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Cronaca

“Riaprire subito tutte le attività nel rispetto dei protocolli sanitari”

Ascom non ci sta: "E i negozi di abbigliamento non sono ricompresi tra le attività essenziali. Perché i ristoranti non possono lavorare garantendo le distanze di sicurezza e osservando i protocolli sanitari?"

"Occorre ripartire subito". E' questo il diktat di Ascom, che con un comunicato veicola la volonta degli associati: "È ormai evidente l’insostenibilità economica e sociale del ricorso al modello del “più chiusure”. Si deve pianificare una campagna di vaccinazione celere e capillare che si completi in tempi brevi e consentire riaperture in sicurezza. I dati parlano chiaro: sono circa 300 mila le imprese del commercio al dettaglio non alimentare e del terziario di mercato a rischio chiusura, 240 mila delle quali come conseguenza diretta della crisi di reddito e liquidità. Tutti gli errori sono ricaduti sulle attività giudicate “non essenziali”, ma che invece sono “essenziali” perché rappresentano quel 90% di imprese che sorreggono il sistema economico e del welfare. Non comprendiamo i motivi per i quali, ad esempio, i ristoranti non possono lavorare garantendo le distanze di sicurezza e osservando i protocolli sanitari.

O perché i negozi di abbigliamento non sono ricompresi tra le attività essenziali. Così come i mercati che svolgono tra l’altro la loro attività all’aperto. Quando gli strumenti di salvaguardia e gli ammortizzatori sociali messi in campo saranno rimossi, gli effetti della pandemia sulla tenuta del tessuto economico saranno devastanti e l’impatto sui settori maggiormente colpiti sarà tragico, con forti ripercussioni sulla tenuta sociale e sulla vivibilità delle nostre città. Per scongiurare questo scenario chiediamo con estrema decisione ad ogni livello istituzionale che venga subito data la possibilità di riaprire a tutte le attività oggi costrette alla chiusura (commercio al dettaglio, sia in sede fissa che ambulante, ristorazione e attività sportive, culturali e di intrattenimento) nella totale convinzione e consapevolezza che ogni impresa di questi settori sia in grado di garantire l’assoluto rispetto di tutte le disposizioni sanitarie previste dalla normativa anti Covid.

Con il Decreto “Sostegni” sono state stanziate risorse pari a circa 11 miliardi di euro ma i soggetti interessati sono nell’ordine di 3 milioni ed il ristoro medio si stima sarà di circa 3700 euro: una goccia nel mare delle perdite. È necessario quindi garantire ristori più adeguati in termini di risorse, più inclusivi e più tempestivi, con meno cavilli burocratici eliminando ad esempio, vista la drammaticità del momento, la necessità della regolarità del DURC. Così come è urgente procedere con moratorie fiscali più ampie, con esenzione del pagamento della TARI per le imprese limitate nella loro attività e con la proroga della moratoria sui prestiti bancari. Non possiamo più aspettare: occorre aprire subito, i problemi stanno altrove e siamo stanchi di essere il capro espiatorio di questa situazione.

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