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Cisl Parma: "La tratta di carne umana va contrastata nelle città e nei luoghi di lavoro"

Per Angela Calò, Segretario generale aggiunto della Cisl di Parma e Piacenza, la prevenzione, l’azione penale, la protezione e l’assistenza delle persone trafficate, e la cooperazione con i Paesi di origine della tratta sono i quattro ambiti d’intervento

“Non possiamo ignorare ciò che è sotto i nostri oggi ogni giorno: tante giovani donne, ma anche minori, vittime della prostituzione coatta e della violenza della tratta: tutto ciò ci interpella come esseri umani e come persone che vogliono costruire una società equa e giusta”. Per Angela Calò, Segretario generale aggiunto della Cisl di Parma e Piacenza, la prevenzione, l’azione penale, la protezione e l’assistenza delle persone trafficate, e la cooperazione con i Paesi di origine della tratta sono i quattro ambiti d’intervento in cui è possibile agire per cambiare una situazione a cui è impossibile abituarsi con la scusa che sarebbe diffusa a livello planetario. “L’azione volta a sradicare lo sfruttamento di queste persone è, allo stesso tempo, un imperativo etico e una leva per lo sviluppo economico, chiarisce la sindacalista, perché le fila di controllo della tratta sono strette in pugno da organizzazioni criminali internazionali che sono colpevoli di numerose condotte criminose: dallo spaccio di droga, alla contraffazione e al falso che danneggia il lavoro onesto”.

Sono però di certo i costi umani del fenomeno, più di quelli connessi al PIL, ad essere impressionanti. 

In Italia, si stima che vi siano  tra le 75.000 e le 120.000 vittime, di cui il 37% con un’età compresa tra i 13 e i 17 anni. Le vittime di tratta prese in carico dal sistema nazionale italiano anti-tratta nel 2020 sono  state 2.040, di cui 716 nuovi casi emersi e presi in carico nel corso dell'anno. Si tratta in  prevalenza di donne e ragazze (81,8%), ed una vittima su 20 è minorenne. Finora il  sistema anti-tratta, che è attivo in Italia dall’anno 2000, ha consentito l'emersione di decine  di migliaia di casi di tratta e di grave sfruttamento. Nel corso di questi venti anni il sistema  anti-tratta ha mediamente preso in carico ogni anno 1.000 persone; circa 25.000 sono  complessivamente entrate nei programmi di assistenza e integrazione sociale; circa  75.000 sono entrate in contatto con i servizi e considerate potenziali vittime.  Fra le principali finalità della tratta vi sono lo sfruttamento sessuale (quasi 60%) e  lavorativo (34%). In questi ultimi anni il fenomeno è cambiato, anche in Italia, specialmente  per quanto riguarda la prostituzione coatta, a causa della pandemia si è in parte tolto dalle strade delle nostre città. Sono diminuite le donne nigeriane, i cui  sbarchi sono calati drasticamente, ma il cui sfruttamento è diventato ancora più brutale in  Libia, e sono aumentate le donne di altre nazionalità. 

Per quanto concerne invece lo sfruttamento lavorativo, i comparti produttivi maggiormente  coinvolti sono l’agricoltura, l’edilizia, la pesca, il lavoro domestico e di cura. Le vittime sono giovani, donne, migranti regolari e irregolari, comunitari ed extracomunitari, i quali per  superare disagi e difficoltà economiche, spesso in situazioni di presenza “precaria” o  addirittura irregolare sul nostro territorio, si vedono costretti ad accettare condizioni di  sfruttamento lavorativo unitamente alla mancanza di tutele e garanzie di sicurezza.  

Un settore  tra i più delicati e volte critici è quello del lavoro domestico. E’ sconcertante che cinque  lavoratori/lavoratrici domestici su dieci lavorano in modo informale e non beneficiano della  protezione sociale e degli altri diritti sul lavoro; questa condizione si verifica  prevalentemente nei Paesi a reddito medio-alto, nei quali a più della metà delle lavoratrici  e dei lavoratori (53,1%) non viene applicato un regolare contratto.  Altro settore che va monitorato è l’agricoltura, in cui molti uomini, ma  anche tantissime donne italiane e migranti, comunitarie ed extracomunitarie, vivono  spesso sulla propria pelle un “doppio sfruttamento”, sia lavorativo che sessuale. 

Altre forme di sfruttamento, come il coinvolgimento coatto di donne, uomini e minori in  attività criminali o nell’accattonaggio, sono presenti .

Come uscirne ? “Le proposte della Cisl per vincere questa sfida prevedono, spiega Angela Calò, in primo luogo il rafforzamento dell’attività degli ispettori del lavoro, delle forze dell’ordine, dei  pubblici ministeri e dei giudici, per mettere in atto meccanismi efficaci che consentano ai  lavoratori migranti presenti in modo irregolare sul nostro territorio di presentare  denunce contro i datori di lavoro in merito a diritti contrattuali, senza correre il  rischio di essere espulsi a causa dello status irregolare. Chiediamo di valutare modalità  di emersione efficaci in favore delle  vittime di sfruttamento lavorativo affinché si possano salvaguardare i diritti di tutti i  lavoratori e le lavoratrici, ed aumentare il livello di sicurezza sul lavoro al fine di  migliorare la qualità del sistema produttivo, contrastando così tutte le forme di  discriminazione di genere nonché il razzismo e la xenofobia”.  

Dopo l’azione di contrasto del fenomeno viene l’aspetto culturale del problema. “In secondo luogo, è importante  scoraggiare la richiesta di servizi a persone vittime di  tratta, per tutte le forme di sfruttamento,  questo in collaborazione con la società civile, e, particolarmente i media”. Infine, Angela Calò prospetta una nuova specifica misura in ambito economico: “Pensiamo che sia giunto il momento, di istituire uno specifico Fondo (Fondo Antitratta) per sostenere economicamente, in  via immediata almeno per la parte di salario regolare non percepito, le vittime, che  soprattutto in seguito a denuncia perdono il lavoro, e prevedendo contestualmente che lo Stato possa rifarsi direttamente sugli sfruttatori, quali essi siano”.

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