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Cronaca

Sacchetti di frutta e verdura a pagamento: le reazioni dei parmigiani

Dal 1° gennaio è entrata in vigore l'articolo 9-bis della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017: anche a Parma c'è chi s'indigna e chi cerca di trovare modi alternativi per non pagare i sacchetti

Come hanno reagito i parmigiani e le parmigiane alle novità del 2018 dei sacchetti per frutta e verdura a pagamento? Lo abbiamo chiesto ad alcuni abituali frequentatori di tre grandi supermercati cittadini per capire se anche a Parma si respira la stessa aria di indignazione che sta salendo in tutta Italia, tra chi non si capacita della nuova regola e tra chi cerca di trovare qualche trucchetto - come appiccicare l'etichetta direttamente sul singolo frutto o sulla verdura. Sembra che, almeno riferendosi alle risposte che gli utenti dei supermercati ci hanno dato, anche da noi l'introduzione di questa ulteriore tassa, definita come una 'tassa sulla spesa' non sia stata presa bene. 

"Avevo sentito questa cosa girare su Facebook-ci racconta una signora di circa 50 anni dopo essere uscita dal supermercato- ma credevo che fosse una bufala, come tante ne girano. Invece no oggi sono andata a fare spesa e ho dovuto pagare anche per i sacchetti per la frutta e la verdura: è totalmente assurdo. E' chiaro che il problema non è il costo del singolo sacchetto ma il conto generale, se pensiamo ad un anno di spesa. Non ci posso veramente credere: so che qualcuno sta cercando delle alternative per non pagare i sacchetti. Farò anch'io così". 

"I sacchetti a pagamento? ci racconta una ragazza di circa 30 anni. E' vero, mi è successo oggi e dovremo abituarci all'idea ma non riesco a capire il perchè. Quel che so è che si tratta di un articolo del decreto Legge Mezzogiorno ma non ho capito l'idea che ne sta alla base se non il farci pagare di più la spesa, che è già abbastanza cara. Ho letto che il Codacons sostiene che gli italiani potranno avere una spesa maggiore anche di 50 euro all'anno per colpa di questa legge". 

"Lo trovo semplicemente assurdo -contesta un signore di mezza età con le borse della spesa. Credo che deciderò di non andare più al supermercato a comprare frutta e verdura e di andare invece direttamente al mercato dove i produttori vendono direttamente i prodotti dei loro campi. Basta supermercati, soprattutto dopo questa. Non credevo che fosse vero ma stamattina l'ho verificato personalmente e ho deciso di evitarli". 

"Ho visto su Facebook come fare -ci racconta una ragazza: basta mettere le etichette direttamente sul frutto che si vuole comprare e così si evitano i costi. Io ho fatto così - e ci mostra i frutti che ha appena comprato. So però che in alcuni supermercati hanno inserito il costo del sacchetto direttamente nell'etichetta, così siamo costretti a pagare per forza anche quel costo e non è giusto!"

Cosa dice la legge

Dal 1 gennaio 2018 è entrato in vigore l'articolo 9-bis della legge di conversione n. 123 del 3 agosto 2017 (il Decreto Legge Mezzogiorno), per il quale "le borse di plastica non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite". Sono previste sanzioni per gli esercizi commerciali che non applicheranno la nuova norma, con multe che vanno dai 2.500 ai 25.000 euro (ma si può arrivare anche fino a 100.000 euro in caso di "ingenti quantitativi" di buste fuorilegge, come ricorda Il Corriere della Sera). Il legislatore italiano ha recepito - in ritardo e sotto il rischio di una pensate multe - la direttiva Ue, approvata nel 2014, per la dimunzione dei consumati in tutti gli Stati membri. 

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