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Cronaca Montanara / Via Po

Sanità e tagli, Fabi: "Inevitabile ripensare radicalmente l'assistenza"

Davanti a 260milioni di euro di tagli sanitari alla regione Emilia Romagna e la previsione di accorpamento di 5 aziende in una, occorre ripensare radicalmente il sistema di assistenza. Fabi, Azienda Usl Parma: "Necessario dare strumenti ai professionisti"

Davanti ai tagli alla sanità occorre ripensare la logica di assistenza sul territorio. Questo il tema del dibattito a cui ieri all'Hospital Piccole Figlie hanno preso parte il direttore generale dell'Azienda Usl di Parma Massimo Fabi, il direttore sanitario Ospedale S.Maria delle Croci di Ravenna Andrea Neri e il commissario straordinario dell'Azienda Ospedaliera Niguarda di Milano Marco Trivelli. Una situazione critica, che in Emilia Romagna porta a una riduzione di risorse alla sanità di 260milioni di euro rispetto al 2012. "I tagli nella sanità sono grossolani e a siepe - sottolinea Giorgio Bordin, direttore dell'ospedale Piccole Figlie -, il passo tra razionalizzazione e razionamento è breve, l'incertezza non riguarda solo i finanziamenti ma mette in discussione lo scopo stesso del nostro lavoro di medici. In questo quadro c'è anche il silenzio dei professionisti, fino a qualche anno fa non sarebbe stato così". Criticità e conseguenze pesanti che si ripercuotono a livello nazionale e che necessitano una riflessione ampia alla ricerca di strade alternative per ripensare in parte il sistema sanitario.

"Nel nostro ospedale la spesa sanitaria fino al 2010 cresceva del 4% l'anno - sottolinea Trivelli, Niguarda Milano -. Negli ultimi due anni, pur con un blocco, è cresciuta del 2% ma con costi del personale (globali, sia interni che di fornitura esterna) diminuiti dell'1%. A questo incremento di spesa si è fatto fronte con aumenti delle entrate, ma da quest'anno anche in Lombardia c'è un calo deciso dei finanziamenti e, ad oggi, la previsione è di un disavanzo del 3,4%. La percezione è di non riuscire a farcela. La manovra che dobbiamo fare al Niguarda è del 4%, in altre aree del Paese potrebbe essere anche dell'8%. La prima strada della spending review è la negoziazione coi fornitori, uno sforzo che nel breve periodo può dare risultati ma, in fondo, porta solo a un miglioramento dello 0,4%. Per un obiettivo più ampio bisogna incidere nel corpo della sanità: abbiamo analizzato il regime dei ricoveri programmati e di quelli urgenti; lavorando sull'efficienza del governo clinico si possono ridurre i giorni/letto per singolo ricovero ottenendo risparmi più consistenti, che sommando tutte le voci, possono portare a un risparmio tra il 2,7 e il 5,7%".

Davanti a una situazione di crisi con le ripercussioni generate da tagli trasversali la necessità di ripensare radicalmente la visione tradizionale degli ospedali riprogettando l'assistenza, secondo Neri, Ospedale S.Maria delle Croci Ravenna: "Oggi il perimetro di responsabilità è il reparto. Quando un malato, ad esempio oncologico, viene dimesso, non ce ne si occupa più. E, se si ripresenta al pronto soccorso, è come se fosse uno sconosciuto". Tra le proposte di riflessione su cambiamenti concreti da attuare per riprogettare l'assistenza quella di Neri che sottolinea: "I reparti isolati non sono efficienti, la soluzione sono delle piattaforme, ossia grandi aree di degenza per intensità di cura, dove la responsabilità del medico-primario non è più sui letti ma sui pazienti. Laddove si è già sperimentato questo nuovo modello ha portato a una riduzione dei ricoveri, un aumento del 40% delle dimissioni protette, e cosa ben più importante una gratificazione "nuova" per i medici che riscoprono un rapporto diretto col paziente e con i familiari. Poi ci dev'essere il lavoro in rete tra specialisti di diversi territori, come avviene in Romagna da alcuni anni, che possono condividere le migliori tecnologie senza che siano acquistate per ogni polo sanitario". Si parla anche di razionalizzazioni al vertice con la nascita nel 2014 di una sola grande azienda Usl della Romagna, che sarà il frutto dell'accorpamento di 5 aziende, con riduzioni che colpiranno non solo i vertici ma anche una riduzione di strutture complesse.

"Se la guardiamo dal punto dei soldi che mancano, la medicina è amara - sottolinea Fabi, Azienda Usl Parma -. Ma se guardiamo al contesto ci accorgiamo che la sfida generale è nuova per un altro motivo: oggi le malattie sono cambiate: al 40% sono croniche. Vuol dire che le persone non hanno più l'obiettivo della guarigione ma di un benessere nella malattia. In ospedale vanno solo per l'acuzia, stanno a casa ed hanno bisogno di cure personalizzate. È questa realtà che ci chiede di cambiare in modo radicale. In questa direzione vanno le Case per la salute, che nel parmense sono già 13 e diventeranno 26. Qui dentro il ruolo e la funzione del medico di famiglia è cambiata a 360 gradi. Per ogni assistito c'è una scheda, con l'indice del rischio di ospedalizzazione. Sappiamo che il 2-3% della popolazione è ad altissimo rischio di far ricorso all'ospedale entro l'anno. Lavorando bene possiamo evitare il 25% di ricoveri.

Capite come cambia il ruolo del medico, dell'infermiere, dell'assistente sociale nel rapporto con il paziente. E possiamo farlo noi che abbiamo il Servizio Sanitario Nazionale, con ospedali e servizi sul territorio". Inevitabilmente, parlando di tagli alla spesa, è posta l'attenzione anche sul costo dei farmaci: "Con quelli ad alto costo sottraiamo risorse che potrebbero essere impiegate in altre cure - sottolinea Fabi -. È un problema etico, non di qualità. Ad esempio di alcuni farmaci biologici, pensati per un uso, ci si è accorti che danno beneficio anche in oculistica; ora l'industria ha prodotto un farmaco per l'occhio, di effetto analogo, ma che costa 70 volte di più. Solo questo nuovo farmaco comporta un incremento di spesa previsto per l'anno in corso di 4 milioni, senza alcun miglioramento effettivo di esito per il paziente. E allora nostro compito è dare strumenti ai professionisti per operare in scienza e coscienza".

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