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Cronaca

Denuncia il marito: "Ha portato via nostra figlia"

Giulia (nome di fantasia) ha presentato due esposti presso la Questura di Parma contro il marito per sottrazione di minore. I due avevano un negozio nella Bassa Parmense, poi la crisi e i debiti. "Il giorno di Ferragosto l'ha portata dai suoi genitori per il week-end, poi non è più tornata"

"Mio marito me l'ha portata via un anno fa". Due esposti presentati presso la Questura di Parma per abbandono di minore, una storia che si snoda tra la provincia di Piacenza e un paese della Bassa Parmense. Giulia (nome di fantasia) ha 45 anni, e da un anno sta lottando per cercare di riavere sua figlia. Il giorno di Ferragosto infatti il marito, secondo il racconto della donna e stando alle denunce presentate, avrebbe portato la figlia di 10 anni in un'altra città senza consenso della madre. "Porto la bambina per il week-end dai miei. E' già successo, non mi preoccupo". A fine agosto la scoperta: la bambina è stata iscritta ad una scuola del pavese e il marito non ha intenzione di riportarla alla madre. I due avevano aperto un negozio nella Bassa parmense, grazie ai soldi della donna che, nel tentativo di recuperare un rapporto ormai destinato a finire, li presta al marito. La donna, secondo il suo racconto, inizia a subire maltrattamenti nel 2005 dopo essere rimasta incinta. Decide più volte di denunciarlo ma ha sempre ritirato tutto il giorno dopo. 

"Conosco mio marito nel 2000 e lo sposo nel 2004 - Giulia racconta la sua storia. All’inizio le cose funzionano. Nel 2005 rimango incinta e cambia tutto. Iniziano maltrattamenti, le minacce, e ancora oggi non ho capito perché. O forse sì: scopro col tempo che lui un figlio non lo vuole. L’ho detto pure alle forze dell’ordine nel giorno della denuncia. Legga gli esposti, è tutto lì dentro. Di fatto, dopo essere rimasta incinta lui cambia. Nell’estate del 2006 nasce la bimba. Per questioni di lavoro, io che sono del Piacentino, da qualche tempo vivo nella Bassa Parmense. Mio marito fa il commesso e a un certo punto gli viene l’idea di aprire un negozio. Mi chiede i soldi in prestito e io, nel tentativo di recuperare il nostro rapporto, gli do una mano. Prendo in affitto a mio nome l’attività di mia cognata investendo trentamila euro. Per un po’ lavoro dentro al negozio, nella Bassa parmense, insieme a lui". 

 "Gli affari precipitano nel giro di pochi mesi, andiamo sotto in banca e mio marito mi chiede di prendere gli ultimi risparmi che ho messo da parte attraverso una polizza assicurativa per sopperire. Non lo faccio perché gli euro sono finiti. Ad agosto 2015 scopro poi che l’affitto di quell’attività è ancora intestato a me. E’ il caos economico. Mi braccano commercialista ed Equitalia, perché le bollette del negozio sono ancora intestate a me. Tutto va a rotoli. La situazione in famiglia precipita, ed è a quel punto che mi maledico per non aver denunciato tutto quello che era avvenuto dentro il mio matrimonio in quegli anni. “Se non l’hai fatto è stato per amore di tua figlia” mi ripeto. E’ stato un errore". In realtà, da polizia e carabinieri, Francesca ci va: "Ma poi, il giorno dopo, ritiravo tutto". 

"Il giorno di Ferragosto dell’anno scorso mio marito mi dice che lui e la bimba avrebbero passato un fine settimana dai nonni paterni nel Pavese. Niente che potesse insospettirmi, lo avevano fatto altre volte e mi sembrava normale. Partono. Mi accorgo però che qualcosa non va pochi giorni dopo. Mia figlia mi dice di voler tornare, lui che replica di essere ancora in vacanza e che lei, nostra figlia, si sta divertendo". La situazione esploderà a fine agosto quando Francesca scopre che la bimba viene trasferita in una scuola del Pavese. "Il primo settembre è l’ultima volta che la vedo: rientrano nella nostra casa nella Bassa parmense perché lui deve sbrigare alcuni affari. Poche ore e rimette la bimba in auto per tornare dai genitori, nel Pavese. Provo a trattenerla con ogni briciolo di energia fisica ed emotiva. La tiro, mi aggrappo alle sue braccia. Ma se ne vanno. Mi rivolgo a un avvocato, poi agli assistenti sociali: mi dicono che per agire avrei dovuto separarmi e denunciare i fatti".

Francesca è costretta a lasciare l'abitazione nel Parmense e torna nel piacentino, ospite di alcuni parenti. Il 26 gennaio e il 3 febbraio ha presentato due denunce per sottrazione di minore presso la Questura di Parma. "Sono rimasta senza un centesimo: i risparmi sono finiti nel fallimento dell’attività. Quando gli ho chiesto perché ha portato via nostra figlia, mi sono sentita rispondere testualmente di "cacciare il grano" per il negozio. Questa è stata l’unica spiegazione che mi è stata data. Nient’altro. Oggi ho paura. Le minacce subite in casa hanno lasciato il segno ma nonostante questo chiedo agli assistenti sociali che hanno in mano il caso di fare qualcosa per ridarmi mia figlia. Ci sentiamo al telefono, mi dice di voler tornare a casa, ma il papà fa leva sulla mia scarsa disponibilità economica e sul fatto che non posso permettermi un avvocato in grado di aiutarmi sul serio. Tutto questo mentre io sto morendo e giorno dopo giorno sto perdendo mia figlia". 

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