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Cronaca

Licenziata pochi mesi dopo parto: rigettata anticipazione dell'appello

Dovrà attendere il 30 maggio 2013 la donna licenziata da una ditta parmense per aver dimenticato di consegnare un certificato di astensione post partum. Lei: "Non mi arrendo", i legali: "Ottime possibilità di vincere"

E' stata rigettata la richiesta di anticipazione dell'udienza d'appello per Gabriella Longobardi, la donna licenziata pochi mesi dopo il parto da una nota azienda del parmense. Prosegue la sua battaglia per il lavoro in attesa del 30 maggio 2013 ma non ha nessuna intenzione di arrendersi a 5 anni da un licenziamento che lei ritiene ingiusto e discriminatorio. La storia della protagonista è balzata all'attenzione pubblica per i motivi che l'hanno generata: licenziata dall'azienda dopo sette anni di servizio pochi mesi dopo il parto, per aver dimenticato di consegnare il certificato di astensione facoltativa post-partum. Tante le vicissitudini che hanno caratterizzato la vicenda, come raccontato in una precedente intervista a ParmaToday, sfociate, dopo la ricezione nel luglio 2007 della raccomandata di licenziamento per giusta causa senza preavviso, nel ricorso con richiesta di reintegro, respinto nel 2010 dal Giudice Coscioni.

Una sentenza che fa discutere, perchè contraddice quanto stabilito il 1 giugno 2004 dalla Corte di Cassazione: "Il licenziamento della lavoratrice madre durante la gravidanza o prima del compimento di un anno d'età del bambino è nullo". Un muro davanti a se, nessuna solidarietà ne da sindacati ne da associazioni, oltre alle difficoltà a trovare un avvocato che prendesse in carico la causa contro l'azienda. 30 maggio 2013 la data fissata per l'appello presentato al Tribunale di Bologna, appuntamento lontano considerate le difficoltà quotidiane della famiglia della donna, con due figli, un mutuo da pagare e le rette scolastiche, con il solo stipendio del marito di Gabriella.

Ritirato il mandato all'avvocato precedente, Gabriella si è affidata al Movimento Nuovi Consumatori. Filippo Greci, MNC, commenta: "Riteniamo che il giudice abbia male interpretato una consulenza tecnica, ci sono ottime possibilità di ribaltare una sentenza in appello. Ci siamo attivati a tutti i livelli, i due legali che si occupano del caso della signora Longobardi capendo il caso umano hanno scelto di non percepire alcun onorario oltre alle spese vive di segreteria, fascicolazione e viaggio. Le difficoltà che la signora sta affrontando sono molte, ma confidiamo che si giunga a un esito positivo della vicenda tra pochi mesi".

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