Teatro al Parco, il 1° marzo Giuliana Musso con 'La fabbrica dei preti'
Al Teatro al Parco in scena il 1° marzo "La fabbrica dei preti". L’attrice e drammaturga friulana racconta la formazione dei sacerdoti prima del Concilio attraverso la voce di tre preti. L’esplorazione di un mondo a sé che getta luce sull’intera società italiana. Dopo lo spettacolo l’attrice e drammaturga incontra don Giuseppe Stoppiglia e don Gaetano Farinelli, fondatori di Macondo, associazione per l’incontro e la comunicazione tra i popoli.
"Fermiamoci a pregare per tanta manovalanza sacrificata e rovinata in tutti questi anni e secoli". Così Don Bellina, prete e scrittore friulano di grande umanità e intelligenza, parla dei giovani preti formati nei seminari prima del Concilio, al centro di un suo libro, "La fabbrica dei preti", che ora Giuliana Musso, attrice-narratrice di rango del nuovo teatro, riscrive e porta in scena nella stagione del Teatro delle Briciole Solares Fondazione delle Arti (1° marzo, ore 21.15, biglietti 13/11 Euro in vendita alla libreria Feltrinelli di Strada Farini, nella sede dello spettacolo e sul sito www.solaresdellearti.it/teatrodellebriciole, tel 0521 989430). Dopo lo spettacolo Giuliana Musso incontra don Giuseppe Stoppiglia e don Gaetano Farinelli, fondatori di Macondo, associazione per l’incontro e la comunicazione tra i popoli.
Osservatrice e analista profonda della società italiana, la Musso racconta i seminari degli anni ’50 e ’60, che hanno formato una generazione di preti ordinati negli anni in cui si chiudeva il Concilio Vaticano II e si apriva l’era delle speranze post-conciliari. Una generazione che fa il bilancio di una vita. Una vita da preti che ha attraversato la storia contemporanea e sta assistendo al crollo dello stesso mondo che li ha generati.
"La dimensione umana dei sacerdoti è un piccolo tabù della nostra società sul quale vale la pena di alzare il velo", racconta la Musso, "non per alimentare morbose curiosità ma per rimettere l’essere umano e i suoi bisogni al centro o, meglio, al di sopra di ogni norma e ogni dottrina. I seminari di qualche decennio fa hanno operato per dissociare il mondo affettivo dei piccoli futuri preti dalla loro dimensione spirituale e devozionale. Molti di quei piccoli preti hanno trascorso la vita cercando coraggiosamente uno spazio in cui ciò che era stato separato e represso durante la loro formazione si potesse riunire e liberare. A questi preti innamorati della vita ci piacerebbe dare voce e ritrovare insieme a loro la nostra stessa battaglia per “tenere insieme i pezzi”".
"La fabbrica dei preti" intreccia tre diverse forme di racconto: un reportage della vita nei seminari declamato dal “pulpito” (ispirato al racconto di Don Bellina), la proiezione di tre album fotografici e la testimonianza vibrante di tre personaggi (un timido ex-prete, un ironico prete anticlericale ed un prete poeta\operaio). In apertura un prologo che ci ricorda cosa è stato il Concilio Vaticano II (1962-1965). I tre personaggi interpretati da Giuliana sono uomini anziani che si raccontano con franchezza: la giovinezza in un seminario, i tabù, le regole, le gerarchie, e poi l’impatto col mondo e col mondo delle donne, le frustrazioni ma anche la ricerca e la scoperta di una personale forma di felicità umana. Lo sfondo di ogni racconto è quella stessa cultura cattolica che ha generato il nostro senso etico e morale e con esso anche tutte le contraddizioni e le rigidità che avvertiamo nei nostri atteggiamenti, nei modelli di ruolo e di genere, nei comportamenti affettivi e sessuali. Lo spettacolo, mentre racconta la storia di questi ex-ragazzi, ex-seminaristi, ci racconta di noi, delle nostre buffe ipocrisie, paure, fragilità… e della bellezza dell’essere umano. E così mentre ridiamo di loro, ridiamo di noi stessi e mentre ci commuoviamo per le loro solitudini possiamo, forse, consolare le nostre.