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Cronaca

"Pizzarotti, stai con le banche?" Torna la protesta degli indignados

In occasione del Consiglio comunale del 5 febbraio torna la protesta del coordinamento 'La Piazza' a circa un anno e mezzo di distanza dalle proteste che hanno portato alle dimissioni del sindaco Vignali

"L’inchiesta aperta dalla Procura della Repubblica -si legge nel documento de 'La Piazza'- denominata Public Money, conferma sempre più ciò che le denunce condotte da diversi settori della società civile dicevano da tempo: l’aggressività e la vastità capillare del programma delle giunte guidate da Ubaldi e Vignali nel corrompere la macchina municipale fino a trasformarla essenzialmente in macchina di rapina del pubblico denaro e di indebitamento a fini speculativi privati. Un immane saccheggio che, al 31 dicembre 2011, aveva prodotto 867 milioni di debiti, di cui più di 500 dovuti alle società partecipate.

Sul banco degli imputati sono chiamati i rappresentanti di tutti i gruppi protagonisti di questa epopea: imprenditori privati, immobiliaristi, sindaci, assessori, dirigenti comunali, amministratori delle partecipate.Ne manca ancora uno, che le denunce dei cittadini invece non risparmiano: le banche, che hanno compromesso il futuro della città, prestando all’amministrazione comunale e alle società partecipate un’enorme quantità di denaro per finanziare le grandi speculazioni, rifilando talvolta al Comune e alle sue partecipate prodotti finanziari derivati di massimo rischio, che hanno assicurato lauti profitti agli istituti creditizi e l’aumento ingovernabile del debito pubblico.

Le carte documentano come e quanto le banche abbiano partecipato di questo sistema speculativo a spese della solidità economica e del funzionamento pubblico del Comune, come siano stati i loro stanziamenti, le loro concessioni di mutui e prestiti, a consentire la prevalenza degli interessi di gruppi ristretti, in tutti gli ambiti della società: economia, editoria, politica, impresa, servizi.

Ma la circostanza più preoccupante è che le responsabilità delle banche non siano minimamente lambite dai discorsi della nuova giunta pentastellata.

Il sindaco Pizzarotti e l’assessore Capelli infatti hanno presentato in pubblico, un paio di settimane fa il Bilancio di previsione 2013. Hanno replicato lo schema della propaganda politica del governo nazionale che, come tanti di quelli internazionali, è espressione della grande finanza speculativa: invece di ammettere che la crisi parmense ha origini recenti, ha responsabili di cui vanno individuati nomi e cognomi, ha la sua causa principale nella depredazione dei beni comuni e nell’indebitamento finanziario, invece di dare i dati completi dell’entità del dissesto, hanno spacciato ai concittadini che la crisi economica e i conseguenti tagli ai trasferimenti operati dal governo hanno causato quel debito, che impone i sacrifici ai cittadini, e che eventuali responsabilità penali possono essere accertate solamente attraverso le indagini della Magistratura.

La nuova giunta anziché istituire una commissione d’indagine che operi indipendentemente dalle inchieste della Procura, che accerti le cause che hanno prodotto il debito di 867 mln, che metta in luce la sua composizione, che accerti i fatti, i contratti, le condizioni, gli atti che l’hanno determinato e con essi i responsabili dentro e fuori la macchina comunale, lo rende legittimo, soddisfacendo con la maggiore urgenza gli istituti bancari, che diversamente potrebbero decidere di chiudere il credito al Comune.

Insomma, il sindaco Pizzarotti - che in campagna elettorale ha fatto della rinegoziazione del debito illegittimo, della trasparenza, della partecipazione nei processi decisionali, le proprie parole d’ordine - e l’assessore Capelli hanno evitato di confrontarsi con la società civile e le parti sociali sull’incremento del prelievo fiscale e sui tagli al welfare. In particolare non rendono conto di quali siano le priorità per i pagamenti, quali i criteri di scelta dei fornitori (anche coloro che hanno tratto vantaggio da derivati e mutui collegati ad euribor sono fornitori), quali debiti pagare e quali no. Insomma si rifiutano di condividere la decisione su quale parte della città scegliere, se quella dei cittadini o quella delle banche.

L’ipotesi di costituirsi parte civile e di istituire una commissione di indagine, ventilata dalla nuova Amministrazione solo dopo aver visto le manette ai polsi di Vignali, appare tardiva e forzata dagli avvenimenti. A maggior ragione tale decisione comporta che i presupposti su cui è fondato il Bilancio di previsione 2013, cioè che siano i cittadini a farsi carico del debito, debba cadere: il debito ha dei responsabili, che sono stati solo in parte individuati; su costoro, insieme con coloro che ancora sono protetti dalle pieghe dell'anonimato, deve ricadere l'onere del ripianamento del debito e non sulla cittadinanza intera.

Chiediamo pertanto alla giunta comunale ed ai consiglieri comunali di:

- rinviare l'approvazione del Bilancio di previsione, usufruendo della proroga accordata dal Patto di stabilità, allo scopo di ridefinirne la linea strategica, mettendo in primo piano il progetto di rinegoziazione dei debiti contratti presso le banche, valutando anche, come fatto da altri enti pubblici, il ricorso alla sentenza di Milano;

- istituire immediatamente un’unità di crisi che affronti la questione del lavoro, sulla quale l’amministrazione comunale può incidere in maniera determinante: basti pensare che con i nuovi assetti dell’assistenza agli anziani e con le ristrutturazioni del settore educativo, affidati a cooperative ed enti privati, sono centinaia i posti di lavoro che andranno perduti;

- rivedere completamente i capitoli dedicati ai tagli alla spesa sociale e all’incremento delle tariffe e delle tasse, per impedire che settori sempre più larghi della popolazione scivolino verso la povertà;

- predisporre un piano complessivo di ristrutturazione del sistema partecipate, secondo criteri di tutela degli interessi pubblici e non di quelli bancari. Ad esempio, sarebbe strategico chiedere il fallimento di SPIP, in alternativa al concordato preventivo perseguito dal Comune, per liquidare questa società partecipata che da sola ha accumulato un debito di circa 105 milioni (dati al 31 dicembre 2011) - pari a circa un ottavo del debito totale del Comune - ma non verso fornitori o imprese, bensì quasi completamente verso le banche finanziatrici delle speculazioni clamorose condotte dai manager di Spip in favore di immobiliaristi e proprietari privati. La spesa di 2,8 mln di euro che il Comune è pronto a destinare nuovamente alle banche per la procedura di concordato, può essere così risparmiata e destinata ad altri scopi. Ricordiamo che la medesima cifra è stata tagliata dai fondi per la spesa sociale;

- far luce sui prodotti derivati detenuti dalle diverse società partecipate e di procedere, come è già stato fatto da diversi enti pubblici, ad azioni di responsabilità che mettano fine al ricatto della lievitazione del debito".

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