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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

La rabbia dei sanitari: "Siamo eroi di cartapesta: dopo il Covid tagli agli stipendi e carenza di personale"

Il sindacato Usi in presidio davanti all'Ospedale Maggiore: "Tagli compresi tra i 400 euro lordi per gli infermieri e circa 600 per i medici; bloccati (da anni) passaggi di fascia, assunzioni, stabilizzazioni, straordinari"

"Più di due anni sono passati dal febbraio 2020 - si legge in una nota del sindacato Usi, in presidio davanti all'Ospedale Maggiore di Parma - quando ci ritrovammo in zona rossa, gli ospedali saturi, in una situazione mai affrontata prima. Ci chiamavano eroi, la politica prometteva che i nostri sforzi sarebbero stati ricordati, che i nostri stipendi, tra i più bassi e più tassati d'Europa, avrebbero avuto gli aumenti. Qualcuno, in piena pandemia, ha riconosciuto che i tagli alla sanità hanno portato il sistema sanitario al collasso, e la situazione è perdurata per due anni. Poi è arrivata la guerra in Ucraina, il Covid è stato relegato a qualche trafiletto in quinta pagina, o nei sottotitoli nei vari telegiornali, il costo della vita, già caro prima della pandemia, è aumentato di oltre il 50%, come è in crescita l'aumento del numero di cittadini e famiglie sotto la soglia di povertà.

Oggi, in questo quadro disastroso, per quello che riguarda la sanità di Parma, caratterizzato da conti in rosso, tagli agli stipendi, carenza di personale, siamo peggiorati rispetto a prima del Covid, con ulteriori tagli al nostro comparto per raggiungere il 2% da destinare alle spese di riarmo: armi per offendendere, uccidere, a discapito della sanità, che cura e guarisce. Le due aziente sanitarie di Parma, in maniera rigida, hanno individuato a modo loro alcuni provvedimenti per rientrare dal debito e portare il bilancio annuo almeno in pari, ma al solito questi provvedimenti li pagano i lavoratori: decurtazione degli stipendi dei sanitari, mettendo le mani sulle voci accessorie, con tagli compresi tra i 400 euro lordi per gli infermieri e circa 600 per i medici; bloccati (da anni) passaggi di fascia, assunzioni, stabilizzazioni, straordinari, rischio infettivo, guardie mediche, tanto per fare alcuni esempi, di ciò che accade già oggi. Oltre a questo, va ricordato che il CCNL, da poco rinnovato per il triennio 2018 – 2021, è già scaduto da un anno.

In questo demoralizzante contesto storico, Usi è presente al presidio permanente in via Gramsci, nel quale varie sigle si sono mobilitate per un movimento sindacale compatto, in cui tutti i lavoratori siano rappresentati, per lottare contro i tagli degli stipendi. Varie formazioni politiche si sono fatte vedere al presidio, probabilmente in vista delle prossime elezioni comunali: USI non è interessata a questa collaborazione, perchè è la politica, ed i governi che si sono succeduti da vent'anni a questa parte, che ha la responsabilità morale dello smantellamento della sanità pubblica, togliendo 42 miliardi di euro, dalla chiusura dei piccolo ospedali, al depotenziamento dei medi ospedali periferici, creando disoccupazione, precariato, e favorendo forniture a basso costo.

La lotta deve rimanere puramente sindacale, e creare una piattaforma rivendicativa locale e da cui partire auspicando la riforma della sanità pubblica italiana; lo smantellamento del concetto di azienda sanità e tornare alle unità socio sanitarie territoriali; ad un contratto unico nazionale, applicato sia al settore pubblico che al settore privato; la diminuzione di direttori, responsabili, riducendo la catena di comando, e la drastica riduzione dei loro stipendi. Questo Usi auspica, e per queste motivazioni sarà disponibile per una lotta sindacale, distante da ogni intrusione della politica istituzionale". 

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