Terziario, si riducono i margini di ricavo ma c'è fiducia nel futuro: il 23% delle imprese torna a investire
I dati dell'indagine Format Research realizzato per conto di Ascom Parma: il 28% delle aziende non ha aumentati i prezzi, nonostante gli aumenti dei costi praticati dai fornitori
I dati dell’indagine Format Research realizzato per conto di Ascom Parma, mettono in evidenza un miglioramento della fiducia delle imprese del Terziario a Parma, settore che, lo ricordiamo, rappresenta oltre il 64% delle imprese attive nel commercio, nel turismo e nei servizi. In crescita anche le aspettative in vista dei primi sei mesi del 2023 sostenute dalla tenuta dei ricavi e dei consumi. Positivo anche il dato sugli investimenti che rileva un 23% di imprese che ha chiesto credito per fare investimenti, così come il dato sull’occupazione che dopo un leggero calo a fine 2022, registra un miglioramento per il prossimo semestre.
“Convinti che il dato sia sempre la base da cui partire per formulare proposte e stimolare nuove riflessioni, continuiamo a tenere monitorato lo stato di salute delle imprese, con cadenza semestrale, anche in ragione dei continui mutamenti che dal 2020 impattano il Paese e l’economia locale. – ha commentato Vittorio Dall’Aglio Presidente Ascom Parma - Quella con Format è dunque una collaborazione orami consolidata che ci permette non solo di analizzare il periodo appena trascorso, ma anche di provare a fare luce sui mesi che ci aspettano, indagando aspettative e prospettive delle imprese.
Parallelamente emerge però forte preoccupazione a causa dell’allarme generato dall’aumento dell’inflazione e all’incremento dei prezzi praticati dai fornitori che continuano ad erodere la marginalità e la capacità di fare fronte al fabbisogno finanziario delle imprese. La combinazione di questi due fattori infatti ha fatto si che il terziario stia contraendo i propri margini facendosi carico al proprio interno dell’aumento dei costi a monte, per
tutelare la clientela finale.
E i dati lo dimostrano: nel corso del 2022, a seguito dei sopracitati aumenti, circa il 28% delle imprese non ha aumentato i prezzi di vendita mentre il 50% lo ha fatto in misura inferiore o molto inferiore rispetto agli aumenti subiti. Parallelamente la situazione dei ricavi ha subito un calo per il 30,6% delle imprese. La continua riduzione dei margini e dei ricavi, indicata infatti dal 71% degli intervistati come principale conseguenza dell’aumento dei costi sulla propria impresa anche nei prossimi mesi, deve necessariamente trovare una battuta d’arresto.
L'indagine in sintesi
Le imprese extra agricole registrate nella provincia di Parma sono oltre 32 mila. Le imprese del terziario costituiscono il 64% del totale delle imprese extra-agricole della provincia (sono oltre 19mila imprese attive).
A fine 2022 il clima di fiducia delle imprese di Parma con riferimento all’economia italiana è in netto miglioramento. Si mantiene stabile il valore dell’indicatore nel primo semestre 2023. Prosegue la crisi delle imprese colpite dall’aumento dei prezzi praticati da parte dei fornitori. Il 73% delle imprese rileva in aumento i prezzi praticati dai fornitori alla propria impresa (dic 22) Le imprese si attendono un leggero miglioramento per il prossimo semestre anche se il dato continuerà ad essere critico.
A fine 2022 di riscontra un leggero peggioramento dell’indicatore dell’occupazione delle imprese di Parma che tuttavia registra un miglioramento per il prossimo semestre. Diminuiscono le imprese che hanno chiesto credito negli ultimi sei mesi. Il 68% di queste ha visto accogliere la propria domanda di credito. Il 63% delle imprese ha fatto richiesta di credito per esigenze di liquidità e cassa, il 23% per effettuare investimenti e Il 14% per ristrutturare un debito.La percentuale alta di imprese che ha chiesto credito per fare investimenti è un segnale estremamente positivo.
Nel corso del 2022, a seguito dell’aumento del costo dei fornitori e dell’inflazione, circa il 28% delle imprese non ha aumentato i prezzi di vendita mentre il 50% lo ha fatto in misura inferiore o molto inferiore rispetto agli aumenti subiti.
Tra le imprese che avevano pianificato investimenti (48,7%), soltanto il 20,4% effettuerà regolarmente gli investimenti programmati e il 30% li effettuerà in parte. Il restante 49,6% rimanderà o rinuncerà agli investimenti. Il 63% delle imprese ha fatto richiesta di credito per esigenze di liquidità e cassa, il 23% per effettuare investimenti e il 14% per ristrutturare un debito. La percentuale alta di imprese che ha chiesto credito per fare investimenti è un segnale estremamente positivo.