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Cronaca

Parmalat, processo per i quadri sottratti: rinviato al 28 marzo

Bisognerà aspettare per sapere se la pena di 4 mesi di reclusione sia congrua o no a sanzionare il reato. Calisto Tanzi, poco tempo prima del crac della sua azienda, nascose una notevole collezione di dipinti

Bisognerà aspettare il prossimo 28 marzo per sapere se la pena di 4 mesi di reclusione sia congrua o no a sanzionare il reato commesso da Calisto Tanzi, ex patron di Parmalat, che, poco tempo prima del crac della sua azienda, nascose una notevole collezione di dipinti, disegni e opere di alcuni tra i maggiori artisti dei secoli XIX e XX. L'udienza fissata oggi è stata rinviata per consentire al giudice di Parma di valutare le conseguenze che la definizione del procedimento avrà sui beni sottoposti a sequestro conservativo.

Si tratta di 112 oggetti, di cui la maggioranza opere figurative, che l'accusa ritiene sottratte al fallimento Parmalat da Tanzi con la complicità di familiari e due mercanti d'arte. I quadri, in particolar modo, sono stati nascosti in soffitte e cantine per anni, fino a quando, un servizio di Report (la trasmissione di Rai 3) non ha sollevato il caso e la procura non ha aperto un'inchiesta. Indagati per concorso in bancarotta per distrazione, assieme a Tanzi, sua moglie Anita Chiesi, l'ex genero del re del latte Stefano Strini, i mercanti d'arte Paolo Dal Bosco e Giovanna Dellatana. Tutti hanno patteggiato 1 anno e 6 mesi di pena, eccetto Strini che ha patteggiato 1 anno e 8 mesi. Stando alla procura il valore attuale delle opere si aggira sui 28 milioni di euro. La Parmalat si è costituita parte civile.

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