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Cronaca Fidenza

Il grido di dolore di Saldarini 1882: "Costretti a chiudere"

Intervista all'imprenditore che ha denunciato le presunte anomalie: "Ad angustiarci ancor più è la situazione delle nostre 7 lavoratrici che Fidenza Village si rifiuta di prendere in carico, di cui una è madre di famiglia single, ed un'altra era l'unico reddito del proprio nucleo famigliare con a carico un marito invalido"

Francesco Saldarini è l'imprenditore che ha denunciato le presunte irregolarità dei contratti di affitto di rami d'azienda del Fidenza Village. La Guardia di Finanza, dopo la sua protesta pubblica, ha avviato un'indagine che ha portato alla contestazione di 7 milioni e 200 mila euro di quote "non ammissibili". „La cifra farebbe riferimento, secondo le Fiamme Gialle, a un periodo che va dal 2010 al 2014, quando la ditta che gestisce l'outlet - la VR Milan Srl - avrebbe dichiarato quote di ammortamento per il mantenimento degli immobili, che in realtà spettavano agli affittuari delle attività commerciali. Abbiamo intervistato l'imprenditore. Il Fidenza Village, da noi contattato, ci ha comunicato di non voler rilasciare dichiarazioni in proposito. 

Pensa che il sistema rispetto al quale sta indagando la Finanza, possa essere diffuso anche in altri outlet?

"Questa italianissima situazione interessa la più parte dei centri commerciali italiani, e la totalità di quelli in cui noi operiamo od abbiamo operato, i più importanti outlet a livello nazionale. Numerosi sono i titolari di altri marchi che soffrono le conseguenze vessatorie della malpractice denunciata, aggravate - se possibile - ancor più dalla contingente situazione congiunturale del nostro paese, e dalla grave situazione sociale e lavorativa con cui le aziende già si confrontano quotidianamente.  In questo caso non mi riferisco al Fidenza Village. La questione dei "contratti di affitto di falsi rami d'azienda" interessa la quasi totalità dei 1.000 centri e gallerie commerciali che operano in Italia". 

Ci può raccontare quando ha deciso di denunciare la situazione

"La giurispudenza definisce ramo d'azienda un complesso beni e conoscenze, autonomamente organizzato che mantenga immutata la sua natura e le sue caretteristiche anche a seguito della sua cessione od affitto. Fidenza Village ci ha affittato un capannone industriale a rustico e senza agibilità, sprovvisto di impianti e certificazioni, e come tale inidoneo a svolgere alcun tipo di attività commerciale al pubblico se non dopo l'esecuzione di importanti lavori a nostro carico.

Non vi è chi non veda l'impossibilità di identificare un'azienda o ramo di essa in una tale situazione; di identico avviso sono stati ad esempio la Guardia di Finanza e la Procura di Gorizia analizzando i contratti di affitto di ramo d'azienda della galleria commerciale Ikea di Tiare. Alla compressione dei diritti degli esercenti affittuari che deriva da una forzatura giuridica, consegue però l'obbligo per il centro commerciale di garantire i posti di lavoro ai commessi che operano nei "rami d'azienda" ad ogni avvicendamento nella conduzione degli stessi ( cfr. articolo 2112 codice civile, e normativa europea in materia );  questo non avviene poichè Fidenza Village e gli altri centri commerciali impongono agli esercenti di licenziare il personale prima della restituzione dei "rami d'azienda".

Tale previsione, è contenuta nei soli contratti che Fidenza Village non ha registrato nelle forme di Legge, contratti la cui esistenza è stata accertata e contestata dalla Guardia di Finanza, ma - incomprensibilmente - neppure questo è bastato al Tribunale di Parma per statuire la nullità di tali contratti che riteniamo non opponibili a noi. Il nostro contenzioso con Fidenza Village, nasce quale unico tentativo possibile di salvare la nostra intera attività aziendale poichè il mancare dell'importante fatturato generato dal nostro punto vendita di Fidenza avrebbe fatto venire meno i presupposti di continuità dell'intera azienda, come in effetti accade".

Il 7 aprile è fissata l'udienza alla Corte di Appello di Bologna

"La Corte di Appello di Bologna deciderà sulla reale natura dei contratti che Fidenza Village fa sottoscrivere ai propri affittuari. Per motivi processuali che si possono bene immaginare, il centro commerciale non ha voluto attendere i pochi giorni che mancavano a tale scadenza ed ha eseguito lo sfratto in maniera del tutto anomale in orario di chiusura dell'Outlet al pubblico ed in assenza del necessario contraddittorio con la scrivente.

Alla ripresa del possesso di quello che il centro commerciale stranuamente sostiene essere un "ramo d'azienda", però è seguito il rifiuto di farsi carico dei lavoratori come Legge impone, e di ciò si è dato conto agli Uffici preposti che in maniera del tutto incomprensibile non si sono attivati da che l'INPS si costituì nel 2014 proprio contro i licenziamenti illegittimi del Fidenza Village. Questa italianissima situazione, come detto, interessa la più parte dei centri commerciali italiani, e la totalità di quelli in cui noi operiamo od abbiamo operato (i più importanti outlet a livello nazionale );  La proprietà del Fidenza Village fa riferimento ad un colosso immobiliare multinazionale;  parrebbe però che agli Uffici preposti ed alla Politica nulla interessi delle difficoltà dirompenti di aziende e lavoratori". 

Ora cosa potrebbe succedere concretamente alla sua azienda? 

"In quest'ambito la nostra denuncia e grido di dolore per una situazione incomprensibile che ci obbliga alla chiusura della nostra storica attività che mantiene 44 famiglie; purtroppo non sono solo parole, e ad angustiarci ancor più è la situazione delle nostre 7 lavoratrici che Fidenza Village si rifiuta di prendere in carico, di cui una è madre di famiglia single, ed un'altra era l'unico reddito del proprio nucleo famigliare con a carico un marito invalido".

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