Permessi di soggiorno agevolati in cambio di soldi, 12 arresti: in manette una poliziotta dell'Ufficio Immigrazione
Pranzi, vestiti, spese e denaro - fino a 500 euro - per una pratica bloccata: arrestato anche il marito dell'assistente capo e dieci intermediari stranieri
Permessi di soggiorno agevolati e pratiche più veloci in cambio di soldi - fino 500 euro - pranzi, capi di abbigliamento ed altri benefit illeciti. E' questa la gravissima accusa nei confronti di una poliziotta di 56 anni, assistente Capo dell'Ufficio Immigrazione della Questura di Parma, le cui iniziali sono L.P.S, finita in manette all'alba di oggi, venerdì 22 gennaio - insieme al marito F.P. e ad altre dieci persone - con l'ipotesi di reato di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio.
Oltre la marito sono coinvolti dell'inchiesta - portata avanti anche grazie ad alcune intercettazioni - altri dieci cittadini stranieri - albanesi, cinesi, tunisini, indiani e pakistani - che avrebbero avuto il ruolo di intermediari tra la poliziotta ed il marito, e che avrebbero gestito un vasto giro di corruzione per l'ottenimento dei permessi di soggiorno.
L'ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Tribunale di Parma Mattia Fiorentini su richiesta del Procuratore della Repubblica di Parma Alfonso d'Avino e del Sostituto Procuratore, la dottoressa Francesca Arienti: per uno dei presunti intermediari stranieri - il cittadino indiano di 42enne J.M - è stata disposta la custodia cautelare in carcere, per gli altri arresti domiciliari.
Le intercettazioni: "Se vieni da me non ci vogliono 9 mesi ma 40 giorni"
Ufficio Immigrazione: la denuncia della prima utente
Le indagini sono state avviate nella primavera del 2019, dopo la denuncia presentata da una utente dell'Ufficio Immigrazione che, dopo essersi rivolto all'ufficio per chiedere il rinnovo del permesso di soggiorno per le proprie sorelle, si era accorta di alcune anomalie. Come prima cosa la dipendente, poi arrestata, avrebbe specificato che l'utente avrebbe dovuto rivolgersi solo a lei per 'accelerare' le pratiche per le sorelle e avrebbe fornito all'utente un numero di telefono da chiamare - al quale avrebbe risposto il marito della funzionaria.
L'utente avrebbe poi ricevuto chiamate molto insistenti con la richiesta di denaro in cambio della gestione privilegiata della pratica. A partire da questo primo episodio le indagini della Procura della Repubblica di Parma hanno approfondito il ruolo dell'assistente capo, accusata di tredici episodi di corruzione: le pratiche gestiti da marito, moglie ed intermediari sarebbero state una quarantina.
Permessi di soggiorno: il tariffario per l'accelerazione delle pratiche
Secondo la ricostruzione della Procura della Repubblica, che ha disposto un'attività investigativa con servizi di osservazione, pedinamento ed intercettazioni telefoniche nei confronti della coppia, ci sarebbe stato un vero e proprio tariffario per le varie prestazioni. Oltre ai benefit come capi di abbigliamento, spese presso esercizi commerciali, generi alimentari e pranzi, i cittadini stranieri pagavano anche in denaro. Si andava dai circa 400 euro per una pratica 'molto bloccata' e complessa ai 200 euro per una pratica ordinaria, oltre a 100 euro per la consegna.