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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Cronaca

Spostamenti dopo il 15 febbraio: ecco cosa potrebbe succedere

I quattro scenari possibili

Il 15 febbraio decade il divieto di spostamento tra regioni a meno che non venga rinnovato con un decreto legge sul quale però è in atto una discussione su chi deve assumersi la responsabilità di una decisione.

Tra domani 11 febbraio e dopodomani verrà completato il report dell'Istituto Superiore di Sanità in base al quale la Cabina di Regia Benessere Italia decide sulle regioni in zona gialla, arancione e rossa. Potrebbe essere necessario varare nuove ordinanze. Ma questo dovrebbe farlo il ministro di un governo dimissionario, a meno che tra l'11 e il 12 febbraio Draghi non salga al Quirinale per sciogliere la riserva, si accordi sulla lista dei ministri con il presidente della Repubblica e il nuovo esecutivo giuri al Colle: in quel caso, anche senza il voto di fiducia del Parlamento, il nuovo esecutivo sarebbe pienamente legittimato a varare i provvedimenti necessari sia per le regioni in zona gialla, arancione e rossa, sia per prolungare il divieto di spostamento tra regioni. 

Ecco i quattro scenari possibili: 

  • il divieto di spostamento tra regioni scade il 15 febbraio decade perché il decreto che è necessario a mantenerlo non viene emanato: in questo caso dal 16 si potrà tornare a circolare liberamente in tutta Italia;
  • il nuovo governo si insedia e anche se non ha ancora ottenuto la fiducia del parlamento firma un decreto che lo prolunga fino al 5 marzo: si tratta di una decisione che deve essere presa (e votata) dal consiglio dei ministri;
  • un provvedimento ponte fino al 5 marzo, data di scadenza del Dpcm: in questo caso, spiega il quotidiano, "potrebbero essere consentiti solo gli spostamenti tra zone gialle, come era previsto dai precedenti Dpcm prima che, in occasione delle festività natalizie, il governo non decidesse di inasprire le norme per evitare spostamenti di massa di pendolari che rientravano a casa e famiglie che si riunivano";
  • infine, l'ultimo scenario prevede l'intervento del governo uscente: Conte cambia idea e su richiesta di Draghi e con l'ok della maggioranza che regge il nuovo governo - come aveva fatto sapere di volere - vara una proroga magari anche di pochi giorni per consentire al nuovo esecutivo di intervenire con maggiore comodità. 
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