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Cronaca

Bernini 1 anno dopo. Lavora a Roma con il suo iPad: “Chiedo giustizia"

L'ex assessore travolto dall'inchiesta Easy Money a ParmaToday: "Le vicende legate all'arresto non esistono più. Sono sereno, i miei genitori da quando ero bambino mi hanno insegnato a tenere duro"

L’ex assessore ai Servizi Educativi Giovanni Paolo Bernini da tempo non rilascia più interviste, anzi. “Ho querelato diverse testate e giornalisti. A partire da L’Espresso che mi aveva attribuito un video in cui veniva immortalato uno scambio di mazzette” spiega l’ex assessore narrando la vicenda dell’arresto avvenuto il 26 settembre 2011. “Quello che mi è successo – continua Bernini -ha avuto un impatto su di me che solo chi ha vissuto il carcere può comprendere. Per fortuna sin da piccolo i miei genitori mi hanno insegnato a tenere duro ed andare avanti”.

“Ora lavoro in una bellissima città. Faccio il pendolare tra Parma e Roma, ma non è un problema, la mia famiglia era già abituata ai miei continui spostamenti” afferma l’ex assessore che attualmente dirige di un gruppo di telecomunicazioni nella città capitolina dove “spesso capita che i miei amici romani ridano sulla storia dell’iPad”. “Una questione completamente infondata”, secondo Bernini, “tant’è che mi è stato restituito, l’imprenditore finito in manette è stato scagionato e il caso archiviato”.

Arrestato esattamente un anno fa Bernini sottolinea: “non ho commesso nessun reato, non ho mai speso un soldo pubblico inutilmente. Lo testimonia il  fatto che oggi la tanto contestata ParmaZeroSei è una realtà che funziona bene ed è elogiata sia dall’attuale amministrazione sia dal comitato che inizialmente  vi si era scagliato contro”. “A distanza di un anno le accuse a mio carico non ci sono più, è stato tutto frutto di un errore investigativo - sentenzia l’ex assessore – rimane il dispiacere, ma confido nella giustizia, quella con la ‘g’ maiuscola”.

Per l’ex assessore il trauma maggiore non è stato il trascorrere ventuno giorni nella casa circondariale di Forlì, ma aver ricevuto accuse “infamanti. Mi hanno attribuito i metodi di un camorrista per estorcere denaro, mentre ero io ad averlo prestato. Poi si scopre che era tutto un frainteso, l’uomo delle intercettazioni non era un imprenditore, ma un amico d’infanzia ed io ero arrabbiato perché era sparito da quattro anni con i 4mila euro che gli avevo prestato”.

E le 90 multe depennate al suocero? “Mio suocero aveva un regolare permesso per andare al Don Gnocchi, ci andava due volte al giorno e dopo due mesi gli sono state recapitate una marea di multe. Ho chiesto informazioni, lui si è rivolto al giudice di pace e sono state annullate, perché era un errore dei varchi elettronici ed ha vinto il ricorso, non per merito mio”. E concludendo incita i parmigiani “ad informarsi sulla verità dei fatti e riflettere su ciò che è accaduto”.
 

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