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Cronaca

"Siamo esausti di pagare per colpe non nostre"

Ugo Bertolotti, Presidente Fipe Parma, Fderazione Italiana Pubblici Esercizi di Ascom: "Aprire solo all’esterno non risolve in alcun modo i gravissimi problemi economici delle nostre attività"

“Abbiamo chiesto di ripartire ma, alle attuali condizioni, troppi pubblici esercizi resteranno discriminati.” Sono le prime parole di Ugo Bertolotti, Presidente Fipe Parma, Fderazione Italiana Pubblici Esercizi di Ascom dopo la pubblicazione del nuovo Decreto Legge sulle riaperture. “L’attuale impostazione del decreto pare infatti addirittura peggiorativa rispetto alle scelte già precedentemente adottate per le zone gialle in cui, lo ricordiamo, i pubblici esercizi potevano aprire sia all’interno che all’esterno dei locali applicando gli stessi protocolli di sicurezza che vengono oggi richiesti esclusivamente per l’esterno.

Aprire solo all’esterno, quando circa la metà dei locali non ne ha la possibilità e coloro che la hanno dispongono mediamente di un numero di posti estremamente limitato, non risolve in alcun modo i gravissimi problemi economici delle nostre attività; se a queste considerazioni aggiungiamo il fattore meteorologico, che incide inevitabilmente sulla possibilità o meno di poter servire all’esterno, è purtroppo prevedibile che saranno parecchi i giorni in cui comunque i pubblici esercizi non potranno lavorare. Oltretutto si continua a indicare le attività di ristorazione come una delle principali cause di diffusione del virus quando in realtà, nel nostro territorio, i locali sono chiusi da oltre due mesi e pertanto non possono evidentemente essere responsabili dei picchi di contagi rilevati a inizio aprile. In aggiunta a questo nell’attuale decreto permangono ancora grandi incongruenze tra cui ad esempio la possibilità per locali di grandi dimensioni (come per autogrill, mense ecc) di poter continuare a servire all’interno mentre tanti ristoranti e locali di minori dimensioni, dunque con meno flussi e maggiori possibilità di rispettare il distanziamento, non potranno farlo fino al 1° giugno. Infine il coprifuoco alle 22:00 prorogato addirittura fino al 31 luglio è scientificamente e socialmente incomprensibile e incoerente con le finalità che si propone: comprime orari e favorisce comportamenti disordinati e opposti. Posticipare il coprifuoco anche di un’ora, consentendo ai locali di fare il doppio turno la sera sarebbe importante, non tanto per ragioni di cassa ma per favorire attraverso l’allungamento dell’orario una distribuzione più ordinata e sicura dei clienti.”.”

“Siamo esausti - prosegue Bertolotti - di pagare per colpe non nostre tra cui ad esempio l’irresponsabilità di tante persone che in queste settimane hanno avuto comportamenti scorretti (grigliate, feste clandestine, ecc) difficilmente arginabili e sicuramente molto più pericolosi rispetto le nostre attività di somministrazione che rispettano regole, distanziamento e protocolli di sicurezza. In questa situazione non è più pensabile che le chiusure siano compensate con i pochi contributi economici dello Stato: oltre al ristoro per il mancato reddito degli ultimi 14 mesi, le attività devono poter tornare a lavorare, anche coloro che non dispongono di spazi all’aperto.”

“Amministratori locali e i Presidenti delle Regioni – conclude Bertolotti - hanno dimostrato costantemente di appoggiare le rivendicazioni del nostro settore, al contrario sembra che il Governo, o una sua parte, non abbia ancora compreso che proseguendo una politica di tale accanimento nei confronti di una categoria così importante per l’ economia nazionale si troverà a breve migliaia di locali chiusi e di dipendenti senza lavoro. Ecco allora che senza questi interventi l’apertura del 26 aprile rischia di trasformarsi in una falsa partenza che aumenta diseguaglianze e rabbia”. 

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