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Giovedì, 28 Marzo 2024
Cronaca

'Un anno senza estate'? Appennino Parmense: a luglio record di 200 mm di pioggia

Sicuramente il luglio 2014 si ricorderà come un mese piovoso, anche per le città della Regione Emilia-Romagna e per Parma. Ma il metereologo Paolo Mezzasalma avverte: "Un luglio piovoso e freddo è poco frequente ma può capitare"

'Anno senza estate?'. Sicuramente il luglio 2014 si ricorderà come un mese piovoso, anche per le città della Regione Emilia-Romagna e per Parma. Ma i metereologici avvertono: definire il 2014 un anno senza estate è esagerato. Confrontando i dati infatti si può notare che a luglio nella nostra regione sono caduti 125 mm di pioggia in Appennino e 100 mm in pianura. L'alto Appennino parmense ha il record con massimi superiori a 200 mm di pioggia caduta, rispetto ad una media di 50 mm. Ma si tratta semplicemente di un luglio più piovoso del solito: anche nel luglio 2002, nel luglio del 1960 e del 1955 si sono registrati gli stessi dati. 

L'ANALISI DI PAOLO MEZZASALMA. "A luglio sono caduti in media circa 125 mm di pioggia - spiega il meteorologo del Servizio IdroMeteoClima, su dati elaborati da William Pratizzoli- in Appennino e 100 mm nelle zone di pianura che, per quanto riguarda le principali città dell’Emilia-Romagna, si sono distribuiti in circa 11 giorni di pioggia, a fronte di una media di 4-5 giornate con pioggia pari ad almeno un millimetro La mappa a destra mostra un’elaborazione dei dati rilevati dalle stazioni sparse sul territorio regionale. La zona di pianura dove è piovuto di più è quella a nord di Reggio, sul ravennate è invece piovuto di meno, pur sempre, però, in misura superiore al valore atteso per la climatologia di circa 30-40 mm; l’alto Appennino parmense ha registrato massimi superiori a 200 mm, da confrontarsi con un valore medio in genere superiore a 50 mm

Anche le temperature si sono discostate dai valori medi degli ultimi decenni e la mappa a sinistra mostra lo scarto di circa 2 o 3 gradi dalla media recente della temperatura massima che, per alcune zone della regione, è il valore più basso degli ultimi 25 anni.

Il motivo di una tale situazione meteorologica si spiega con l’andamento in quota della corrente a getto, il fiume di aria che scorre veloce ai livelli superiori della troposfera, quella porzione di atmosfera dove risiedono le dinamiche meteorologiche. A tal proposito, si consideri l’altezza della superficie con pressione pari a 500 hPa (o millibar), collocata a quasi 6 km di altezza. La figura sotto mostra abbastanza chiaramente il veloce flusso proveniente dall’America settentrionale che, dopo aver percorso buona parte del bacino atlantico e prima di giungere sulle isole britanniche, si divide in due rami. Di questi, quello più settentrionale piega verso nord, amplificando la presenza di un robusto anticiclone di blocco sulla penisola scandinava; l’altro, il ramo meridionale, piega verso sud-est, entra sul Mediterraneo centrale, permettendo così un contrasto accentuato tra l’aria fredda dell’Atlantico settentrionale e quella delle latitudini mediterranee. Da osservare in particolare come l’asse principale del ramo meridionale della corrente a getto si sia presentato di frequente sulle regioni centro-meridionali dell’Italia. Senza entrare nel dettaglio delle spiegazioni dinamiche, le aree di territorio che si trovano sul bordo settentrionale del getto (a sinistra rispetto al flusso del vento in quota), in questo caso l’Italia settentrionale, sono interessate dalla parte più perturbata e piovosa dei sistemi nuvolosi che viaggiano da ovest verso est.

È la posizione dei meandri compiuti dalla corrente a getto, solitamente mobili, che determina i singoli eventi meteorologici. Se i meandri persistono per un periodo più lungo, se cioè il flusso è “bloccato”, la successione dei sistemi nuvolosi verso una specifica regione geografica determina l’anomalia complessiva di un mese o, se di maggiore durata, di una stagione intera. I blocchi nel flusso non sono eventi rari e i motivi per i quali questi si formano non sono ancora chiari, cosa che li rende anche di difficile previsione. Vari studi hanno cercato di attribuire a questo o a quel fattore la causa predisponente. Tuttavia, nessuna spiegazione è al momento convincente.

Per mettere in contesto il luglio del 2014 con il passato, una stagione simile si ebbe pure nel 2002, quando anche per una parte di agosto la situazione meteorologica rimase, per così dire, poco balneare. Allargando lo sguardo ancora più indietro nel passato, per buona parte della regione, nello specifico per le province di Bologna e Ferrara e per la Romagna, si registrò un luglio ancora più piovoso nel 1989. Molto piovosi furono pure il 1986 e il 1960. Il 1986 fu l’anno più piovoso anche per l’area appenninica ricadente nei territori di Modena e Reggio. Da questa analisi preliminare sembra, invece, che il 2014 sia il luglio più piovoso dal 1951 per l’Appennino parmense e per la pianura di Reggio, soprattutto, per quest’ultima area, grazie ai circa 100 mm registrati nella bassa reggiana nella giornata del 30 luglio. Per la pianura tra Piacenza e Parma, infine, il 2014 è analogo ai mesi di luglio del 1955, 1960 e 2002.

La conclusione è che la norma climatica non fornisce una previsione certa sul mese che sarà. Un luglio piovoso e freddo è poco frequente ma può capitare e nel 2014 sono caduti in genere oltre il doppio dei millimetri che si registrano in media. La natura quasi esclusivamente temporalesca dei fenomeni della stagione estiva ha determinato, però, delle aree più ristrette con accumuli molto più rilevanti.

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