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Cronaca

Vittime di tratta, nell'inferno delle nuove schiave: tra 'riscatti', riti woodo e violenze

Tante ragazze arrivano nella nostra città dopo aver trascorso un periodo nei Centri di accoglienza: il loro destino è già scritto, le organizzazioni criminali sanno dove andranno a prostituirsi. Devono saldare il loro debito, si parla di 60-80 mila euro. Un futuro da schiave contro cui lottano ogni giorno, anche grazie ai servizi di accoglienza

Prostituzione e vittime di tratta. La quasi totalità delle ragazze che si prostituiscono in strada a Parma sono costrette a farlo da sfruttatori senza scrupoli. La geografia della tratta nella nostra città descrive una divisione per aree a seconda della nazionalità delle ragazze: le nigeriane da una parte, le rumene dall'altra. Il territorio è spartito tra le organizzazioni crimimali che lo gestiscono: quando arrivano a Parma, ed arrivano sempre più spesso dopo aver trascorso un periodo all'interno di un Centro di accoglienza, le ragazze hanno già un destino predeterminato. Da quel momento sono in strada: devono prostituisi e pagare, con una percentuale, i propri sfruttatori, che possono anche essere parenti. Le vittime di tratta arrivano sempre in maggior numero dagli sbarchi a Lampedusa e sulle coste italiane e sempre meno tramite aerei e documenti falsi, come era sempre accaduto fino a poco tempo fa. Le ragazze nigeriane arrivano da Lampedusa, vengono prese in carico dalle madame, poi indirizzate e smistate nelle varie città spesso hanno un debito, che devono ripagare ai loro aguzzini. Sessanta, ottantamila euro in media che, in particolar modo le ragazze nigeriane, devono saldare prostituendosi in strada. E fino a quando non lo hanno pagato sono schiave. Sulle strade di Parma ci sono molte minorenni, non la maggior parte ma una buona percentuale, circa il 40%. A settembre è stato costituito un Tavolo per affrontare la questione delle vittime di tratta, che vengono da Lampedusa: alcune ragazze, prima di arrivare a Parma, erano costrette a prostituirsi anche in Libia. Le organizzazioni criminali sfruttano il fenomeno degli sbarchi sulle nostre coste. 

"Sono arrivata a Parma - racconta Suor Eva Ivacson a Parmatoday - all'Istituto del Buon Pastore, nel 1999. Sono venuta in Italia per occuparmi delle ragazze vittime di tratta ma sinceramente non mi aspettavo quello che ho poi vissuto. Il primo caso che ho affrontato è stato quello di una ragazzina di 16 anni, arrivata nel nostro Istituto dopo essere stata venduta per quattro volte ed aver vissuto violenze, stupri e costrizioni. Quando sono arrivata avevo 21 anni, non pensavo che non pensavo che il problema della tratta fosse così grave e che potesse danneggiare così tanto la vita delle persone: l'ho capito a Parma quando entravo in contatto con le ragazze". Tutto nasce dall'impegno della Regione Emilia-Romagna che ha avviato il progetto 'Oltre la strada' e dal Comune di Parma che porta avanti il 'Progetto Donna', dedicato alle vittime di tratta, con il quale fino a qualche anni fa avevamo la convenzione. è un progetto governativo che stanzia fondi per l'accoglienza delle vittime di tratta. Abbiamo una collaborazione più ristretta anche con il Comune di Modena. Ogni Regione ha il suo progetto ed ogni capoluogo della Regione gestisce il progetto in autonomia. A noi viene chiesta l'accoglienza attraverso i servizi sociali: ci viene mandata una storia perchè verifichiamo che le storie siano compatibili. Bisogna stare attenti a garantire alla persona vittima di tratta la sicurezza e la protezione sociale. Uscire da una condizione di tratta è molto pericoloso, è necessario un'ambiente sereno e nessun legame con il passato. La ragazza viene accompagnata qui, le viene spiegato il regolamento e gli vengono ricordati gli obiettivi del progetto, I tempi di permanenza si allungano sempre di più: prima i tempi erano di sei mesi/un anno: dopo la denuncia e un periodo qui le ragazze trovavano un lavoro e riuscivano a rifarsi una vita. Oggi il lavoro non c'è e i tempi si stanno allungando: facciamo corsi di italiano per le ragazze straniere, che sono il 98% dei casi. Le ragazze vengono da Nigeria, Romania soprattutto, poi anche da Albania, Moldavia, Bulgaria, Ungheria, Russia. Ci sono state anche ragazze cinesi vittime di tratta. Le ragazze vengono sottoposte a visite mediche. Attraverso la denuncia è possibile anche fare avviare le indagini e portare all'arresto degli sfuttatori. Grazie all'articolo 18 le ragazze possono ottenere il permesso di soggiorno, che è poi rinnovabile: così possono anche trovare un lavoro e poi possono trasformare il permesso per motivi di giustizia sociale con quello per motivo di lavoro. La maggior parte delle ragazze decide di rimanere in Italia, abbiamo avuto anche il caso di una donna cinese di 60 anni che hanno scelto di tornare a casa. Per le ragazze abbiamo attivato uin corso di sartoria e un corso di cereria che si svolgono a Forum Solidarietà. Le ragazze, che provengono da un'altra cultura, credono a quello che dicono i loro compaesani. 

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