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"Seminarium" di Luigi Bussolati in esposizione nelle sale del Tcaffè

Una serie di scatti, dell'artista colornese, che segnano un ritorno al tempo naturale dell’esistenza dunque, al ritmo biologico dell’essere, scandito dalla trasformazione del corpo

Un acino d’uva tagliato a metà, una semplice azione quotidiana ed il fotografo Luigi Bussolati rimane stupito da una bellezza inaspettata, sorprendente: la sezione del frutto mostra una forma armonica, sinuosa, semplice, che richiama un feto nel ventre materno, illuminata da un magico equilibrio cromatico che delinea un’autentica opera d’arte. Da qui l’idea di rendere omaggio al meraviglioso lavoro che compie quotidianamente la natura, riscoprendo le superbe creazioni di colei che è artista per eccellenza, disegnatrice della più complessa opera mai realizzata. La “vita”, appunto, con il suo necessario corso, cattura l’attenzione del fotografo colornese, che decide di immortalare in una serie di scatti non tanto idilliaci paesaggi appositamente ricercati, quanto piuttosto una realtà semplice ma densa di mistero, che costantemente cade sotto il nostro sguardo: l’energia della vita che si sprigiona da un seme, colto in un momento di germinazione, di crescita, di mutamento definitivo della sua “pelle”. Un ritorno al tempo naturale dell’esistenza dunque, al ritmo biologico dell’essere, scandito dalla trasformazione del corpo: un percorso che il fotografo segue attentamente, coltivando ed osservando costantemente questi semi che lui definisce “straordinari propulsori di vita”. La mostra, intitolata Seminarium, è il risultato di questo lavoro, che descrive tre diversi stadi della crescita: la fresca bellezza intatta del seme, la nascita del germoglio con la conseguente spaccatura di quella pellicina un tempo vigorosa, ed il fiore, catturato nel suo rigoglioso splendore, temporaneo anch’esso e destinato a rispettare la ciclicità della vita. Gli scatti non sono una nenia alla caducità della vita ma, al contrario, vogliono documentare il “divenire” come motore dell’esistenza, dove ogni elemento organico deve necessariamente lasciare il posto ad uno nuovo, secondo il principio orientale dell’Anitya, o “impermanenza”.

Alla scelta attenta dei frangenti di vita fermati attraverso lo scatto, si unisce un uso sapiente dell’illuminazione, che mette in evidenza dettagli e sfumature difficilmente rintracciabili ad occhio nudo, restituendo immagini dal forte impatto visivo, alcune delle quali sono state recentemente pubblicate dalla rivista «Interni» (n.8, luglio-agosto 2012).

Il percorso professionale del fotografo è segnato proprio dalla continua sperimentazione della luce artificiale, della sua potenzialità di ridisegnare e reinventare lo spazio ed il paesaggio. Dopo un periodo trascorso a Roma, oggi vive e lavora tra Parma e Milano, dove ha collaborato con diverse imprese, istituzioni, agenzie di comunicazione e riviste; una raccolta di sue fotografie è conservata nelle Civiche Raccolte d’arte del Comune di Milano.

La mostra è realizzata per iniziativa del Tpalazzo ed è ospitata nelle sale del Tcaffè (Strada al Duomo 7, Parma), l’allestimento è a cura di Luca Visentini, con la consulenza scientifica del dott. Alessandro Vitale e del prof. Corrado Zanni dell’Università di Parma, con la collaborazione della Macro ed il coordinamento di Orsola Monici. Il percorso fotografico sarà visitabile fino al 26 settembre 2012, tutti i giorni dalle 8 alle 21.

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