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Cronaca

Regione Emilia-Romagna: indagati tutti i capogruppo. Coincolti anche i 5 Stelle

I primi indagati a un anno dal primo accesso della Guardia di Finanza nella sede della Regione Emilia-Romagna: sono coinvolti tutti i partiti: nel mirino ci sono infatti i capigruppo della legislatura iniziata nel 2010

A un anno dal primo accesso della Guardia di Finanza nella sede della Regione Emilia-Romagna per acquisire faldoni e iniziare a 'spremere' i conti del consiglio regionale, arriva la notizia di iscrizioni nel registro degli indagati, per peculato, cioè l'indebita appropriazione di denaro pubblico da parte di pubblici ufficiali. Sono coinvolti tutti i partiti: nel mirino ci sono infatti i capigruppo della legislatura iniziata nel 2010. I gruppi dell'assemblea legislativa attualmente sono nove: Pd (Marco Monari), Movimento 5 Stelle (Andrea Defranceschi), Idv (Liana Barbati), Lega Nord (Mauro Manfredini), Federazione della Sinistra (Roberto Sconciaforni), Udc (Silvia Noè), Sel-Verdi (Gianguido Naldi). Il Pdl, a causa della sospensione dalle funzioni di consigliere regionale di Luigi Villani per l'inchiesta Public Money a Parma, da aprile è guidato da Gianguido Bazzoni, mentre il Misto (tre consiglieri) è presieduto dall'ex Idv Matteo Riva. In questi due casi, dal momento che non risulta che ai consiglieri siano stati recapitati avvisi, non è chiaro quali politici siano coinvolti nell'indagine, che in ogni caso - dopo un enorme lavoro sui documenti e un'analisi di quasi quarantamila voci di spesa - sembra arrivata alle battute finali.

L'approfondita inchiesta sui fondi è curata da quattro pm - i sostituti Morena Plazzi e Antonella Scandellari, che hanno lavorato con la supervisione del procuratore capo Roberto Alfonso e dell'aggiunto Valter Giovannini - e le indagini sono delegate da ottobre 2012 a un piccolo pool di investigatori delle Fiamme Gialle. Ci sono state varie riunioni, sono state depositate più informative, anche con l'ausilio di sistemi multimediali 'brevettati' appositamente dal nucleo di militari, per una più agile consultazione dei magistrati. Quindi sono state chieste integrazioni, e anche in mattinata i finanzieri sono tornati in Regione (durante una seduta consiliare) per ulteriori documenti, probabilmente utili a limare le accuse. In particolare, sembra che le più recenti attenzioni si siano rivolte alle spese per le consulenze e per i contratti del personale.

Fin qui erano state due le inchieste che riguardano consiglieri arrivate a definizione: è a processo Alberto Vecchi (Pdl), accusato di truffa per rimborsi ottenuti, secondo l'accusa, dichiarando una falsa residenza. Mentre è stata chiusa prima dell'estate l'indagine per peculato a carico dell'ex Idv Paolo Nanni. Ora in viale Aldo Moro, dove da tempo si attendevano con fibrillazione riscontri degli accertamenti, c'è chi ostenta tranquillità. Come il capogruppo Pd, Marco Monari, che si è detto 'serenissimo' di fronte a un ritorno della Gdf negli uffici. O Gianguido Bazzoni (Pdl) ("A noi non è pervenuto nulla, ma siamo sereni in attesa dei risultati dell'indagine"). L'ex M5S Giovanni Favia, ora al gruppo Misto, ha formulato una sua lettura: "L'ipotesi è che si stia indagando su quella falla del sistema che può permettere di pagare con consulenze, anche di poche migliaia di euro, l'impegno invece profuso da alcuni nel trovare le preferenze alle elezioni".

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