maggior ostacolo all’introduzione delle misure. Bonaccini propone la zona arancione scuro? Era contrario dieci giorni fa”, dice. “Da quanto tempo i tecnici hanno detto che c’è il rischio terza ondata? Avremmo dovuto fare il lockdown a Natale, questa è la verità”, spiega. E questo perché “i segnali della terza ondata ci sono tutti, la variante inglese è già al 35%, fra due settimane rischiamo 40mila casi”. La crescita dei contagi però non è ancora iniziata. “C’è sempre un periodo di latenza da considerare. Certe curve all’inizio sono piatte e poi improvvisamente vanno verso l’alto. Ci stiamo avviando verso la terza ondata. Forse riusciamo per una volta a fermarla prima che ci esploda tra le mani però…”. Con il lockdown? “Certo. C’è poca differenza tra zona rossa ed arancione, ma una stretta va fatta”.

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