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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca piazzale della pace

Plasmon, sit-in sotto la pioggia: "No a mattanza di capitale umano"

Lavoratori in mobilitazione davanti alla sede della Provincia contro la notizia di 204 licenziamenti del gruppo in Italia di cui 36 a Ozzano. Scelte affrettate e inutili secondo le tre sigle sindacali che sperano in un cambio di rotta anche nell'incontro al Ministero

Non si sono fatti scoraggiare dalla pioggia e fischietti e bandiere alla mano con i cartelli affissi agli ombrelli i lavoratori della Plasmon di Ozzano in queste ore stanno dando vita a un presidio di protesta davanti alla sede della Provincia in occasione dell'indizione del tavolo istituzionale con i parlamentari e i sindaci del territorio. Due ore di assemblea sindacale e sei di sciopero per dire no ai 204 licenziamenti a livello nazionale comunicati dalla Plasmon, di cui 36 nello stabilimento di Ozzano. "Questa è un'azienda che negli ultimi tre anni ha già ridotto il suo organico da 300 dipendenti a 210 – sottolinea Fabrizio Affaticati Fai Cisl Parma –. Fino ad oggi sono state fatte azioni condivise a fronte di prospettive di sviluppo presentate dall'azienda, ma oggi il quadro è cambiato perchè sostanzialmente l'azienda ci annuncia il 25% di tagli di dipendenti senza motivarcelo e senza condividere assolutamente il piano sociale".

La Plasmon, controllata dalla multinazionale HJ Heinz Co.s, non risulta essere una società in crisi, ha un patrimonio che si aggira attorno a quasi un miliardo di euro e ha chiuso il 2012 con un utile netto pari a 34 milioni di euro. I sindacati che hanno indetto la mobilitazione non si spiegano le ragioni di queste scelte così improvvise. In realtà nei mesi scorsi è avvenuto un mutamento dell'assetto societario derivato dal fatto che a giugno Buffett e la 3G Capital hanno rilevato Heinz scaricandole un debito da 12,6 miliardi di dollari. Un'operazione che ha visto cadere a catena numerosi posti di lavoro, con l'annuncio del licenziamento di 1200 persone tra Usa, Canada, Regno Unito, Irlanda e resto d'Europa. "A oggi non esistono incontri preordinati se non quello di oggi a cui l'azienda ha già annunciato che non si presenterà e uno organizzato nella sede del Ministero per lo Sviluppo Economico previsto per 11 ottobre – sottolinea Giuseppe Finocchiaro, Flai Cgil Parma – . Si spera che per quella data l'azienda presenti un piano industriale vero, quel che ha presentato sinora è solo un piano di tagli. Ciò che preoccupa è che in un momento di crisi un'azienda che nel 2012 ha fatto un utile netto di 34 milioni di euro possa pensare di licenziare in questo modo".

Presidio lavoratori Plasmon in Provincia

Quanto chiesto a gran voce da sindacati e lavoratori è che l'azienda ripensi al piano e proponga investimenti invece di pensare a tagli fini a se stessi. "Non è pensabile che si acquisti un'azienda scaricandole i debiti e che quei debiti ricadano sulla forza lavoro. Speriamo che il Ministero ci siano risposte diverse rispetto a quelle che ha già proposto l'azienda", ribadisce Finocchiaro, Flai Cgil. Un atteggiamento non propenso al dialogo secondo le rappresentanze sindacali, ferme nel dire no a un piano che prevede licenziamenti senza pensare di intraprendere soluzioni alternative alla mobilità. "L'azienda sembra rigida e voler continuare il percorso di licenziamenti. Noi non possiamo accettare questo tipo di ragionamento e siamo qui per ribadire la nostra contrarietà – sottolinea Sergio D'Alba Uila Uil –. Abbiamo bisogno di un piano industriale serio. Con l'incontro di oggi alla presenza anche dei sindaci e dei parlamentari del territorio esprimeremo dissenso nei confronti di un piano che è contrario a ogni ragionamento di tipo economico anche perchè un piano industriale fatto solo di tagli per recuperare risorse è una cosa che non ci deve essere".

Davanti a una mobilitazione sotto la pioggia e un incontro in Provincia nella speranza di un cambio di rotta anche in sede ministeriale, nessuna intenzione di gettare la spugna e la volontà dei dipendenti di tenersi stretto il posto di lavoro per una scelta ritenuta ingiusta e immotivata, anche per le ripercussioni sociali in uno scenario già di per se critico: "Il Paese è in crisi, tutte le aziende sono in crisi, se tutte facessero così non ci sarebbero più attività in Italia – commenta Finocchiaro, Cgil–. Credo che una multinazionale abbia il compito di rispettare compiti non soltanto economici ma anche sociali". GUARDA IL VIDEO DEL SIT-IN IN PROVINCIA

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