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Tagli, Pizzarotti scrive ai sindacati: "Fate demagogia, siete soddisfatti della vostra condotta?"

Il primo cittadino scrive ai sindacati dopo la protesta di sabato 28 marzo e l'annullamento, da parte del sindaco, dell'incontro già fissato per oggi, 1° aprile

Il primo cittadino scrive ai sindacati dopo la protesta di sabato 28 marzo e l'annullamento, da parte del sindaco, dell'incontro già fissato per oggi, 1° aprile. LA LETTERA DI PIZZAROTTI - "Stimati dirigenti sindacali, il 2 febbraio scorso scrissi a voi usando queste testuali parole: “L’amministrazione considera il tavolo di confronto un luogo di discussione. Pertanto siamo disponibili alla convocazione di un incontro, purché ci sia disponibilità a consolidare sin da subito un metodo di lavoro costruttivo, di utilità per l’intera città”. Verba volant, scripta manent, dicevano i latini. E, in effetti, il tavolo di confronto da settimane era fissato, di comune accordo, per mercoledì 1 aprile. Ora vi chiedo: ritenete costruttivo e rispondente ad un corretto metodo di confronto e di discussione scendere in piazza ancora prima di sedersi al tavolo? È questo, secondo voi, il metodo costruttivo che io avevo proposto, e che voi avete affermato di condividere accettando di fissare l’incontro? È agendo così che si instaura un metodo di lavoro che si fondi su un principio di reale utilità per la città e cittadini?

Di battaglie tra politica e sindacato ne è piena la storia. Io, al contrario, avevo ritenuto che fosse meglio tenderci la mano, convinto che le responsabilità che ci legano al futuro della città siano più importanti delle sterili posizioni ideologiche. Sia chiaro, scendere in piazza è legittimo, mai ho inteso affermare il contrario. Ma ritengo ingiustificato, incomprensibile e francamente un vero e proprio errore farlo quando era già stata espressa la disponibilità al dialogo. Siete soddisfatti della vostra condotta? Io penso che dovreste riflettere e riconsiderare profondamente il vostro metodo di approccio ai problemi e alla loro soluzione. Questo non è più il tempo di chi urla più forte, né delle prove di forza. Non è qui, su questa nostra piazza, infatti, il terreno su cui si consuma la battaglia. Stiamo tutti subendo tagli che i sindaci, ed io personalmente, denunciamo da mesi. Colpiscono le scuole e gli asili, gli investimenti, il sociale e la cultura; colpiscono le istituzioni stesse, non solo i Comuni, ma anche le province e i tribunali. Sono gli effetti della politica romana di un governo che, anno dopo anno, mangia una fetta sempre più grande delle nostre risorse. A noi, sindaci e amministrazioni, non rimane che il compito di cercare di limitare gli effetti, contenendo i tagli in modo tale da salvaguardare, per quanto possibile, le esigenze e le aspettative dei cittadini.

Ogni giorno in sede Anci mi batto affinché i soldi dei parmigiani restino a Parma, per poter tornare a investire sulle nostre strade e sulle scuole, sui parchi e la mobilità pubblica, sulle infrastrutture e la cultura. Ma vorrei anche che i sindacati facessero la loro parte, perché qui ormai nessuno è esente. Lo dico con rispetto ma con estrema franchezza: non è manifestando contro il Comune, in tempi come questi, che si tutelano realmente gli interessi dei cittadini e dei lavoratori.  Non ritenete che anche il sindacato debba fare una riflessione? Confermo la mia disponibilità a dialogare, ma alla luce di quanto avvenuto, le parole non sono più sufficienti: occorrono fatti e proposte concrete. Voglio essere estremamente chiaro: noi produrremo le nostre proposte, e ci confronteremo. Ma se la pretesa è quella di ottenere gli stessi stanziamenti economici degli anni precedenti, con le risorse a disposizione del Comune drasticamente ridotte, dovete nel contempo fare proposte, concrete, non vuote parole e sterili slogan su quali parti o settori operare i tagli. Un diverso atteggiamento che pretenda di agire con le stesse risorse, significherebbe che non siete interessati a trattare, ma a fare demagogia a spese dei parmigiani e dello stesso sindacato. A fronte delle proposte dell’amministrazione, che mai abbiamo considerato indiscutibili, ci attendiamo controproposte serie e concretamente realizzabili, e non più mere prese d’atto: è richiesta la compartecipazione, i tavoli devono condurre a un approdo comune, condiviso e concertato. Le porte sono sempre aperte per chi sa portare proposte concrete e commisurate alle risorse effettivamente disponibili: una città unita saprà difendersi meglio contro la crisi".

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