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Cronaca Centro / Via Giosuè Carducci

La storica pizzeria Orfeo si racconta: "Il nostro segreto? La passione"

Un'attività iniziata nel '45 con la prima pizzeria della città e portata avanti di generazione in generazione, con le stesse tecniche di una volta. La storia raccontata dalla famiglia che porta avanti la tradizione

Chi non ha mai notato con un sorriso l'ormai celebre apecar sfrecciare tra le vie della città per una consegna a domicilio? Quella della pizzeria Orfeo è una storia fatta di una passione portata avanti di generazione in generazione, ormai radicata nella realtà cittadina da oltre sessant'anni, diventando anche la fotografia di un pezzo di Parma. A raccontarci la storia con uno sguardo bonario e la tenacia di una donna d'altri tempi, Clotilde, madre dell'attuale titolare del locale, Ettore Del Picchia.

"Era il periodo della guerra. Nel '42 mio suocero aveva una pizzeria osteria a Roma in piazza San Lorenzo. Poi, con i bombardamenti la situazione era diventata tragica, aveva perso tutto, per questo aveva deciso di andare via da Roma con la moglie e i tre figli. Aveva aggiustato una vecchia ambulanza che aveva trovato e si era messo a fare il venditore ambulante. In viaggio, l'ambulanza aveva smesso di funzionare proprio a Parma e allora mio suocero ha pensato di rimanere per vedere se si poteva fare qualcosa. E' riuscito ad aprire la pizzeria Orfeo e la Pasticceria fiorentina di via Bixio. Mio marito allora era un ragazzino, e aveva scelto di lasciare gli studi e lavorare assieme al padre già da giovanissimo, assieme alle sue sorelle, per portare avanti la tradizione che ora è nelle mani di mio figlio. A 76 anni sono ancora qui, ed è ancora una bella sfida andare avanti, ma è bello perchè c'è sempre tanta  passione".

La prima pizzeria di Parma, quando ancora non c'era quasi nulla in una città segnata dalla guerra, era un piccolo spazio in via Oberdan a fianco allo storico cinema Orfeo, da cui ha preso il nome. "C'erano solo due gusti per la pizza: margherita o alle acciughe. La si mangiava piegata e stando in piedi – racconta Del Picchia –, poi pian piano la situazione è migliorata. Dopo via Oberdan, per cinque o sei anni spostati sul Ponte di mezzo con una sorta di baracca quando via Mazzini non era certo come ora, ma in condizioni fatiscenti e non aveva ancora i portici ma i segni della guerra". Una città che si è trasformata negli ultimi trent'anni, a detta di Del Picchia, che descrive uno spaccato della società parmigiana con ritmi e abitudini mutati radicalmente nel corso del tempo: "Dagli anni Ottanta a oggi sono cambiate tante cose, la qualità della vita e di conseguenza anche i rapporti interpersonali. Ora si è sempre di fretta, prima c'erano ritmi e stili di vita diversi, non c'erano tutti questi bar e paninoteche, il cinema in centro scandiva anche tempi diversi per andare a mangiare o ritrovarsi per fare due chiacchere. Il centro era vissuto più intensamente, ora invece la sua economia è penalizzata anche dalle limitazioni al traffico, dai varchi e dalla nascita continua di centri commerciali".

Tanta concorrenza, nuove aperture di locali, ma a detta della signora Clotilde: "Tutte le reti pescano pesci! Ma da noi ci sono persone che vengono da quando erano bambini. La nostra passione è quella di scegliere gli ingredienti più buoni, stando dietro anche alla produzione, facciamo tutto noi, sappiamo cosa c'è dentro le cose che proponiamo. Facciamo ancora la pizza come la faceva mio suocero, che era il perno di tutto questo, si possono alternare i dipendenti o i pizzaioli, ma quello che noi insegnamo è quell'unico metodo della "scuola romana" con cui questa pizzeria è nata, nell'intento di continuare a portarlo avanti negli anni".

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