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Cronaca Langhirano

Test Invalsi, un genitore: "No alla cultura dei giochi a premi"

La lettera aperta a genitori ed insegnanti di un genitore di un alunno della scuola elementare B. Ferrari di Langhirano in merito ai test a risposta multipla che i ragazzi dovranno affrontare a maggio

Sono un genitore di un alunno di quinta elementare che nel mese di maggio dovrà affrontare i test Invalsi previsti dalle recenti normative. Tanti sono gli interrogativi che come genitore mi sono posto e probabilmente terrò a casa mio figlio perchè nel corso di questi anni abbiamo cercato di dargli una cultura ampia, di largo respiro che cozza con quella dei quiz e dei giochi a premi caratteristica dei test Invalsi a risposta multipla. I motivi della contrarietà, espressi con una lettera alle istituzioni scolastiche, alle maestre e alle Rsu,  risiedono nella convinzione, non solo personale, che tali test siano illegittimi sotto molteplici aspetti che cercherò di esporre di seguito.

-per quanto riguarda il questionario allegato, violano la privacy in quanto tendono a conoscere particolari aspetti personali delle famiglie (titolo di studio dei genitori, professione), condizione economica e sociale; da diverse fonti di informazione si apprende che “si ritengono inadeguati e superati i metodi di rilevazione Invalsi perché veicolano conoscenze frammentarie e nozionistiche, mortificano le diverse intelligenze, risultano avulsi rispetto alle programmazioni delle scuole autonome, spingono alla standardizzazione dell’insegnamento, inducono i docenti ad alterare la programmazione e le scelte didattiche, piegandole alle esigenze di un banale addestramento ai quiz ministeriali” (cito dalla risoluzione del Collegio docenti del 4 marzo 2011 dell’ITC Paradisi di Vignola -Mo-);

-non vi è stato consenso e necessaria informazione dei genitori su tali test;

-diverse scuole ( Itc Carrara di Lucca, Istituto Comprensivo di Senigallia sud-Belardi, Istituto Primo Levi di Genova, Itas e Liceo EP Fonseca di Napoli, …..) tramite pronunciamento del Collegio docenti hanno bocciato i test Invalsi anche in quanto, in base ai decreti Delegati e alle leggi sull’Autonomia, spetta esclusivamente al Collegio Docenti deliberare in merito a tutte le attività didattiche, compresa la valutazione;

-Come si può leggere dal sito istituzionale si parla espressamente di “disegnare un sistema di incentivazione che premi i singoli operatori della scuola in funzione del conseguimento di obiettivi relativi agli studenti” e parallelamente di agire su“reclutamento e rimozione dei presidi sulla base della performance ottenuta, reclutamento e rimozione degli insegnati, accorpamento e chiusura della scuola”. Tutto ciò mi provoca una forte preoccupazione per le sorti della scuola pubblica e della libertà di insegnamento e reputo le prove Invalsi come un tentativo (purtroppo non l’unico) di andare verso l'equiparazione delle scuole pubbliche e private, in questo caso attraverso la standardizzazione della valutazione. A tal proposito sarebbe da vedere bene cosa prevedono le nuove teorizzazioni sui quasi-mercati della scuola sul modello delle Academies inglesi;

-Inoltre mi domando se i test Invalsi siano obbligatori e se su questa obbligatorietà o meno sia stata data comunicazione adeguata. Ciò in considerazione del fatto che la nota del Ministero del 30 dicembre 2010 sostiene che la valutazione riguarderà obbligatoriamente tutti gli studenti ma le note, così come le circolari ministeriali, non sono leggi o fonti del diritto, quindi non possono essere vincolanti (sentenza Corte cassazione n. 35 del 5 gennaio 2010). In merito a questo punto tengo a precisare che, sebbene, con diversa interpretazione, ci sarebbe obbligatorietà, tale aspetto non riguarderebbe il lavoro delle insegnati.

I collegi docenti devono stabilire se questi quiz possono essere svolti o meno in quanto qualsiasi attività didattica non può contrastare con la Costituzione: art.117 sull'autonomia delle istituzioni scolastiche e art. 33 sulla libertà di insegnamento, in base ai quali gli Organi collegiali e i singoli docenti hanno libertà di decisione su qualsiasi "attività ordinaria", compresa la valutazione sull'apprendimento degli studenti.

A queste considerazioni di natura politico-giuridica sembra opportuno concludere chiedendo ai genitori, ai docenti, agli Ata, a chi ha a cuore la scuola pubblica se vogliamo la scuola-quiz che impone una istruzione-miseria, impoverita materialmente e culturalmente, ridotta a infarinatura culturale e insegnati standardizzati che diventano "fornitori di servizi educativi", anch'essi dequalificati e disponibili per ogni servizio,come si legge sui volantini dei sindacati di base che nei giorni delle prove hanno indetto uno sciopero nel silenzio di chi dovrebbe tutelare la scuola.

Siamo innanzi ad un cambiamento epocale per la scuola e più in generale per il concetto stesso di istruzione. Deve questa divenire una merce? Deve essere l'insegnamento un duraturo quiz come quelli televisivi? I test Invalsi non si limiteranno ad essere solo test ma orienteranno la didattica alle risposte corrette da dare alla prova finale. Si abitueranno i nostri figli a risposte da "schedina del totocalcio" e non all'argomentazione logica, astratta e conseguente.
Vogliamo questo?

L'INTERVENTO DI SALVATORE PIZZO

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