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Cronaca

Tanzi: "Mi pento dell'esaltazione che mi ha fatto nascondere i reati"

L'ex patron della Parmalat in tribunale: "Porterò sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti, per colpa mia, hanno subito danni. Sono oggi pienamente consapevole degli errori commessi"

Parmalat, Calisto Tanzi in tribunale con l'ambulanza

CALISTO TANZI IN AULA. "Porterò sempre il peso indelebile per le sofferenze causate a quanti, per colpa mia, hanno subito danni. Sono oggi pienamente consapevole degli errori che sono stati commessi". Così Calisto Tanzi ha parlato oggi in aula. "Fin dai primi interrogatori mi sono sempre assunto la responsabilità di quanto è stato fatto nel Gruppo - ha detto leggendo un testo in modo incerto - e sono perfettamente consapevole della gravità dei danni che i creditori e soprattutto coloro che hanno acquistato obbligazioni riferibili al gruppo, hanno subito".

"Mi pento dello stato di esaltazione che all'epoca non mi ha consentito di percepire che celando le reali condizioni del Gruppo non sarei uscito dal tunnel dei debiti e dalla spirale di reati che per tale motivo andavo compiendo". Così Tanzi ha infine concluso le sue dichiarazioni spontanee.



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L'ARRIVO IN TRIBUNALE. Calisto Tanzi è arrivato in ambulanza in Corte d'Appello, a Bologna, per l'udienza del processo di secondo grado sul crac della Parmalat. Tanzi ha il sondino naso-gastrico per l'alimentazione artificiale. Il suo legale, Giampiero Biancolella, ha chiesto, e ottenuto, che il suo assistito venisse tradotto in tribunale senza le manette ai polsi.

I DOMICILIARI? Intanto è slittata al 15 maggio la decisione del Tribunale di Sorveglianza di Bologna sulla concessione degli arresti domiciliari a Calisto Tanzi. I legali del'ex patron della Parmalat avevano richiesto la misura per "gravi motivi di salute". Ma i giudici hanno richiesto una perizia supplementare, allungando i tempi della decisione.

L'ex patron è stato condannato in primo grado a Parma a 18 anni per il crac (appello in corso), e a 9 anni e due mesi per Parmatour. Definitiva la condanna a Milano per aggiotaggio, ridotta a 8 anni e un mese in Cassazione. Il 73enne è detenuto dal 5 maggio 2011 quando la Finanza ne eseguì l'arresto nella villa di Alberi di Vigatto dopo il passaggio in giudicato della condanna.

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