Teatro Regio, la Cgil sulle defezioni: "Uscire da logiche lobbistiche"
Dopo le dimissioni di Zanlari dal Cda della Fondazione la segretaria generale Patrizia Maestri e Silvia Avanzini dell'Slc: "Manifesta incapacità, gestione più trasparente"
“Troppo spesso a Parma si è identificata la cultura con il Teatro Regio. Un approccio che rischia di risultare riduttivo, nonostante l’innegabile centralità – anche come vetrina – della storica istituzione teatrale. A meno che non si riesca ad immaginare un progetto più complessivo che, partendo da un rilancio della Fondazione e del Teatro, ambisca a restituire a Parma quel ruolo di officina culturale che nel passato ha dimostrato di poter dare lustro e profitti alla città”. È questa la suggestione che lancia Patrizia Maestri, segretaria generale Cgil Parma, all’indomani di nuovi allarmanti annunci di “defezioni” dal Cda della Fondazione Teatro Regio.
"Credo che in questi giorni di serrato dibattito sulle future sorti del Regio, alla vigilia di un Festival Verdi che si annuncia in tono minore, l’Amministrazione comunale non debba lasciarsi sfuggire l’occasione di uscire da questo pantano presentando alla città un progetto, quantomeno di massima, ma complessivo e di prospettiva, che illustri la direzione in cui si intende procedere, gli obiettivi da perseguire, insomma le sorti della cultura a Parma.
"Nella consapevolezza della scarsità delle risorse, credo che proprio la disponibilità all’ascolto e alla condivisione delle competenze espressa dalla nuova Giunta e dal Sindaco, potrebbe essere lo stimolo ad un progetto di cultura partecipato, che coinvolga anche quella solida e preziosa tradizione di maestranze e di operatori che gravitano intorno alle numerose istituzioni culturali del territorio e che merita di essere valorizzata, pena la perdita di professionalità ed esperienze”.
“Vedere la Fondazione perdere pezzi del Cda ormai quotidianamente– aggiunge Silvia Avanzini, segretaria generale dell’Slc Cgil di Parma – non fa che confermare il giudizio negativo più volte espresso dal sindacato e dai lavoratori con le loro mobilitazioni nei confronti di chi avrebbe dovuto gestire al meglio una delle più prestigiose istituzioni culturali nazionali, risultando invece fallimentare".
"Oggi che occorre raccogliere i pezzi e rilanciare il Regio, i membri del Consiglio di amministrazione, invece di cogliere la sfida, si dimettono, lasciando ad altri la responsabilità di risollevarne le sorti. Manifesta incapacità, che peraltro risulta miope se si considera che l’industria culturale nel nostro Paese, secondo recenti stime, può rappresentare un valore che (compreso l’indotto) arriva fino al 15% del Pil. A condizione, naturalmente, che le logiche che guidano coloro che la gestiscono siano quelle della qualità, del merito, del networking. “Insomma – concludono Maestri e Avanzini – sarebbe ora di mettere un punto, uscire dalle logiche lobbistiche e restituire alla città, insieme al suo bistrattato teatro, una nuova idea di cultura, magari fondata su un progetto partecipato e una gestione più trasparente di quella a cui la passata gestione ci ha abituati. Parma lo merita”.