Sabato 27 maggio alle 18 i Diari di Bordo ospiteranno lo scrittore Francesco Permunian.
L’autore presenterà il suo ultimo libro “Costellazioni del crepuscolo” (Ed. Il Saggiatore, 2017) dialogando con Andrea Cabassi.
Per l’occasione verrà proietteto in anteprima «Arlecchino notturno», il film nel quale il regista Paolo Jamoletti incontra uno degli scrittori più originali e fuori dagli schemi del panorama contemporaneo.
Francesco Permunian, originario del Polesine (Cavarzere, 1951), è autore di numerosi libri: Cronaca di un servo felice (1999), Camminando nell’aria della sera (2001), Nel paese delle ceneri (2003), Il principio della malinconia(2005), Dalla stiva di una nave blasfema (2009), La Casa del Sollievo Mentale (2011), Il gabinetto del dottor Kafka (2013) , La Polvere dell'infanzia (2015) e Ultima favola (2015). Sulle sue opere hanno scritto i maggiori critici e Franco Cordelli lo ha incluso fra gli autori più rappresentativi della letteratura italiana contemporanea.
In una provincia italiana allucinata, avvelenata da sotterfugi, perversioni e odi, le Costellazioni del crepuscolo sono quelle che, nottetempo, disegnano le luci delle finestre dietro le quali si consuma la tragedia grottesca del quotidiano. Con quest’opera, che il Saggiatore propone in una nuova edizione arricchita da un’ introduzione di Salvatore Silvano Nigro, Permunian restituisce un oggetto letterario unico e senza precedenti: un j’accuse dolceamaro che ricorda tanto i peccati e i misfatti di Peyton Place, quanto le inquietanti e sanguinarie cronache nere di questi ultimi anni.
Dall’introduzione di Salvatore Silvano Nigro: «Permunian va a caccia di incubi, come altri, con il retino in mano, vanno ad acchiappare farfalle. Li intercetta ovunque, gli incubi; persino negli spazi in apparenza vuoti, tra lemma e lemma in un vocabolario, tra rigo e rigo in un libro, lì appollaiati all’ingiù come pipistrelli; oppure tra un grano e l’altro di un rosario, là dove il mormorio della preghiera può celare la disperazione della bestemmia: il mistero terribile; l’orrore empio e mostruoso che s’alza dagli abissi, pur dentro le cerimonie e i riti del sacro. Li stana. E, senza ordine alcuno, li insacca in un suo metafisico archivio del caos che ha gli andirivieni oscuri di un labirinto macchinoso e visionario costruitosi attorno a un punto cieco e segreto, indicibile».