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"Caro bollette: trema il 95% delle imprese e 200 mila temono lo stop dell’attività"

Paolo Giuffredi, presidente di CNA Parma: "Sono necessari interventi specifici e concreti per sostenere questa delicata fase di ripartenza economica delle imprese, come per esempio, dilazionare il pagamento delle bollette per dare tregua alla complessa situazione finanziaria di molte aziende"

Le imprese di Parma tremano. A causa dell’enorme rincaro delle bollette che nell’ultima parte dell’anno ha fatto schizzare di oltre il 30% la spesa nella media del 2021 rispetto al 2019 per i settori delle costruzioni e dei trasporti, soltanto la filiera del turismo mostra un incremento inferiore al 20%. “Un incremento assolutamente sproporzionato alle risorse di numerose piccole e medie imprese del territorio, che si troveranno in grave difficoltà nel dover sostenere questo enorme peso, aggiunto ai rallentamenti già causati dalla pandemia – dichiara Paolo Giuffredi, Presidente di CNA Parma - Sono necessari interventi specifici e concreti per sostenere questa delicata fase di ripartenza economica delle imprese, come per esempio, dilazionare il pagamento delle bollette per dare tregua alla complessa situazione finanziaria di molte aziende, o strutturare un sostegno economico immediato per reperire le risorse. Se non si troverà una soluzione subito, il rischio è che molte imprese chiudano e che più del 50% si trovino costrette ad aumentare i prezzi causando ulteriori danni all’economia. Un tema molto sentito da CNA e già affrontato durante un incontro tra istituzioni e tecnici organizzato a Fidenza nello scorso dicembre. Inoltre, conclude Giuffredi – sta emergendo con forza l’allarme povertà per i pensionati. Il rischio è che gli anziani siano costretti a tagliare spese di prima necessità, come le cure mediche, o a non riscaldarsi e a non usare gli elettrodomestici. Servono misure ad hoc per dare una mano agli ultra 65enni in difficoltà”.

Per l’anno in corso le prospettive sono di nuovi vistosi rincari considerando che i prezzi del primo trimestre mostrano un balzo del 112% rispetto allo stesso periodo del 2019. È quanto emerge da un’indagine realizzata dal Centro Studi della CNA presso circa 2.500 imprese, un campione rappresentativo della realtà produttiva dell’artigianato e della piccola impresa. La rilevazione mostra che il 95% delle imprese ritiene che il caro-bollette avrà un forte impatto sulla propria attività, solo il 5% indica che non ci saranno effetti significativi. Per le imprese del comparto costruzioni l’importo della bolletta è aumentato del 33,1% tra il 2019 e il 2021, per i trasporti 31,9% e per la manifattura il 29,9%.

Incrementi del 21,4% per il commercio, 18,6% per la filiera del turismo e 23,3% per gli altri servizi. Per fronteggiare il caro-energia il 53% delle imprese si vedrà costretto a ritoccare i listini, in particolare manifattura e costruzioni (rispettivamente 62,8% e 54,4%), mentre il 66% delle imprese di trasporto, il 64% dei servizi alle imprese e il 56% dei servizi alla persona indicano che manterranno invariati i prezzi.

L’impennata dei costi energetici provocherà un taglio dei margini di guadagno per il 77,5% del campione, soltanto il 10,6% prevede di ridurre la produzione e il 6,8%, pari a 200.000 imprese, prospetta il fermo dell’attività a causa di costi insostenibili con punte del 24% nel settore del turismo. Per il 17% del settore servizi alle imprese non ci sarà alcun impatto significativo e per l’11% delle costruzioni.

Il sistema delle imprese sta già realizzando una serie di iniziative per attutire l’impatto del caro-energia, in particolare il 43,6% del campione intende ridurre altre voci di spesa e il 42% pensa di aggiornare con maggiore frequenza i listini. Rilevante la quota di imprese (37% del totale) che è orientata a rinviare investimenti programmati. Meno diffuse le azioni di natura strutturale. Quasi un’impresa su 5 investirà in tecnologie di efficientamento energetico con valori simili tra i vari settori ad eccezione dei servizi alle imprese dove la percentuale sale al 32,1%. Il 10% del campione ritiene che dovrà ridurre l’organico e il 7,6% pensa di dover tagliare il monte retribuzioni. L’indagine evidenzia, inoltre, una serie di opzioni strategiche per rafforzare il sistema energetico nazionale. Oltre il 91% delle imprese intervistate indica la priorità di potenziare la produzione di energia da fonti rinnovabili. Per l’84% è necessario ammodernare le infrastrutture di rete e il 77,3% sottolinea l’esigenza di assicurare una effettiva concorrenza nel mercato dell’energia elettrica.

“Il caro-energia rischia di generare una drastica frenata della ripresa economica – commenta Dario Costantini, Presidente di CNA Nazionale – erodendo i margini di guadagno e la fiducia delle imprese”. Gli interventi approvati dal Governo sono utili “ma è necessario individuare rapidamente soluzioni efficaci e strutturali”. Costantini sottolinea che il costo dell’energia che grava su micro e piccole imprese sconta “una bolletta mal strutturata. La distribuzione degli oneri generali di sistema è fortemente iniqua e penalizza maggiormente le imprese più piccole che sopportano il 49% del gettito complessivo e assicurano 4,7 miliardi l’anno, risorse che potrebbero essere investite nei processi produttivi. Il risultato è che una piccola impresa paga l’energia quattro volte di più rispetto un’impresa di grandi dimensioni. E ciò è davvero inaccettabile!”.

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