Stop alcool alle 23 in via d'Azeglio, il Consiglio di Stato boccia il ricorso: "Costretti a chiudere"
La decisione è arrivata la sera del 7 luglio ed è stata pubblicata la mattina dell'8: "Non risultano evidenziati elementi idonei a superare le condizioni di pericolo su cui fonda il provvedimento di primo grado". Il proprietario del Mama Cafè: "Valuteremo le modalità ma la direzione è quella"
Il Consiglio di Stato ha deciso. Il ricorso degli esercenti di via d'Azeglio, colpiti dalle celebre ordinanza che impedisce ad alcuni locali di somministrare alcolici dopo le ore 23, non è stato accolto, è stato bocciato. Dopo la decisione del Tar dell'Emilia-Romagna anche quella del Consiglio di Stato dà ragione al Comune di Parma: i giudici hanno deciso di respingere il ricorso "considerato che non risultano evidenziati elementi idonei a superare le condizioni di pericolo su cui fonda il provvedimento di primo grado". Gli esercenti hanno perso: ora la movida di via d'Azeglio sarà regolamentara, come è avvenuto fino ad oggi, dal questo divieto, valido per alcuni locali che hanno condotto una battaglia legale per tutelare i propri interessi e cercare di sopravvivere ma non ce l'hanno fatto. In una recente inchiesta abbiamo mostrato come l'ordinanza colpisce i commercianti e i gestori di locali della movida, azzerandola dal punto di vista dell'interesse commerciale. Se in una serata in media un locale che vende birra ed altri alcolici perde circa l'80% di incassi in seguito al divieto sancito per via d'Azeglio i conti sono presto fatti. "Saremo costretti a chiudere, valuteremo le modalità per farlo ma la direzione è quella" ci racconta il proprietario del Mama Cafè, locale molto noto della movida che è stato protagonista, insieme al Surfer's Den, di una lotta per la sopravvivenza. Ora infatti la prospettiva è quella della chiusura. "Se sia il Tar regionale che il Consiglio di stato hanno espresso questa sentenza vorrà dire che in questa ordinanza qualcosa di vero e giusto c'è" commenta con amarezza Mattia, mentre pensa al futuro del suo locale. Un sogno che si infrange contro la burocrazie e regole per la 'sicurezza' e la vivibilità che dovrebbero tenere conto anche della socialità dovuta alla presenza di locali serali in zona.